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Salernitana, la gestione dello stadio e i vantaggi per la città e per il clubTUTTO mercato WEB
© foto di Carlo Giacomazza/TuttoSalernitana.com
lunedì 25 marzo 2024, 16:30News
di Gaetano Ferraiuolo
per Tuttosalernitana.com
fonte Cronache

Salernitana, la gestione dello stadio e i vantaggi per la città e per il club

La classifica è quella che è. Potremmo ancora illuderci, ma solo se disposti a credere nell’impossibile, non nell’improbabile. Cioè, in un miracolo. Del resto, già la Società parla del futuro in termini di ricostruzione, dimostrando di aver accettato, realisticamente, l’infelice responso di una ‘infelice’ classifica. Collateralmente, il nero della depressione colora gli animi dei tifosi che, con civile rassegnazione, discutono degli errori tecnici commessi nel corso di una stagione apparsa confusa.

Alcuni, concentrano l’attenzione sui numeri del Bilancio, facendo i conti nelle tasche del Presidente forse più che nelle proprie. E, in verità, da quando il calcio è passato dal mondo dello sport a quello degli affari, sono i numeri a fornire le risposte giuste ai ‘perché’ e ai ‘percome’. Così, vale la pena fare una riflessione. Il Presidente Iervolino acquistò la Società da ‘imprenditore’, non da benefattore, da filantropo o da missionario. E, da ‘imprenditore’, è immaginabile che avesse deciso di investire nello Sport con un progetto nel quale la Squadra fosse il MEZZO, non il FINE, del suo impegno.

Nessuno scandalo: si sa bene che i risultati economici conseguiti da una Società di Calcio sono frutto dei successi sportivi della sua Squadra e che un rapporto di causa ed effetto ne lega i destini. Cioè, cresce la Società se cresce la Squadra, e viceversa. Non poteva stupire, quindi, il progetto ‘imprenditoriale’ del Presidente basato sull’esercizio di più attività, coerenti e compatibili, per riuscire ad ammortizzare i cospicui investimenti nel medio/lungo periodo.

In particolare, lo Stadio avrebbe dovuto assicurare ricavi sportivi ed entrare collaterali grazie all’insediamento di esercizi commerciali e della ristorazione, di spazi per eventi e per manifestazioni pubbliche. Peraltro, a quanto dichiarato, gli interventi edilizi sarebbero stati a costo zero, perché sostenuti dagli sponsor!

In sostanza, un ‘filo rosso’ avrebbe legato Società, Stadio, Prima Squadra e Settore Giovanile, offrendo la certezza della sostenibilità del progetto accompagnato pure dalla proposta di realizzare intorno all’Arechi un’area verde con campi per le discipline cosiddette ‘minori’, con spazi e percorsi di vita. Si trattò di proposta affidabile? Fu sostenuta da un business plan ‘attendibile’? I fatti ci dicono che lo Stadio è stato poi concesso in fitto per sei anni, prorogabile per altri sei, ma solo per giocare le 19 partite interne a stagione e per 20 giorni/anno per gli allenamenti, salvo errore

Su tutto questo nulla si può dire, oggi. Ma, non si può non manifestare sorpresa, visto che ben diversa decisione venne assunta per il progetto del parcheggio di Piazza Cavour, ora abortito, con il rilascio all’impresa proponente della concessione del suolo per ben 99 anni. Cioè: “era più credibile”? Con queste premesse, una storiella può essere utile per chiarire. Un bel giorno, uno chef stellato decide di aprire un ristorante in Città. Trovato il locale, ampio, acquistato l’arredo, costoso, organizzata la cucina, efficiente, si appresta a sottoscrivere il contratto di fitto.

Ma, alla firma, il proprietario gli dice che i fuochi possono essere accesi solo a sera e per due ore, dalle 19 alle 21, per i fumi e gli odori. Altri locali non ci sono e, quindi, lo chef può solo lasciare. Ma, ha già assunto impegni. Così, non gli resta che aprire e limitare l’attività, perché sa di non riuscire a coprire i costi. Ovviamente, prima o dopo, andrà via perché, oltre che chef, è pure ‘imprenditore’. E, non può lavorare ‘a perdere’. In Italia, quasi tutte le Squadre di Città medio-piccole sono sofferenti. Molte, si mantengono investendo sui vivai giovanili, valorizzando le nuove leve e puntando sulle plusvalenze dalle vendite dei calciatori.

