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Oddo: "Il campionato va finito. La Juve ha qualcosa in più, ma la Lazio sta meritando"
All'interno della trasmissione Sportitaliamercato, in onda su Sportitalia, è intervenuto l'ex tecnico del Perugia Massimo Oddo, che ha detto la sua circa il futuro della stagione calcistica: "E' una direttiva imprescindibile quella di terminare il campionato, non si può pensare di non finirlo. Sospenderlo per questo periodo è giusto e comprensibile, e non si può neppure parlare di date di inizio, ma si deve ripartire: questo vuol dire anche non aver problemi con alcuni presidenti che chiamerebbero in causa federazioni e altro. Non solo: una rimessa da parte dei club ci sarà, ma ripartendo sarebbe più contenuta, i diritti tv darebbero una mano. Altra cosa che a mio avviso è imprescindibile, e che a ora non hanno mai fatto, è che ci deve essere un ente superiore, in questo caso l'UEFA, che decide per tutti in modo unanime per tutta Europa".
Andando all'Italia: "La Juve ha qualcosa in più sul piano tecnico, ma la Lazio non è li per caso: la differenza è l'ampiezza della rosa, ma in tal senso la Lazio ha il vantaggio di poter puntare solo al campionato".
Non c'è però solo la Serie A: "Il calcio non deve essere visualizzato come 22 calciatori che scendono in campo e guadagnano tanti soldi. Il calcio è un'azienda, la terza italiana, che versa sette milioni di contributi alla stato e dà da mangiare a tantissime persone che ruotano attorno a quel mondo, come a esempio, giardinieri, magazzinieri, giornalisti: come tale va trattata, si deve mettere alla stregua delle imprese che altrimenti farebbero fermare il paese. Lo stato deve tutelare il calcio non come calcio, ma come azienda".
Andando all'Italia: "La Juve ha qualcosa in più sul piano tecnico, ma la Lazio non è li per caso: la differenza è l'ampiezza della rosa, ma in tal senso la Lazio ha il vantaggio di poter puntare solo al campionato".
Non c'è però solo la Serie A: "Il calcio non deve essere visualizzato come 22 calciatori che scendono in campo e guadagnano tanti soldi. Il calcio è un'azienda, la terza italiana, che versa sette milioni di contributi alla stato e dà da mangiare a tantissime persone che ruotano attorno a quel mondo, come a esempio, giardinieri, magazzinieri, giornalisti: come tale va trattata, si deve mettere alla stregua delle imprese che altrimenti farebbero fermare il paese. Lo stato deve tutelare il calcio non come calcio, ma come azienda".
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