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Claudio Nassi: “Sacchi, arrenditi!”
Possiamo far passare sotto silenzio il pensiero di Sacchi, che alcuni vogliono abbia inventato il calcio e altri accusano di aver creato problemi?
Se dice: "Per migliorare i settori giovanili occorrono maestri in grado di modificare il pensiero e orientare i comportamenti di apprendimento e trasformazione e, soprattutto, un buon maestro che sia in grado di spingere oltre i propri limiti", domando se non abbiate paura delle parole vuote di significato. Non era preferibile ascoltare Favini, un maestro per i giovani, dire: "Per insegnare uno schema a una squadra basta una settimana. Per insegnare i fondamentali a un calciatore non basta una vita"? Ma Sacchi ha mai saputo usare l'esterno piede? Se uno dei suoi allievi, Maurizio Viscidi, che sovrintende alle nazionali giovanili, dice: "Bisogna tornare alla tecnica, dopo aver privilegiato la corsa e la fisicità", abbiamo la risposta al posto che occupiamo nel ranking mondiale.
Quando leggo che il campionato che va a iniziare sarà la grande svolta del calcio italiano, grazie all'aver puntato su allenatori capaci di dare alle loro squadre stile e identità coraggiosa, collettiva e offensiva a prescindere dalla qualità dei singoli, chiedo se sarà vero. Il gruppo degli strateghi comprenderebbe Andreazzoli, Conte, De Zerbi, Di Francesco, Fonseca, Gasperini, Giampaolo e Sarri, gente che crede nella bellezza, l'emozione, la cultura, l'amalgama ecc. ecc., perché, a detta di Sacchi, "... solo così si può entrare nel futuro e parlare di innovazione". Ma nel primo dopoguerra, col Grande Torino, non eravamo all'avanguardia? E il Milan di Rocco, la Fiorentina e il Bologna di Bernardini, la Juventus di Boniperti, Charles e Sivori e l'Inter di H.H. non davano spettacolo? Potrei continuare col Cagliari di Scopigno, il Verona di Bagnoli, la Roma di Liedholm e Falcao, il Napoli di Maradona e Careca, la Samp di Mancini e Vialli e altre formazioni che hanno divertito, emozionato e, soprattutto, vinto.
Ma che cosa racconti Arrigo! La Nazionale incuteva rispetto. Occupavamo le prime posizioni del ranking, eravamo la terra dei portieri, dei difensori, dei centrocampisti di quantità e avevamo settori giovanili di tutto rispetto. Hai vinto con Baresi, Van Basten, Rijkaard e Maldini; e poi, lasciato il Milan, che cosa hai fatto? Non hai portato Mussi, Bianchi e Bortolazzi a vestire il rossonero? Non hai acquistato per 30 miliardi Marchionni e 23 Bresciano al Parma? Non hai fatto vedere la partita più brutta di sempre con la finale intercontinentale col Medellin di Maturana e quei 150 fuorigioco? Sai bene, come dicono gli americani, che l'attacco fa vendere i biglietti e la difesa vincere i campionati; non per nulla hai sempre avuto la prima difesa, o la seconda, e mai il primo attacco. Ma ti professi offensivista. No, offensivista è Zeman! Eppoi una buona volta correggi il tiro. Se uno continua a vincere non può avere sempre fortuna. Prova a ricordare il 3-2 di Kane che al 90' dà la vittoria al Tottenham sulla Juventus. E' stato frutto di uno schema o dell'estro, della fantasia, dell'intelligenza e del piede di chi fa la differenza? Allora ringrazia il calcio per tutto quello che ti ha dato e non creare ulteriori problemi. Ce ne sono già troppi.
Se dice: "Per migliorare i settori giovanili occorrono maestri in grado di modificare il pensiero e orientare i comportamenti di apprendimento e trasformazione e, soprattutto, un buon maestro che sia in grado di spingere oltre i propri limiti", domando se non abbiate paura delle parole vuote di significato. Non era preferibile ascoltare Favini, un maestro per i giovani, dire: "Per insegnare uno schema a una squadra basta una settimana. Per insegnare i fondamentali a un calciatore non basta una vita"? Ma Sacchi ha mai saputo usare l'esterno piede? Se uno dei suoi allievi, Maurizio Viscidi, che sovrintende alle nazionali giovanili, dice: "Bisogna tornare alla tecnica, dopo aver privilegiato la corsa e la fisicità", abbiamo la risposta al posto che occupiamo nel ranking mondiale.
Quando leggo che il campionato che va a iniziare sarà la grande svolta del calcio italiano, grazie all'aver puntato su allenatori capaci di dare alle loro squadre stile e identità coraggiosa, collettiva e offensiva a prescindere dalla qualità dei singoli, chiedo se sarà vero. Il gruppo degli strateghi comprenderebbe Andreazzoli, Conte, De Zerbi, Di Francesco, Fonseca, Gasperini, Giampaolo e Sarri, gente che crede nella bellezza, l'emozione, la cultura, l'amalgama ecc. ecc., perché, a detta di Sacchi, "... solo così si può entrare nel futuro e parlare di innovazione". Ma nel primo dopoguerra, col Grande Torino, non eravamo all'avanguardia? E il Milan di Rocco, la Fiorentina e il Bologna di Bernardini, la Juventus di Boniperti, Charles e Sivori e l'Inter di H.H. non davano spettacolo? Potrei continuare col Cagliari di Scopigno, il Verona di Bagnoli, la Roma di Liedholm e Falcao, il Napoli di Maradona e Careca, la Samp di Mancini e Vialli e altre formazioni che hanno divertito, emozionato e, soprattutto, vinto.
Ma che cosa racconti Arrigo! La Nazionale incuteva rispetto. Occupavamo le prime posizioni del ranking, eravamo la terra dei portieri, dei difensori, dei centrocampisti di quantità e avevamo settori giovanili di tutto rispetto. Hai vinto con Baresi, Van Basten, Rijkaard e Maldini; e poi, lasciato il Milan, che cosa hai fatto? Non hai portato Mussi, Bianchi e Bortolazzi a vestire il rossonero? Non hai acquistato per 30 miliardi Marchionni e 23 Bresciano al Parma? Non hai fatto vedere la partita più brutta di sempre con la finale intercontinentale col Medellin di Maturana e quei 150 fuorigioco? Sai bene, come dicono gli americani, che l'attacco fa vendere i biglietti e la difesa vincere i campionati; non per nulla hai sempre avuto la prima difesa, o la seconda, e mai il primo attacco. Ma ti professi offensivista. No, offensivista è Zeman! Eppoi una buona volta correggi il tiro. Se uno continua a vincere non può avere sempre fortuna. Prova a ricordare il 3-2 di Kane che al 90' dà la vittoria al Tottenham sulla Juventus. E' stato frutto di uno schema o dell'estro, della fantasia, dell'intelligenza e del piede di chi fa la differenza? Allora ringrazia il calcio per tutto quello che ti ha dato e non creare ulteriori problemi. Ce ne sono già troppi.
© foto di Chiara Biondini
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