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Questa Juventus è il manifesto di una filosofia: "di corto muso"
Nel calcio del bianco e del nero, dove schierarsi par diventato lo sport preferito dagli opinionisti da scrivania, Massimiliano Allegri si siede di diritto nella poltrona dei risultatisti. José Mourinho ha detto prima di sfidarlo che "dovete chiamare così chi vince, solo chi vince" e per due così, vincere significa arrivare in fondo. Quando a Prime Video al livornese portano una matrioska, chiedendogli d'indovinare cosa possa esserci dentro, ammette che spera di trovarci tre gioie, a fine stagione, magari anche prima. Perché l'ambizione d'Allegri è totale: Scudetto, Champions, Coppa. Si alimenta, come ogni risultatista, del brivido del successo, con qualsivoglia lecito mezzo sia raggiunto.
Manifesto di una filosofia
"Abbiamo giocato male, abbiamo vinto", sembra l'insoddisfatto ma sotto i baffi tronfio manifesto d'una filosofia. Chiaro, per San Pietroburgo ha provato a vincerla col gioco, ma senza Dybala non ha nessuno che nei primi passi sia uguale e identico, che abbia i grimaldelli abili per scardinare le casseforti avversarie. Ha chiesto a Chiesa, a Morata, a Bernardeschi e a McKennie di andare uno contro uno e di saltare gli avversari sullo stretto ma lo Zenit ha giocato all'italiana, in modo antico, e lì solo uno come la Joya è capace di far mirabilie.
Di corto muso
La Juventus ha giocato male e ha vinto. E' alla settima vittoria delle ultime otto giocate, terza su tre in Champions League, tutte senza prender rete, al quarto 1-0 consecutivo. La Juventus vince e lo fa di corto muso. Che significa d'un soffio, d'un baffo, di poco ma di quanto basta. Come piace ad Allegri, se s'intende vincere. Come non piace ad Allegri, invece, se il discorso verte su un gioco che ancora latita, se la Juventus fa errori di concentrazione in difesa e a centrocampo continua ancora a non avere le regie richieste. Con Arthur, però, è stata un'altra squadra, in fase di costruzione. Manca Dybala e per esser pure bella, sullo stretto, l'argentino pare una pedina indispensabile. Intanto c'è un risultato. Anzi. I risultati. La Juventus è tornata. Di corto muso. La Juventus di Allegri.
Manifesto di una filosofia
"Abbiamo giocato male, abbiamo vinto", sembra l'insoddisfatto ma sotto i baffi tronfio manifesto d'una filosofia. Chiaro, per San Pietroburgo ha provato a vincerla col gioco, ma senza Dybala non ha nessuno che nei primi passi sia uguale e identico, che abbia i grimaldelli abili per scardinare le casseforti avversarie. Ha chiesto a Chiesa, a Morata, a Bernardeschi e a McKennie di andare uno contro uno e di saltare gli avversari sullo stretto ma lo Zenit ha giocato all'italiana, in modo antico, e lì solo uno come la Joya è capace di far mirabilie.
Di corto muso
La Juventus ha giocato male e ha vinto. E' alla settima vittoria delle ultime otto giocate, terza su tre in Champions League, tutte senza prender rete, al quarto 1-0 consecutivo. La Juventus vince e lo fa di corto muso. Che significa d'un soffio, d'un baffo, di poco ma di quanto basta. Come piace ad Allegri, se s'intende vincere. Come non piace ad Allegri, invece, se il discorso verte su un gioco che ancora latita, se la Juventus fa errori di concentrazione in difesa e a centrocampo continua ancora a non avere le regie richieste. Con Arthur, però, è stata un'altra squadra, in fase di costruzione. Manca Dybala e per esser pure bella, sullo stretto, l'argentino pare una pedina indispensabile. Intanto c'è un risultato. Anzi. I risultati. La Juventus è tornata. Di corto muso. La Juventus di Allegri.
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