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"Perugia ha bisogno di un nuovo stadio, ma il calcio rimanga al centro"
venerdì 22 marzo 2024, 10:44News
di Redazione Perugia24.net
per Perugia24.net

"Perugia ha bisogno di un nuovo stadio, ma il calcio rimanga al centro"

L'intervento di Stefano De Francesco e Giovanni Cardarello sulle questioni inerenti del Perugia. "Tutti gli spettatori di questa telenovela, sia che siano favorevoli, sia se siano contrari al Nuovo Curi, hanno un’idea che li unisce: sia la città di Perugia che il Perugia calcio hanno necessità di uno stadio totalmente funzionante. Chiarito questo aspetto fondamentale andiamo ad analizzare punto per punto questo progetto che sembra risorgere ogni volta dalle sue ceneri, come una mitologica fenice. Chi erano, in attesa di sapere chi sono attualmente, i promotori che fanno parte di 'Arena Curi srl'. Per capire forza e capacità di iniziare e portare a termine il progetto per il nuovo stadio di Perugia, è stata creata una società che si chiama Arena Curi s.r.l. Cerchiamo allora di capire meglio chi sono i soggetti che la componevano lo scorso anno, in attesa di capire se ci siano state modificazioni a livello di partecipazione societaria. Soprattutto cerchiamo anche di comprendere meglio quale sia l’impegno economico finanziario di ciascuno dei soggetti coinvolti. Dalle informazioni filtrate già a suo tempo, a mezzo stampa, ogni soggetto interessato dovrebbe avere versato dagli 8 ai 12 mila euro, a seconda delle quote di partecipazione. Queste quote dovrebbero essere state utilizzate per la costituzione del capitale sociale e per sostenere i costi per la redazione del progetto e del P.E.F. (Piano Economico Finanziario) che dovrebbe sostenere l’intera realizzazione dell’impianto da 18mila posti, il cui costo era già lievitato a circa 74 milioni. A questi 74 milioni si era aggiunta una stima di ulteriori possibili aumenti pari al 30% dei costi che porterebbe l’investimento complessivo, vicino addirittura ai 100 milioni. Facciamo un esempio per capire la portata, forse smisurata del progetto. Il Benito Stirpe di Frosinone, che è stato l’unico stadio italiano inserito nel 2017, tra le candidature a Stadium of the Year, ha avuto un costo complessivo di circa 20 milioni. Partiamo quindi ad esaminare i nomi e le informazioni riportate dalla stampa nell’ultimo periodo. Saremo felici di ricevere chiarificazioni da tutti i partecipanti, laddove tali notizie siano inesatte o non attuali. Oltre al Perugia calcio, senza la cui adesione, l’intero investimento non potrebbe vedere la luce, facevano parte del progetto il portavoce Francesco Maria Lana, presidente della SEM (Società Edilizia Moderna) che attualmente risulterebbe chiusa. Il geometra Simone Minestrini dirigente di GMF, Claudio Umbrico delle SEA di Marsciano, un azienda con meno di 100 dipendenti, il commercialista emiliano Alberto Bertani, Mirco Campagnoli titolare di Centro Impianti s.r.l. una società che si occupa di video sorveglianza e che parrebbe non avere mai vinto nessun appalto al di fuori dell’Umbria.

Oltre a questi erano presenti altri tre imprenditori che a quanto sembra sono usciti dal progetto. Almeno due di questi, erano quelli con le maggiori disponibilità. Si tratta di Giulio Benni di King Sport, con oltre 20 punti vendita, divisi in 4 regioni. Sicuramente l’uomo con fatturati più importanti e di Mauro Ricci delle Palestre Anytime. Quest’ultimo anche l’unico interessato al Perugia calcio a livello di progetto sportivo. Oltre ai due pezzi da novanta, si sarebbe sfilato anche Giampiero Romani, molto vicino a Benni.

Tra le ragioni dell’uscita dei tre imprenditori ci sarebbero gli ingressi di altri soggetti e del fondo lussemburghese “Petricca & Co. S.A. che tramite il suo Fondo 10stadi, sta cercando di realizzare queste strutture in diverse città d’Italia. Il tratto che colpisce nel seguire le vicende dei vari impianti, è il filo conduttore della tipologia di stadi che si vuole realizzare. Infatti tutti i progetti, a volte sembrano copia e incolla con cambio dei colori sociali, quasi senza tenere conto delle peculiarità e delle diverse esigenze tra città e città e tra squadra di calcio e squadra di calcio. L’impressione che ne deriva è che le squadre di calcio, siano in questi contesto, un elemento necessario per avviare i lavori ma quasi un fastidio nel momento in cui la struttura andrà a regime.

