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Cairo cambia strada: il teorico Giampaolo per domare il Toro. Entrambi in cerca di riscatto
Urbano Cairo svolta e sceglie una strada piena di curve, ma con un potenziale panoramico non da poco, per il suo Torino. Al termine di una stagione più che deludente, iniziata con Walter Mazzarri, tra i più pragmatici allenatori italiani, sulla panchina granata arriva infatti il teorico, Marco Giampaolo.
Rivoluzione a 360°. Mica solo nella filosofia: la contrapposizione qui sopra è volutamente un'esagerazione. Mazzarri sa insegnare calcio e Giampaolo sa farsi pratico, ci mancherebbe. Le differenze, però, ci sono. E vengono tradotte in campo: serviranno novità anche a livello di giocatori, perché cambia il modo di stare in campo. Dalla difesa a 3 a quella a 4, dagli esterni al trequartista. In tal senso, un'ottima notizia sarà il Simone Verdi visto nelle ultime uscite. A proposito.
Longo? Esperimento senza successo. Tra Mazzarri e Giampaolo, c'è stato Moreno Longo. Approdato in una situazione difficile sulla panchina che lo aspetta da quando ha salutato il settore giovanile, non è riuscito a tenersela stretta. Perché esperimento? Perché era una scelta di rottura con la storia recente di Cairo, sempre abituato a puntare su allenatori già affermati sul panorama nazionale. Non ha funzionato: se ne riparlerà, magari.
Perché può andare bene? Perché sono due voglie di rivalsa che s'incrociano. Quella di Giampaolo, reduce dall'avventura negativa al Milan, e quella del Torino, reduce da tutto quello di cui sopra. Per Verdi, come sopra. Perché Giampaolo, nel corso della sua carriera, ha spesso saputo valorizzare i giocatori a propria disposizione. A partire dagli attaccanti: Belotti-Zaza è un patrimonio da riscoprire.
Perché può andare male? Perché è un allenatore "da digerire", che ha bisogno di tempo per far entrare i propri giocatori nei suoi schemi. E non ne avrà moltissimo. Perché il Torino un anno fa ha chiuso appena due acquisti, uno dei quali alle ultime battute di mercato (Verdi, appunto) e una cosa del genere non potrebbe funzionare oggi, per ovvie ragioni. E poi perché l'allenatore non è certo stato l'unico, e neanche il primo dei problemi del Torino di questa stagione, e l'ambiente vive una fase complicata. A Giampaolo, che ha competenze ma non la bacchetta magica, il compito di domare il Toro.
Rivoluzione a 360°. Mica solo nella filosofia: la contrapposizione qui sopra è volutamente un'esagerazione. Mazzarri sa insegnare calcio e Giampaolo sa farsi pratico, ci mancherebbe. Le differenze, però, ci sono. E vengono tradotte in campo: serviranno novità anche a livello di giocatori, perché cambia il modo di stare in campo. Dalla difesa a 3 a quella a 4, dagli esterni al trequartista. In tal senso, un'ottima notizia sarà il Simone Verdi visto nelle ultime uscite. A proposito.
Longo? Esperimento senza successo. Tra Mazzarri e Giampaolo, c'è stato Moreno Longo. Approdato in una situazione difficile sulla panchina che lo aspetta da quando ha salutato il settore giovanile, non è riuscito a tenersela stretta. Perché esperimento? Perché era una scelta di rottura con la storia recente di Cairo, sempre abituato a puntare su allenatori già affermati sul panorama nazionale. Non ha funzionato: se ne riparlerà, magari.
Perché può andare bene? Perché sono due voglie di rivalsa che s'incrociano. Quella di Giampaolo, reduce dall'avventura negativa al Milan, e quella del Torino, reduce da tutto quello di cui sopra. Per Verdi, come sopra. Perché Giampaolo, nel corso della sua carriera, ha spesso saputo valorizzare i giocatori a propria disposizione. A partire dagli attaccanti: Belotti-Zaza è un patrimonio da riscoprire.
Perché può andare male? Perché è un allenatore "da digerire", che ha bisogno di tempo per far entrare i propri giocatori nei suoi schemi. E non ne avrà moltissimo. Perché il Torino un anno fa ha chiuso appena due acquisti, uno dei quali alle ultime battute di mercato (Verdi, appunto) e una cosa del genere non potrebbe funzionare oggi, per ovvie ragioni. E poi perché l'allenatore non è certo stato l'unico, e neanche il primo dei problemi del Torino di questa stagione, e l'ambiente vive una fase complicata. A Giampaolo, che ha competenze ma non la bacchetta magica, il compito di domare il Toro.
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