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Una sconfitta meritata sotto tutti i punti di vista. Le dure giornate che attenderanno Donnarumma. Adesso è vietato sbagliare fino al crash test della JuveTUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
lunedì 22 ottobre 2018, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara
per Milannews.it

Una sconfitta meritata sotto tutti i punti di vista. Le dure giornate che attenderanno Donnarumma. Adesso è vietato sbagliare fino al crash test della Juve

Partiamo da una considerazione oggettiva: l’Inter ha meritato di vincere il derby. Per come è arrivata, è una botta psicologica tremenda. Perché arriva ancora al 92’, come un anno fa e arriva su una lettura sbagliata di Donnarumma in primis, che calcola male la traiettoria del cross di Vecino e di Musacchio che perde il contatto con Icardi. Anche Romagnoli lascia spazio al centrocampista dell’Inter per crossare e così, in 3 secondi di cronometro, viene vanificata una prova di coppia molto positiva fino a quel momento. Invece adesso lo squarcio nel petto è lungo e profondo e giovedì con il Betis sarà un banco di prova importante per capire quanti e quali strascichi avrà lasciato questa legnata sui denti. Oltre al risultato finale, quello che lascia più perplessi è stata la prestazione della squadra. Giovedì tra i pali tornerà Reina e le prossime ore non saranno tanto piacevoli per Donnarumma. Gigio, che pure aveva parato bene su Perisic, ha calcolato malissimo il cross di Vecino e questo è un errore che riaprirà le bocche di fuoco nei suoi confronti. A Milanello, Fiori e Ragno cercheranno di correggere queste situazioni, ma il problema della lettura delle uscite si protrae già da tempo. Vero è che si può e si deve migliorare, ma adesso la situazione inizia a farsi seria.

Il Milan è stato surclassato dall’Inter a livello di ritmo e quando veniva elusa la prima pressione nerazzurra, ecco che le transizioni non sono state efficaci. C’era un ritmo trotterellante, mai uno strappo deciso e convinto, figlio forse di una paura inconscia che si è venuta a creare dentro i giocatori rossoneri davanti alla ferocia con la quale venivano assaliti dai giocatori di Spalletti. E anche il computo delle occasioni da gol pure è a favore dell’Inter: parata di Donnarumma su testata di Perisic, incrocio dei pali colpito da De Vrji in girata, presenza costante nella metà campo milanista e occupazione dell’area di rigore da parte di almeno 4 giocatori in maglia nerazzurra. Sull’altro versante, Suso a parte, Higuain non ha ricevuto un solo pallone decente in tutta la partita, Calhanoglu è la fotocopia sbiadita del giocatore che avevamo visto nella seconda parte della scorsa stagione e anche Bonaventura – che non era al meglio – non è riuscito a incidere.

Non sono concorde con Gattuso quando a Sky ha detto che la prestazione della squadra gli è piaciuta, perché non può essergli piaciuta. Il Milan è stato messo sotto sul piano del ritmo e della fisicità dall’Inter, che è spesso arrivata con più costanza sulle seconde palle e, più in generale, ha dato la sensazione di essere più dentro la partita. Il Milan non ha mai dato quella sensazione e anche quando gli sono state concesse delle situazioni favorevoli, non è riuscita a sfruttarle. Se i due migliori in campo della squadra sono stati Calabria e Biglia, vuol dire che più di qualcosa non è andato bene. In più, parere personale, sacrificare Cutrone a fare l’attaccante esterno non è stata una gran mossa. Patrick, per incidere, ha bisogno di stare a contatto con l’area di rigore anche per cercare di dare manforte a Higuain. E il Pipita, che è uscito nerissimo in volto al termine della partita, anche in queste partite ha bisogno di essere supportato dalla squadra.

Fa male e farà male fino al girone di ritorno. Servirà un nuovo filotto di vittorie tra campionato ed Europa League per provare a rimettere a posto i cocci di una serata da incubo, una di quelle che ti vengono rinfacciate per anni a meno che tu non riesca a far meglio degli altri. Ad oggi, il Milan non c’è riuscito e se ti impicchi da solo, fa doppiamente male. L'imperativo a Milanello, già da oggi, dovrà essere quello di fare filotto contro Betis (due volte), Sampdoria, Genoa e Udinese per poi arrivare al crash test con la Juventus in una condizione mentale diversa.