Opportunità qui non sfruttate, purtroppo, forse perché neppure c’è stato il tempo per farlo. In sintesi, la Salernitana ha operato in questi due anni utilizzando esclusivamente gli incassi dei diritti TV/sponsor, direttamente legati ai risultati e alla classifica, e i ricavi del botteghino. Su questo argomento, un confronto con l’Udinese, squadra di una Città di 100.000 abitanti, più piccola di Salerno, può essere utile.

Nel Bilancio 2023, le Entrate della Salernitana sono dichiarate pari a € 70,9milioni, quelle dell’Udinese a € 126,8. Tra le voci, i diritti TV/sponsor sono, rispettivamente, di € 41,4milioni contro € 53,4, gli incassi del botteghino di € 8,5milioni contro € 8, gli introiti diversi di € 6.4milioni contro 9. Ci sono poi le plusvalenze e, qui, il confronto è mortificante: € 14,4milioni contro € 56,4. Questo, perché l’Udinese ha potuto crescere economicamente anche grazie alla disponibilità dello Stadio, ricevuto in concessione nel 2013 per 99 anni e utilizzato per molteplici finalità con il sostegno di sponsor ben noti. Non c’è confronto! Lo Stadio rafforza davvero una Società in termini sportivi ed economici.

Negli anni passati, i tifosi hanno vissuto molte delusioni, hanno dovuto ingoiare bocconi amari e sopportare condotte irriguardose e offensive. E’ indubbio che, almeno giudicando la gestione dei rapporti interpersonali, il Presidente Iervolino abbia voluto esprimere sentimenti di appartenenza e di affetto, meritando il rispetto per l’impegno, forse troppo da ‘apprendista’, al di là dei risultati sportivi.

Così, nel ricordo di nefaste esperienze passate, e non trascurando i pericoli di un ipotetico passaggio da una strada ‘vecchia’ a una ‘nuova’, non dovrebbe mancare – adesso – la fattiva solidarietà delle Istituzioni e della Comunità a sostegno di un rinnovato progetto che, nella denegata ipotesi della retrocessione, fosse in grado di riportare immediatamente la Squadra nella massima serie. E’ ben noto, però, che con i ricavi ‘deboli’ non si possono fare Squadre ‘forti’, mentre i fatti hanno dimostrato che non è conveniente acquistare calciatori di buone speranze usando l’algoritmo, magari nella convinzione di aver fatto un buon affare.

Peraltro, nessuno può chiedergli di mettere in pericolo il suo Patrimonio, avendolo già intaccato per almeno € 85milioni (fonte: calciomercato). In una Città che ha invitato molti ad “arricchirsi”, sarebbe una anomalia. Così, ricordando la previsione inserita nella Convenzione per lo Stadio circa la possibilità di riformulare o rimodulare gli accordi, sarebbe quanto mai opportuno trasformare il fitto in concessione, almeno a 30-50 anni, per consentire il suo soddisfacente sfruttamento economico previa riqualificazione da parte degli sponsor della Squadra.

In questo modo, si potrebbe utilizzare l’importo mostruoso di € 115.000.000 (CENTOQUINDICIMILIONI), destinato proprio allo Stadio, alla realizzazione di un palazzetto e di una piscina da Città Europea e, soprattutto, al recupero del Vestuti, tempio del tifo granata divenuto terreno per le patate. Senza dire che il campo Volpe, ‘sostitutivo-provvisorio’, avrebbe problemi per il rischio idrogeologico dell’area (fonte: Ispra).

Se, poi, si decidesse addirittura di cedere lo Stadio, la Città potrebbe anche recuperare un importo significativo da utilizzare a rimborso del disavanzo di 172milioni, a fine 2022, che soffoca ogni attività pubblica e sottrae alle tasche dei cittadini il frutto dei loro sacrifici. Del resto: “a cosa può servire uno Stadio che viene usato per 19 giorni a stagione e solo per il calcio”?

Non può essere motivo di vanto tenerlo ‘a perdere’, visto che ci sono ben profondi motivi di disonore. In una Città medio-piccola, nella quale la Squadra è la medicina per molti mali, non possono coesistere interessi contrastanti tra Istituzioni e Società, qualunque ne dovesse essere la causa, se a pagarne le conseguente fossero i tifosi. Avere Città e Squadra in Serie B, non fa piacere a nessuno. Adesso, per favore, offrite lo Stadio alla Salernitana.