Diamo anche un occhiata a quello che accade in altre città, per capire ed avere consapevolezza di doversi preparare a tempi biblici, anche laddove si dovesse partire:

Stadio della Roma a Pietralata. Approvato nel maggio 2023 l’interesse pubblico da parte del Comune di Roma manca ancora il progetto definitivo. La tempistica immaginata prevede l’apertura nel 2027 ma conoscendo i tempi della Capitale sarà un miracolo averlo per il 2030. Stadio Partenio di Avellino. Dopo quasi 5 anni di stop and go, siamo al rush finale per il progetto definitivo. Poi c'è tutta la procedura da seguire per l'assegnazione dell'appalto. Anche qui la tempistica tra ideazione ed esecuzione non è inferiore ai 7-9 anni.

Stadio Jacovone di Taranto. “Sarà una moderna Agorà” sostenevano i progettisti nel 2021 ma ad oggi, l’opera da 46 milioni di euro complessivi, prevede l’apertura del cantiere a fine 2025 e il fine lavori nel 2027. Stadio Renato Dall’Ara di Bologna. Quasi otto anni sono trascorsi da quando il Bologna Football Club ed il Comune decisero che lo stadio Renato Dall’Ara doveva essere ristrutturato. Ad oggi il progetto da 170 milioni complessivi avrebbe dovuto vedere l’apertura del cantiere nel 2024 e la consegna nel 2027. Insomma siamo davvero in alto mare ma a Perugia ci sono anche altri elementi da valutare. Il primo e senza entrare nel merito, è quello relativo alle molte perplessità di chi, in Comune è chiamato a concedere il via libera ad un progetto di tale portata, ovvero le potenzialità economiche e finanziarie che gli investitori di Arena Curi s.r.l. sembrano mostrare. Questo gruppo di investitori sarà in grado di gestire un progetto che potrebbe da 73 milioni di euro arrivare quasi a 100?

Il secondo è l’argomento più spinoso. Riguarda l’impegno chiesto al comune di Perugia dagli investitori di Arena Curi s.r.l. Quest’ultimo dovrebbe rinunciare alla proprietà del terreno dell’area di Pian di Massiano, su cui sarà eretto il nuovo stadio, rinunciando ad un valore del solo terreno di svariati milioni di euro. Inoltre dovrebbe rinunciare alla proprietà dell’attuale stadio Renato Curi e permetterne l’abbattimento, solo dopo che lo scorso anno, ha speso circa un milione e cinquecentomila euro, per la rimessa in pristino della Curva Nord. Lo stadio Renato Curi, pur con tutte le magagne dovute alla sua vetustà, è una struttura che anche qui ha un valore notevole ed abbatterlo semplicemente perdendone la proprietà, rischia di diventare un vero e proprio boomerang per l’amministrazione comunale, qualunque sia lo schieramento che vincerà le prossime elezioni. L’intervento del comune di Perugia non finisce qui. Infatti Arena Curi s.r.l. chiederebbe anche il pagamento di un affitto di 250mila euro, per 30 anni, per l’utilizzo della sede dei Vigili Urbani che verrà creata nell’area interessata di Pian di Massiano.

Ricapitolando al Comune di Perugia viene chiesto di cedere gratuitamente lo sfruttamento dell’area, di rinunciare alla proprietà del vecchio Renato Curi che verrà abbattuto e di pagare un affitto di 7 milioni e mezzo di euro in 30 anni per lo sfruttamento dell’immobile destinato a sede dei vigili urbani. Insomma si chiede al comune e quindi ai perugini un contributo che tra tutte le voci, ci porta quasi ad una trentina di milioni di euro di valore.

Il rischio di un danno erariale, ovvero quel danno di cui dà notizia la Corte dei Conti che non emerge solo a fronte di una condotta “contra ius”, ma può riscontrarsi anche nel momento in cui ci si trovi di fronte ad una condotta che causa dispendio o perdita di pubbliche risorse, è un rischio davvero reale. Non credo che nessuno voglia avventurarsi verso una strada stracolma di chiodi.

