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AIC, Tommasi: "Deroghe, regole, deleghe. Qualcosa non torna"

AIC, Tommasi: "Deroghe, regole, deleghe. Qualcosa non torna"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 8 settembre 2017, 10:342017
di Ivan Cardia

Attraverso il sito ufficiale dell'AIC, il presidente dell'assocalciatori Damiano Tommasi ha commentato le ultime novità relative alla politica federale: "Sono trascorsi 6 mesi dalle elezioni federali del 6 marzo e il punto della situazione è...una slitta. Ancora una volta i 20 presidenti della Lega di A hanno fatto slittare l'elezione del loro presidente ma la strada "si è messa in discesa" o almeno così dice il commissario Tavecchio.

Ma andando con ordine ricapitoliamo: il consiglio federale è oggi composto da 17 consiglieri, 7 dei quali (Lega Pro e atleti) rappresenterebbero la minoranza, le due maggiori leghe non sono presenti in consiglio e da mesi non "riescono" ad eleggere il loro presidente, il consiglio federale rimane aperto in attesa dell'ennesima fumata bianca che non arriva e il presidente Tavecchio si prende la delega per commissariare la Lega B pronta ad un nuovo tentativo di votazione. Le regole, paradossalmente, ci dicono che: se la minoranza (quasi nauseata) stesse a casa, perché matematicamente succube di qualsiasi delibera, nessuna delibera sarebbe valida e addirittura non si potrebbe riunire il Consiglio (non c'è il numero legale!): se mancano anche solo i rappresentanti degli atleti (4) non ci sono i numeri sufficienti nemmeno per commissariare le leghe (serve la maggioranza qualificata).

Non sono mai stato esperto di politica sportiva (e forse si vede anche) ma qualcosa non torna. Saranno le regole complicate o gli interpreti? Ora si annunciano riforme di regolamenti e statuti che semplificheranno ma ho l'impressione che non si stia cercando la semplicità. È un po' come l'introduzione della VAR, si delega a un monitor la decisione sbandierando chiarezza, salvo poi accorgersi che ci sono sempre i "se" e i "ma" e alla fine la responsabilità torna a chi ce l'ha sempre avuta, l'arbitro in mezzo al campo. Un po' come il giro dell'oca quando, tirati i dadi, si casca nella casella "torna alla partenza".

Commissari, ricorsi, impugnazioni, deleghe per cercare di mettere ordine ma alla fine l'unico effetto è dimenticarsi che per andare al mondiale serve esclusivamente il risultato sul campo, quello determinato dai calciatori (minoranza) che all'improvviso diventano il vero motore del movimento... all'improvviso".