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Braida: "Dissi 4-5 mesi che il Milan non era competitivo fa e mi diedero del rincoglionito..."
All'indomani del derby perso che ha consegnato lo Scudetto all'Inter, l'ex dirigente del Milan Ariedo Braida ha analizzato la stagione della squadra allenata da Stefano Pioli ai taccuini di 'MilanNews.it': "Quattro-cinque mesi fa dissi che il Milan quest'anno non era competitivo. Qualcuno ha avuto da ridire, dicendo che sono un po' "rincoglionito". Possiamo ora dire però che avevo ragione. Sono stato quasi 28 anni al Milan, il mio legame è profondo. Anche perché sono milanista da prima, dal 1962. E da persone che ha il Milan nel cuore mi è dispiaciuto molto vedere una mancanza di stile nella sconfitta nel derby. Ieri ho visto 2 espulsi e parapiglia. Serve umiltà, stringere la mano all'avversario e fargli i complimenti. Questo è lo sport, senza isterismi. Il Milan ha un suo stile e non deve perderlo".
Sul lavoro di Stefano Pioli, questo il pensiero di Braida: "Hanno scaricato tutte le colpe sull'allenatore, che qualche colpa la ha sicuramente ma è servito da capro espiatorio delle manchevolezze di tutti. Invece si è deciso di sparare contro il tecnico. Nella vita bisogna avere il coraggio di ammettere i propri errori, poi ricominciare in maniera positiva".
E ancora: "Ho vissuto il calcio dall'interno, l'ho vissuto quotidianamente. Si dice che con gli algoritmi si risolvono i problemi, ma non è così. Possono certamente aiutare, ma poi servono gli uomini e qualcuno che si prenda la responsabilità di decidere. Poi nessuno è perfetto, io stesso ho sbagliato e sbaglierò. Chi pensa di non sbagliare, beato lui..."
Sul lavoro di Stefano Pioli, questo il pensiero di Braida: "Hanno scaricato tutte le colpe sull'allenatore, che qualche colpa la ha sicuramente ma è servito da capro espiatorio delle manchevolezze di tutti. Invece si è deciso di sparare contro il tecnico. Nella vita bisogna avere il coraggio di ammettere i propri errori, poi ricominciare in maniera positiva".
E ancora: "Ho vissuto il calcio dall'interno, l'ho vissuto quotidianamente. Si dice che con gli algoritmi si risolvono i problemi, ma non è così. Possono certamente aiutare, ma poi servono gli uomini e qualcuno che si prenda la responsabilità di decidere. Poi nessuno è perfetto, io stesso ho sbagliato e sbaglierò. Chi pensa di non sbagliare, beato lui..."
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