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Suso-Milan al capolinea: i numeri dello spagnolo e cosa perde il Diavolo
Amato, odiato. Indispensabile, criticato: Jesús Joaquín Fernández Sáenz de la Torre, in arte Suso, è stato senza grossi dubbi il calciatore più rappresentativo del Milan dal 2016 a oggi. Non gli anni migliori del Diavolo, e anche per questo si spiega il rapporto di amore e odio dei tifosi rossoneri nei confronti dell'esterno spagnolo. Che ora è a un passo dall'addio: non siamo ancora alla fumata bianca, ma il Milan vuole cederlo e il Siviglia vuole comprarlo. Quindi c'è solo da trovare un accordo definitivo.
Il migliore dei peggiori? La critica principale mossa a Suso al Milan è stata quella di essere un giocatore portato a valorizzarsi, più che a valorizzare il contesto che lo ha circondato. Un accentratore e anche un rallentatore di gioco. È un dato di fatto, come abbiamo già detto, che sia stato il protagonista delle stagioni più deludenti dei rossoneri da trent'anni a questa parte. Ma i numeri sarebbero tutti dalla sua.
24 gol e 32 assist. Il dato sui passaggi clou è ovviamente meno oggettivo rispetto a quello delle reti, a seconda del criterio adottato. Che siano 29, 31 o appunto 32 è un dettaglio di poco conto: sulle 144 partite giocate al Milan dal 2016 a oggi (tralasciamo la prima, breve esperienza a Milanello) sono numeri comunque rilevanti. Soprattutto nell'annata 2018-2019, quella del quinto posto di Gattuso: per la prima volta dal 2012, i rossoneri hanno avuto in squadra un giocatore capace di sfornare 10 assist in una stagione.
Insostituibile. È l'altro aspetto da considerare: prima dell'accantonamento deciso da Pioli, Suso aveva saltato appena 21 partite in tre stagioni e mezza (13.798 minuti complessivi in campo). Di cui soltanto tre per scelta tecnica vera e propria: gocce in un mare di titolarità, praticamente indiscussa fino alla rottura, a questo punto imminente. Cosa perderà il Milan? Un giocatore dai grandi numeri, ma per i critici dalla scarsa partecipazione al collettivo. Che però è stato il migliore nell'unica stagione accettabile della storia recente del Diavolo.
Il migliore dei peggiori? La critica principale mossa a Suso al Milan è stata quella di essere un giocatore portato a valorizzarsi, più che a valorizzare il contesto che lo ha circondato. Un accentratore e anche un rallentatore di gioco. È un dato di fatto, come abbiamo già detto, che sia stato il protagonista delle stagioni più deludenti dei rossoneri da trent'anni a questa parte. Ma i numeri sarebbero tutti dalla sua.
24 gol e 32 assist. Il dato sui passaggi clou è ovviamente meno oggettivo rispetto a quello delle reti, a seconda del criterio adottato. Che siano 29, 31 o appunto 32 è un dettaglio di poco conto: sulle 144 partite giocate al Milan dal 2016 a oggi (tralasciamo la prima, breve esperienza a Milanello) sono numeri comunque rilevanti. Soprattutto nell'annata 2018-2019, quella del quinto posto di Gattuso: per la prima volta dal 2012, i rossoneri hanno avuto in squadra un giocatore capace di sfornare 10 assist in una stagione.
Insostituibile. È l'altro aspetto da considerare: prima dell'accantonamento deciso da Pioli, Suso aveva saltato appena 21 partite in tre stagioni e mezza (13.798 minuti complessivi in campo). Di cui soltanto tre per scelta tecnica vera e propria: gocce in un mare di titolarità, praticamente indiscussa fino alla rottura, a questo punto imminente. Cosa perderà il Milan? Un giocatore dai grandi numeri, ma per i critici dalla scarsa partecipazione al collettivo. Che però è stato il migliore nell'unica stagione accettabile della storia recente del Diavolo.
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