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Il caso Mandzukic è chiaro: accetta il Qatar, aspetta la Cina o inguaia la Juventus? La sicurezza di Koulibaly e la bacchetta magica di Conte. Il Milan riuscirà a ritornare grande?
Nato a Bergamo il 23-06-1984, vive a Firenze. Giornalista per TuttoMercatoWeb dal 2008. Ha collaborato con Odeon TV, SportItalia e Radio Sportiva. Dal 2012 lavora per il Corriere della Sera
Doveva essere l'attacco di Mauro Icardi e Mario Mandzukic, sarà probabilmente di Gonzalo Higuain e Paulo Dybala. I due argentini erano sul mercato ad agosto, nella speranza di trovare una sistemazione e una plusvalenza. Due motivi diversi per la permanenza: il primo non voleva lasciare la Juventus dopo un anno di Purgatorio, la Joya ha rifiutato i trasferimenti per questioni contrattuali e perché si è sentito trattato come un pacco postale. Ieri Paratici ha ufficializzato la crisi con Mandzukic, aperta dalla mancata convocazione del giorno precedente: in Qatar c'è una proposta per un triennale da 6-7 milioni di euro netti, lui non vorrebbe accettarla, la Juve sta facendo di tutto per fargli capire che non è aria. Il croato può anche rimanere - e attendere proposte dalla Cina, molto serie, per gennaio - oppure salutare, forse con polemica. Terza via: rimanere alla Juventus e inguaiare ancora di più una situazione sempre più difficoltosa, non tanto dal punto di vista dei risultati ma in gestione.
Kalidou Koulibaly invece è stato chiaro: quest'anno vinciamo noi lo Scudetto. Sembra un esercizio di stile, forse è l'anno giusto per una transizione del titolo, perché il livello si è innalzato verso l'alto. Certo i tira e molla di De Laurentiis non fanno sempre bene all'ambiente: può arrivare James Rodriguez e se ne parla per tre mesi, atterrano gli agenti di Pepe e alla fine arriva Lozano. Ottima scelta, per carità, ma forse per dare quel qualcosa in più serviva un grande colpo, come quando andò via Cavani (e arrivò Higuain). Poi l'offerta all'Inter: 60-65 milioni più 12 lordi a Icardi. Tre anni fa, nel 2016, ne offrì 7,5 netti, più di quelli che in realtà aveva proposto quest'anno. Alle volte è meglio non tornare a parlare di calciomercato.
Antonio Conte alle volte nasconde la bacchetta magica: mai sconfitto con la Juventus nel primo anno e Scudetto, prende un Chelsea arrivato a metà classifica e vince subito la Premier, con l'Italia a Euro2016 quasi elimina la Germania campione del mondo con una mediana composta da Giaccherini, Sturaro e Parolo, discreti mestieranti ma non campioni. Sensi sembra avere più di 30 anni e giocare in una big da sempre, così nell'Inter come in Nazionale. Barella sta recuperando, le sicurezze ci sono, la retroguardia è solida. L'idea è che l'Inter abbia voglia di grandeur, quella persa dopo il 2010, invece di aprire un ciclo. Chissà se ci riuscirà.
La domanda è uguale anche per i vicini di casa del Milan, infilati come sempre in un vortice oscuro: alti e bassi, mai vie di mezzo, calciatori che ottimi prospetti rischiano di diventare brocchi in un lampo. È un po' il problema dei rossoneri, non c'è grosso equilibrio nelle cose buone (almeno iniziali) né nel criticare una squadra che, l'anno passato, ha fatto 68 punti con blackout più o meno evidenti. Giampaolo ha davanti una grossa sfida, ma deve sapere che per meritarsi conferme e pace non potrà solo giocare bene, ma anche vincere.
Kalidou Koulibaly invece è stato chiaro: quest'anno vinciamo noi lo Scudetto. Sembra un esercizio di stile, forse è l'anno giusto per una transizione del titolo, perché il livello si è innalzato verso l'alto. Certo i tira e molla di De Laurentiis non fanno sempre bene all'ambiente: può arrivare James Rodriguez e se ne parla per tre mesi, atterrano gli agenti di Pepe e alla fine arriva Lozano. Ottima scelta, per carità, ma forse per dare quel qualcosa in più serviva un grande colpo, come quando andò via Cavani (e arrivò Higuain). Poi l'offerta all'Inter: 60-65 milioni più 12 lordi a Icardi. Tre anni fa, nel 2016, ne offrì 7,5 netti, più di quelli che in realtà aveva proposto quest'anno. Alle volte è meglio non tornare a parlare di calciomercato.
Antonio Conte alle volte nasconde la bacchetta magica: mai sconfitto con la Juventus nel primo anno e Scudetto, prende un Chelsea arrivato a metà classifica e vince subito la Premier, con l'Italia a Euro2016 quasi elimina la Germania campione del mondo con una mediana composta da Giaccherini, Sturaro e Parolo, discreti mestieranti ma non campioni. Sensi sembra avere più di 30 anni e giocare in una big da sempre, così nell'Inter come in Nazionale. Barella sta recuperando, le sicurezze ci sono, la retroguardia è solida. L'idea è che l'Inter abbia voglia di grandeur, quella persa dopo il 2010, invece di aprire un ciclo. Chissà se ci riuscirà.
La domanda è uguale anche per i vicini di casa del Milan, infilati come sempre in un vortice oscuro: alti e bassi, mai vie di mezzo, calciatori che ottimi prospetti rischiano di diventare brocchi in un lampo. È un po' il problema dei rossoneri, non c'è grosso equilibrio nelle cose buone (almeno iniziali) né nel criticare una squadra che, l'anno passato, ha fatto 68 punti con blackout più o meno evidenti. Giampaolo ha davanti una grossa sfida, ma deve sapere che per meritarsi conferme e pace non potrà solo giocare bene, ma anche vincere.
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