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Cambiano gli addendi, il risultato no. L'Italia è una macchina (quasi) perfetta
Quanti titolari mancavano all'Italia nella partita di ieri sera contro la Polonia? Due e mezzo in difesa, considerando che Bonucci e Chiellini dovrebbe essere la coppia prediletta all'Europeo, più Spinazzola che al momento è la prima scelta per Roberto Mancini in luogo di un Emerson che al Chelsea non sta trovando grosso spazio con Lampard. Uno a centrocampo, al netto di un Locatelli ottimo, che però ha Verratti come esponente principale nel tris con Jorginho e Barella. E poi almeno uno e mezzo in attacco, nell'eterno ballottaggio fra centravanti che segnano tantissimo nei club e poco in Nazionale, cioé Belotti-Immobile, più la sfida tutta juventina fra Bernardeschi e Chiesa.
Così è lecito pensare che almeno cinque titolari della nazionale agli Europei, ieri, fossero ai box. Più altri come Caputo o Zaniolo, Romagnoli o Gagliardini. Giocatori che fanno parte del gruppo ma che per un motivo o per altro hanno dovuto disertare la gara contro la Polonia. Questo è il punto: come mai se cambiano i giocatori, un po' come successo negli anni all'Atalanta di Gasperini, il risultato prodotto in campo cambia poco? Si può dire che siamo arrivati al momento in cui le qualità dei calciatori fanno sì la differenza, ma che singolarmente non sono così decisive rispetto all'idea di gioco?
Le prossime partite per Mancini saranno importantissime. Quella con la Bosnia, certo, ma poi sarà tempo di qualificazioni Mondiali, da non sbagliare dopo la cocente delusione vissuta con la Svezia in vista di Russia 2018. Mancini ha recuperato uno spirito di squadra e un'idea che finalmente dà lustro agli azzurri, che vincono largo e prendono sempre pochi gol.
Così è lecito pensare che almeno cinque titolari della nazionale agli Europei, ieri, fossero ai box. Più altri come Caputo o Zaniolo, Romagnoli o Gagliardini. Giocatori che fanno parte del gruppo ma che per un motivo o per altro hanno dovuto disertare la gara contro la Polonia. Questo è il punto: come mai se cambiano i giocatori, un po' come successo negli anni all'Atalanta di Gasperini, il risultato prodotto in campo cambia poco? Si può dire che siamo arrivati al momento in cui le qualità dei calciatori fanno sì la differenza, ma che singolarmente non sono così decisive rispetto all'idea di gioco?
Le prossime partite per Mancini saranno importantissime. Quella con la Bosnia, certo, ma poi sarà tempo di qualificazioni Mondiali, da non sbagliare dopo la cocente delusione vissuta con la Svezia in vista di Russia 2018. Mancini ha recuperato uno spirito di squadra e un'idea che finalmente dà lustro agli azzurri, che vincono largo e prendono sempre pochi gol.
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