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Panchine schizofreniche: dall'entusiasmo alla depressione
Settimana travagliata, complicata e schizofrenica per le panchine di casa nostra. Da sempre in sospeso tra giudizi e risultati ottenuti, gli allenatori delle big stanno affrontando, per motivi differenti, un momento di complicata lettura talmente la percezione diviene variabile in seguito a quanto si verifica sul rettangolo verde. La posizione di assoluta intoccabilità è quella che spetta a Simone Inzaghi, vero trionfatore del weekend calcistico italiano avendo ribaltato l’Inter all’Olimpico facendo conoscere ad Antonio Conte una sconfitta in trasferta che sin qui non era mai stata inflitta ai nerazzurri. L’altalena di emozioni più eclatante è proprio quella dei milanesi: perché se il segnale del Derby vinto in rimonta era stato letto come inequivocabilmente positivo, probabilmente i messaggi cifrati da tenere in considerazione erano anche altri. A partire da una solidità arretrata da ritrovare, e certamente il ritorno di Handanovic contribuirà, passando per l’inserimento di Eriksen che non è più demandabile se la ricerca del salto di qualità è tanto impellente quanto denuncia la classifica attuale. Laddove perfino l’integralismo di Sarri si è piegato alle logiche più che lecite relative alla qualità dei singoli. Dybala su tutti.
A lato del solito gaudente Gasperini, residente in una nuvola di maestria e leggiadria progettuale che sembra giungere da latitudini diverse rispetto a quelle italiane, chi deve fare i conti con una vera e propria crisi di inizio anno è Paulo Fonseca. Numeri da brividi, polemiche dirigenziali e cambi di proprietà imminenti stanno minando la costruzione step by step di un progetto che pareva funzionare ma che ora si è inceppato. Urge una svolta, perché passato l’inverno, sarà la primavera a decidere buoni e cattivi. Dimenticandosi alla svelta di tutto quanto è stato scritto e raccontato nei mesi precedenti.
A lato del solito gaudente Gasperini, residente in una nuvola di maestria e leggiadria progettuale che sembra giungere da latitudini diverse rispetto a quelle italiane, chi deve fare i conti con una vera e propria crisi di inizio anno è Paulo Fonseca. Numeri da brividi, polemiche dirigenziali e cambi di proprietà imminenti stanno minando la costruzione step by step di un progetto che pareva funzionare ma che ora si è inceppato. Urge una svolta, perché passato l’inverno, sarà la primavera a decidere buoni e cattivi. Dimenticandosi alla svelta di tutto quanto è stato scritto e raccontato nei mesi precedenti.
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