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L'Angolo Sarrista - "All'intervallo ero tranquillo": ecco i motivi per cui Sarri era convinto di ribaltarla
giovedì 21 settembre 2017, 17:35In Primo piano
di Jacopo Ottenga
per Tuttonapoli.net

L'Angolo Sarrista - "All'intervallo ero tranquillo": ecco i motivi per cui Sarri era convinto di ribaltarla

L'analisi tattica di Lazio-Napoli

Tutto facile. Sì, prendiamo volentieri in prestito l’esultanza eloquente di Dries Mertens. Facile come bere un bicchier d’acqua, facile come ingollare un cicchetto del vostro liquore preferito, perché questo Napoli fa ubriacare avversari e tifosi. Eppure basta osservare la reazione altrettanto suggestiva di Radu e le facce basite di Basta e Strakosha nel momento in cui la sfera si infila dolcemente sotto la traversa per comprendere come quella palombella geniale e folle allo stesso tempo fosse tutt’altro che ordinaria. Ma il Napoli di Sarri ha questa peculiarità: fa sembrare tutto facile. Anche ribaltare e chiudere in sei minuti una gara delicatissima sigillando la decima vittoria consecutiva in A (record storico) e lanciando un chiaro segnale a una Juve scialba e nervosa.

La Lazio ha impostato la gara in modo da bloccare come al solito il playmaker azzurro Jorginho. Dando uno sguardo alla prima foto in basso possiamo constatare come il 3-4-2-1 di Simone Inzaghi in fase difensiva si sia trasformato in un 5-3-2. Immobile e Luis Alberto sono molto stretti e leggermente sfalsati (proprio come i felsinei Palacio e Destro, e Ferreyra e Taison dello Shakhtar) per evitare che Koulibaly e Albiol possano servire l’italo brasiliano, e svincolare allo stesso tempo Milinkovic-Savic, il biancoceleste più talentuoso, da compiti troppo difensivi. Mentre poi Lulic e Basta si occupano di contenere Ghoulam e Hysaj, col compito inoltre di raddoppiare all’occorrenza su Callejon e Insigne, Milinkovic-Savic, Parolo e Lucas Leiva fanno densità a centrocampo per chiudere le restanti linee di passaggio centrali e costringere il Napoli a giocare sulle fasce.

Il Napoli anche questa volta non si è fatto trovare impreparato, aggiungendo un uomo tra le linee (a turno uno tra Hamsik e Insigne). Nella foto lo slovacco si attesta come vertice basso del centrocampo mentre Insigne si accentra più del solito, a mo’ di trequartista, costringendo Lucas Leiva a seguirlo e ad allargare di fatto il triangolo difensivo biancoceleste. Le maglie si allargano, Jorginho è bravissimo a guadagnare qualche metro su Luis Alberto in modo che Hamsik possa servirlo in una posizione di campo strategica.

Tutto parte dalla posizione molto più libera di Insigne, il quale spesso e volentieri favorisce la sovrapposizione di Ghoulam e spazia per il campo alla ricerca di zone alternative in modo da supportare la manovra e vincere il pressing sui centrocampisti. A volte si abbassa fino a ridosso della metà campo a costituire un ulteriore sbocco per la manovra azzurra, altre taglia verso Mertens, movimenti a dire il vero da sempre nelle corde del Magnifico, giocatore che ama toccare tanti palloni ed essere costantemente nel vivo dell’azione. Non a caso anche ieri è salito sul podio per palloni giocati: 107, alle spalle dei soli Jorginho (142) e Koulibaly (109).

Ma non finisce qui, perché in base al movimento di Insigne si muove anche Marek Hamsik, andando ad occupare la porzione di campo lasciata sguarnita dall’attaccante napoletano, e talvolta perfino Jorginho che tende ad allargarsi a sinistra o a schiacchiarsi per attirare i suoi marcatori e garantire maggiore spazio ai compagni. In sostanza questi tre giocatori finiscono per scambiarsi costantemente le posizioni costringendo così gli avversari a rincorrerli senza punti di riferimento o a porre grande attenzione nello scalare le marcature, spendendo in ogni caso notevoli energie fisiche e mentali.

Risultato? Nel primo tempo il Napoli in fase di possesso è apparso meno statico rispetto alle precedenti uscite (senza contare ovviamente la gara col Benevento). La circolazione di palla è stata buona, è mancata più che altro la qualità nell’ultimo passaggio, specie negli ultimi 30 metri, se si escludono il palo di Hamsik e il miracolo di Strakosha su Callejon. Lo confermano i numeri, quello dei palloni giocati e le percentuali di passaggi riusciti, superiori a quelli dei primi 45 minuti con Atalanta, Bologna e Shakhtar, non di molto certo perché in campo c’era una Lazio che non ha disdegnato il palleggio, soprattutto nella propria metà campo sfruttando le qualità di Lucas Leiva, di Milinkovic-Savic e Luis Alberto, per poi verticalizzare di colpo verso un Immobile costantemente sul filo del fuorigioco.

Nella seconda frazione poi la Lazio è crollata fisicamente, complici anche gli infortuni subiti, specie quello di De Vrij, che oltre a privare la retroguardia locale delle straordinarie capacità di lettura e posizionamento del centrale olandese, ha sottratto al centrocampo l’esperienza e l’intelligenza tattica di Lucas Leiva.

Diamo uno sguardo alla seconda foto in basso. Siamo a pochi secondi dal gol di Callejon, 24 tocchi in 50 secondi coinvolgendo tutti i giocatori tranne Mertens. Lo spagnolo si accentra, Lulic non lo segue perché è uscito dalla propria zona di competenza. Insigne è piuttosto basso e largo a sinistra (come detto poc’anzi, notate la posizione invertita con Hamsik rispetto alla foto precedente) e detta il passaggio ad Albiol, Jorginho gli va incontro e riceve il pallone, Luis Alberto lo segue in maniera blanda mentre Murgia sbaglia completamente l’uscita in pressing. Il campo si apre, Callejon nel frattempo si è mosso alle spalle di Parolo, Hamsik taglia in profondità per attirare l’uscita di Lucas Leiva e servire di prima l’accorrente Callejon che arriva in area e trafigge Strakosha.

9 punti su 15, e 13 gol su 19 sono arrivati nella ripresa, dato che evidenzia in maniera netta la migliore condizione fisica dei partenopei, dovuta senz’altro alla preparazione anticipata in vista del playoff di Champions. Sembra paradossale ma meglio gli avversari difendono nel primo tempo e più vengono bersagliati nella ripresa. Il Napoli è maturo, sfianca gli avversari facendoli correre per 45 minuti, e a vuoto o con criterio non fa molta differenza, poi alza i ritmi e quando il pressing diventa blando, saltano le marcature e si perdono le misure, diventa imprendibile. E a queste velocità è difficile stargli dietro. Lampante nell’azione del gol la corsa disperata in ripiegamento di Milinkovic-Savic: quando il serbo intuisce che la palla sarebbe finita a Callejon è già troppo tardi.

Ecco perché Sarri era convinto di ribaltarla.