Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / sampdoria / News Nazionali
Mihajlovic: "Questa malattia ti insegna ad aver pazienza. Da giocatore non iniziavo proprio a contare"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
domenica 29 marzo 2020, 09:24News Nazionali
di Lidia Vivaldi
per Sampdorianews.net

Mihajlovic: "Questa malattia ti insegna ad aver pazienza. Da giocatore non iniziavo proprio a contare"

Nel corso della trasmissione Verissimo in onda su Canale 5, Sinisa Mihajlovic ha parlato a lungo della sua lotta contro la malattia e di come gli affetti e la grande passione per il suo lavoro lo abbiano aiutato in questa difficile esperienza. In particolare, Mihajlovic ha raccontato il momento del ritorno in panchina dopo il primo pesante ciclo di cure.

"Alcuni non mi avevano neanche riconosciuto, avevo perso 13 chili. Il mio unico svago era il mio lavoro, mi avevano installato le telecamere sui campi, perciò dal televisore (durante il ricovero, n.d.t.) potevo seguire gli allenamenti ed ero sempre in contatto con la squadra. Non vedevo l'ora che arrivasse il momento dell'allenamento del mattino o del pomeriggio per poter guardare e parlare con i giocatori, dare indicazioni, arrabbiarmi. Mi teneva vivo. Quando ho annunciato la mia malattia ai giocatori loro erano già in ritiro, ma ho detto che per la prima partita di campionato sarei stato insieme a loro.

I medici mi avevano dato il permesso per essere presente, ma faceva caldo, mi girava la testa. Non so neanch'io come ho fatto, ma io sono un testardo, e penso che quando si vuole qualcosa con tutto se stesso non esistono cose impossibili, si può fare tutto. Bisogna solo volerlo, ma volerlo con tutte le forze. Quel giorno volevo farlo, perché lo avevo promesso e non potevo mancare la promessa. Dicevo di sentirmi bene, ma uscito dall'ospedale facevo due passi e poi mi fermavo, poi altri due passi e mi fermavo di nuovo. Fortunatamente è andato tutto bene, poi non abbiamo vinto, e quello sì che mi rodeva un po'...

Ho voluto fare la conferenza stampa per essere chiaro fin da subito e non lasciare che i giornali cominciassero a fare congetture. Tutti sapevano come stavano le cose ed è stato meglio per tutti. Dopo il primo ciclo di cure è stato bello tornare a casa per qualche giorno, è arrivata anche mia madre dalla Serbia. Noi facciamo un lavoro che quando le cose vanno bene ti fa avere mille amici, tanta gente ti vuole stare vicino, poi quando purtroppo le cose non girano bene capisci che le uniche persone che ti stanno sempre accanto e ti vogliono bene sono la tua famiglia e qualche amico. Quando ti succedono cose come questa capisci qual è il vero valore della famiglia e dell'amicizia. In quel momento capisci i veri valori della vita e impari a goderti cose di cui magari quando eri sano non ti accorgevi. Da giocatore ero uno che, invece di contare fino a dieci, non iniziava proprio a contare. Poi, andando avanti con l'età, ho iniziato a contare. Questa è una malattia che ti insegna ad aver pazienza."

Impossibile non fare riferimento ai tanti momenti duri affrontati dall'allenatore serbo, a partire dagli anni giovanili vissuti durante il conflitto nei Balcani: "Io ho conosciuto tutto, purtroppo o per fortuna. All'inizio è brutto, ma se hai la forza di reagire e andare avanti con la tua vita, tutto quello lo hai guadagnato. Capisci che qualsiasi cosa ti succeda, sei già passato attraverso qualcosa di peggio, e allora non ti dai per vinto. Non auguro a nessuno di passare quello che ho passato io, ma è la vita. Nel mio paese non devi essere forte per scelta, ma per obbligo, altrimenti non sopravvivi. Cresci così e ti abitui a questo e, qualsiasi cosa ti accada nella vita, non ti butti giù, hai autostima e fiducia in te, sai di poter combattere e vincere. E' molto importante anche dal punto di vista mentale essere convinti di ciò che si fa, non perché vuoi farlo vedere, ma perché lo fai con convinzione."

Nel corso dell'intervista vengono mostrati alcuni video con messaggi di ex compagni e avversari, tra cui anche Walter Zenga: "Già dai tempi della Sampdoria eravamo sempre insieme, e insieme lottavamo per lo stesso obiettivo, quello di essere i più forti. Mi hai insegnato a non mollare, a essere sempre se stessi, e avere sempre la testa alta in qualsiasi situazione della vita."

Questi messaggi si uniscono alla grande vicinanza dimostrata dal mondo del calcio e dalle tifoserie. "Durante questa malattia ho ricevuto tantissimi messaggi di affetto, dalla gente comune, da gente famosa, ho visto in tutti gli stadi i vari striscioni. Un mio amico dice che prima ero quello che divideva, ora con questa malattia e per come mi sono posto ho riunito tutti. Tutta questa dimostrazione di affetto mi ha dato una forza enorme per non mollare, tenere duro e uscirne bene, perché non potevo deludere nessuno di loro, la mia famiglia e me stesso".