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Decreto dignità e impatto sul calcio. Di Cintio: "Sistema non cresce"

Decreto dignità e impatto sul calcio. Di Cintio: "Sistema non cresce"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 4 luglio 2018, 20:292018
di Gianluigi Longari

Il decreto legge “dignità” appena approvato dal governo sta facendo discutere il mondo dello sport. Nel provvedimento presentato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio ci sono infatti importanti novità sugli spot pubblicitari legati ai brand di scommesse. Questo tipo di advertising sarà vietato e il mondo del calcio si è già diviso tra favorevoli e contrari. Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con l’avvocato Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo e di contrasto al match fixing.

Avvocato Di Cintio, con il decreto “Dignità” cosa cambia per l’advertising dei brand di scommesse?
Il cosiddetto decreto dignità approvato lo scorso 2 luglio dal Consiglio dei Ministri ha previsto delle misure di contrasto alla ludopatia. In particolare il decreto prevede che venga “vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet”.

Secondo la Lega A il provvedimento porterebbe “svantaggi concorrenziali ai club italiani, dirottando all’estero i budget pubblicitari destinati alle nostre squadre”. Quanto è concreto questo rischio?
Le conseguenze di un provvedimento legislativo sono sempre complesse da prevedere in anticipo. Sicuramente gli effetti prospettati dalla Lega di Serie A potrebbero verificarsi anche se è bene ricordare che nel decreto dignità vi sono numerose eccezioni ai divieti che ho riferito prima. In particolare, non riguarda i contratti attivi e le lotterie con estrazione in differita, nonché i giochi che dispongono dei loghi di sensibilizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

Nel resto d’Europa com’è la normativa?
Nel corso degli anni, molti stati europei hanno regolato la materia in maniera piuttosto sommaria. Questo ha portato ad una significativa diffusione delle società di scommesse sia in paesi dove il fenomeno ha un’origine storica consolidata (su tutti la Gran Bretagna) sia in paesi neofiti. Negli ultimi tempi, tuttavia, molti legislatori europei si sono preoccupati di dettare delle regole più stringenti al fine di tutelare i consumatori, soprattutto più giovani.

Secondo lei, vietare questo tipo di comunicazione e pubblicità può favorire gli operatori non autorizzati e il gioco clandestino?
Non penso. A mio avviso il gioco clandestino, purtroppo, è presente indipendentemente dal decreto dignità appena approvato. Sino ad oggi, infatti, gli operatori illegali si sono strutturati e diffusi senza preoccuparsi delle norme presenti.

Damiano Tommasi, presidente Aic, si è invece detto favorevole al provvedimento sostenendo che le scommesse sono come alcol e fumo e che per questo non devono essere pubblicizzate. Lei è d’accordo?
Rispetto l’opinione del presidente della Aic e comprendo il suo ragionamento. Sono d’accordo nell’adottare dei provvedimenti per disincentivare il gioco d’azzardo soprattutto nei ragazzi più giovani. Ovviamente non dobbiamo dimenticarci che, le scommesse ed il gioco d’azzardo fanno parte oramai della nostra vita quindi un totale proibizionismo non porta da nessuna parte. In altri termini non sono al favorevole al proibizionismo ma ad una corretta regolamentazione.

Che cos’altro si può fare in ambito sportivo per disincentivare il tema dell’azzardo e il gioco patologico?
Le campagne di sensibilizzazione del fenomeno sono sempre ben accette. Lo sport è un veicolo importante soprattutto tra i giovani. Avere quindi degli sportivi testimonial di queste campagne porterebbe ad una maggiore consapevolezza del fenomeno. Oltre a ciò ritengo che la prevenzione sia il principale strumento per far sì che le scommesse non diventino un elemento patologico del mondo sportivo. Molte federazioni si sono adoperate e continuano a farlo per evitare fenomeni come il match fixing che sono deleteri per lo sport. A mio avviso i passi che si stanno compiendo sono pregevoli anche se il lavoro deve continuare.