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Totti, perché parlare!TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
giovedì 20 giugno 2019, 12:53Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Totti, perché parlare!

Lunedì, come molti, ho atteso con curiosità la conferenza stampa di Totti. Per coloro che avevano seguito il cammino di Francesco dopo l'addio al calcio e conoscevano, anche da lontano, le dinamiche interne alla Roma, non era difficile indovinare il contenuto. Ascoltate l'esposizione e le risposte alle domande dei giornalisti, alcune cose non erano chiare. Mi sono trovato a ripensare per capire. E' scontato che una società con il Presidente che vive sei mesi a Boston e sei a Miami non possa avere futuro. La conferma, oltre che dall'esperienza, dalle parole del Vicepresidente Baldissoni, invitato a replicare, quando dice: "Al Chelsea Abramovich non lo vedono mai, né John Henry al Liverpool". E' vero, ma il calcio italiano non è la Premier League e non rendersene conto non è cosa da poco. Come è troppo facile decidere da Londra, o dal Sudafrica, per il consigliori Baldini. Qualunque decisione prenderà non potrà essere contestata. Gli basterà dire che Tizio e Caio, se si tratterà di calciatori, non sono stati gestiti come si doveva e la stessa cosa in merito alle altre decisioni.

Ed eccoci a Totti. Perché hai parlato? Se vuoi il bene della Roma, come ripeti a ogni piè sospinto, non alterare equilibri precari. Credi di avere ragione? Ma dimentichi Pirandello: "Non c'è più pazzo al mondo di chi crede di aver ragione". Vuoi diventare il D.T. della Roma? Ma dimentichi Smiles: "Se miri a mete elevate, preparati con costanza". Ti ritieni già pronto? Eppure Luigi XIV diceva: "E' l'impazienza della vittoria che garantisce la sconfitta". E Papa Giovanni non ripeteva: "Omnia audire, multa cognoscere, pauca dicere"? Né dimentico coach Bill Belichick: "Il vero leader dà l'esempio e chiacchiera poco". Potrei continuare con "Il silenzio è l'astuzia del saggio"o con un proverbio cinese: "Parlami e non dimenticherò, fammi vedere e mi ricorderò, coinvolgimi e imparerò". Infine, quando dici: "Se fossi presidente affiderei la Roma a Totti e De Rossi", mi viene in mente Rivera, che comandava al Milan con proprietari diversi. Facile guidare le operazioni con i soldi degli altri. E quando sbagli, chi paga? Che cosa fece Berlusconi come acquistò il club? Dette il benservito a un campione che, appese le scarpe al chiodo, aveva dimostrato di essere modesto. Se hai firmato un contratto di sei anni a 600mila euro netti l'anno, significa che ti stava bene. Prova a metterti in fila, dimentica il calciatore, presta a tutti l'orecchio e a pochi la voce, guarda come operano i più bravi e non dimenticare mai che se solo un grande calciatore è stato un grande dirigente, Boniperti, ci sarà un motivo.