Il terzo punto è quello che riguarda il Perugia calcio. Un rischio enorme è quello di spezzare il cordone ombelicale che lega il Perugia, alla sua città ed ai suoi tifosi. Infatti non appena dovessero partire tali lavori, il vecchio Renato Curi dovrebbe essere abbattuto. Per il Perugia si prospetta un triste peregrinare, verso altri stadi, per un periodo sicuramente non breve. Lo scorso anno si parlava dello stadio di Gubbio ma questa idea sembra essere stata accantonata per essere sostituita da un’altra davvero balzana, l’adeguamento a norma dello Stadio degli Ornari di Ponte San Giovanni. L’impianto sarebbe adeguato in termini di spalti, con strutture mobili, ovvero le classiche tribunette in acciaio, senza dimenticare di dovere adeguare il resto della struttura con spogliatoi, tornelli, illuminazione e tutto il resto delle misure, necessarie ad ottenere l’agibilità della struttura. Il costo dell’intervento dovrebbe incidere per circa 2,5 milioni di euro, tendenti all’aumento come spesso accade. Inoltre enormi difficoltà emergono proprio dall’ubicazione dello stadio degli Ornari. Per accedere alla struttura c’è una sola strada di accesso e la zona è completamente priva di parcheggi. Si aggiunga che Ponte San Giovanni è un quartiere che per sua collocazione geografica è perennemente ingolfato dal traffico, essendo sulla principale via d’accesso a Perugia città. La qualità della vita degli abitanti del quartiere, il valore degli immobili e tanto altro potrebbe peggiorare in maniera considerevole. Il rischio, come spesso accade in questi casi, è che la soluzione ponte rischi, come a Cagliari ad esempio, di diventare la soluzione definitiva e soprattutto che l’Arena Curi diventi altro dall’essere lo stadio del Perugia calcio.

Per ultimo ma non meno importante, un progetto del genere toglierebbe alla squadra di calcio la possibilità di avere introiti sulle attività dello stadio, in quanto lo stadio stesso sarebbe di proprietà di privati. Assegnare la proprietà di uno stadio ad un soggetto privato che nulla ha a che fare con la squadra di calcio e per la quale non mostra neppure un minimo interesse, altro non è che togliere la possibilità alla città ed alla squadra di attirare investitori importanti che proprio dallo sfruttamento dello stadio, trarrebbero profitti da reinvestire sull’attività sportiva.

Sarebbe il primo impianto del mondo in cui la squadra di calcio è ospite di un altro soggetto privato, in quella che dovrebbe essere la sua stessa casa. Pensate ad un investitore che volesse acquisire il Perugia e pensate a questo stesso investitore costretto a mercanteggiare con i proprietari gli spazi e le iniziative nel proprio stadio. Addirittura la cosa più assurda e vergognosa di tale progetto è che il Perugia, sarebbe costretto dopo alcuni anni di franchigia a pagare un affitto ai proprietari e quindi lo stadio da possibile fonte di guadagno per la società, diventerebbe una spesa da sostenere. Una follia solo pensarlo ed infatti non succede in nessuna parte del mondo.

UN ALTRO RISCHIO DA EVITARE E’ CHE GLI EVENTI SONO IL CORE BUSINESS DEL PROGETTO ED IL CALCIO ED IL PERUGIA DIVENTERANNO QUASI UN FASTIDIO.

Tutto ciò premesso, diamo uno sguardo a quali sarebbero i costi per il Comune di Perugia, qualora volesse rimettere in pristino lo Stadio Renato Curi. Già lo scorso anno, la Curva Nord è stata resa agibile con una spesa di circa un milione e mezzo di euro. Il cosiddetto “sentiero Ascoli” potrebbe permettere in pochi anni di riportare a nuovo l’intera struttura, avendo parecchi vantaggi.

Il primo e più importante vantaggio sarebbe che con un investimento da parte del comune assolutamente più basso, la città non perderebbe la proprietà del proprio stadio. Per capire l’investimento complessivo richiesto, si parla di circa 8 milioni e mezzo di euro, escluso le eventuali coperture. Infatti a fronte di una curva sud, ripristinabile con una spesa di un milione e mezzo, analoga a quella sostenuta per la nord, per gradinata e tribuna ne occorrerebbero circa 7 da dividere per i due settori.

Il secondo è che la squadra ed i suoi tifosi non sarebbero costretti a peregrinare in giro per l’Italia, anche mentre si fanno i lavori di ripristino ed i cittadini non interessati al calcio, non vedrebbero sconvolta un’area che rappresenta un polmone di sfogo e di godibilità da parte dei perugini.

Il terzo è che gli investimenti potrebbero essere spalmati in più anni, come ad Ascoli, senza pesare troppo sulle casse comunali.

Il quarto è che lo Stadio Renato Curi è sin dalle sue origini uno stadio modulare e quindi laddove si vogliano fare lavori, inserendo magari palestre, sedi municipali o altre attività, questo si potrà fare negli anni senza sconvolgere neppure l’area di Pian di Massiano e le strutture commerciali che attorno a questa gravitano e che si troverebbero a fare i conti con altre attività, con altri centri commerciali, in un area già satura da questo punto di vista.

In conclusione non ci sembra di vedere in questo progetto un’opportunità né per la città di Perugia, né tantomeno per il Perugia. Per il Comune costretto a contribuire in maniera massiccia, quando tante priorità a partire dalle strade ed ai servizi, richiederebbero investimenti importanti. Per la squadra di calcio che sarebbe spossessata da possibili fonti di introito e di guadagno, trovandosi praticamente ospite a casa sua.

Stefano De Francesco – Giovanni Cardarello"