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Riforma campionati. Di Cintio: "C'è un problema tecnico-giuridico"

Riforma campionati. Di Cintio: "C'è un problema tecnico-giuridico"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 20 marzo 2018, 13:462018
di Gianluigi Longari

Riforme dei campionati e svolta in vista. Temi tanto discussi in questi giorni negli ambienti romani del calcio. La nostra Redazione ha contattato l'Avvocato, Cesare Di Cintio, per capirne di più.

L'Avvocato esordisce così: “Le seconde squadre un problema tecnico-giuridico, ma ci sono anche interessi in ballo”

La riforma dei campionati, l’introduzione delle seconde squadre, il semiprofessionismo, la “cura” commissariamento per il “malato” Figc: l’avvocato Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo, interviene sullo stato del calcio italiano scattando una fotografia dei possibili scenari nei quali potrebbe essere proiettato il sistema, fissando il punto soprattutto per quanto riguarda il versante tecnico-giuridico.

L’introduzione urgente delle seconde squadre era in cima ai programmi dei tre candidati alla presidenza Figc. Ma a nemmeno due mesi di distanza, sembra sparita dal tavolo, congelata per almeno un’altra stagione: cosa è successo?

"Il problema è meramente tecnico-giuridico: l’articolo 49 delle Noif, rubricato “Ordinamento dei Campionati”, disciplina il format delle competizioni. A norma dell’art. 50 Noif l’ordinamento dei campionati ed i loro collegamenti possono entrare in vigore dalla “seconda stagione successiva a quella della sua adozione e non può subire modifiche se non dopo che sia entrata in vigore”. Conseguentemente chi pensava di modificare il format dei campionati dalla prossima stagione sportiva avrebbe esposto la federazione a una serie di ricorsi fondati. Chi intenda modificare il format dei campionati dovrà fare sicuramente i conti con le norme che impongono procedure molto severe. Il caso Novara ne è stato l’esempio lampante in passato. Si cercò di ridurre il numero di squadre in B ma ciò non fu possibile proprio in ossequio alle norme citate".

Perché la Lega Pro si mette improvvisamente di traverso?

"La Lega Pro non può fare altro dal mio punto di vista che tutelare l’attuale format sebbene sia da rivedere. Prima bisogna individuare i criteri per determinare chi debba o non debba partecipare a un campionato professionistico. il blocco dei ripescaggi non può certo essere l’unica risposta a questa domanda".

Cosa comporterebbe per la Serie C aprire alle cosiddette seconde squadre?

"L’apertura alle seconde squadre sarebbe un passaggio epocale che prima di tutto inciderebbe proprio sul format generale dei campionati. Su promozioni e retrocessioni di ogni categoria. La serie C essendo l’ultima categoria professionistica rappresenterebbe uno snodo fondamentale della riforma che se mal congegnata rischierebbe di danneggiarla pesantemente. Il rispetto delle norme in questo caso è fondamentale. Oggi purtroppo senza accordo tra le componenti, pur in presenza del commissario, è una operazione complicata".

Quali sono i benefici oggi per una società di C che consente ad un giovane talento di un club di A di farsi le ossa?

"È una questione anche economica. Mi spiego: oggi le società di categoria superiore mandano i propri giovani a maturare in C con premi in denaro che vengono assegnati alle società di terza serie. Insomma per certi versi le società di serie C forniscono un servizio che viene pagato. L’introduzione delle seconde squadre eliminerebbe in parte questo servizio. I grossi club, infatti, farebbero partecipare le seconde squadre direttamente al campionato senza più appoggiarsi alle società di Lega Pro. Come verrebbe “indennizzato” questo mancato introito? Al di là della visibilità, che interesse economico diretto avrebbe la Serie C dalle altre componenti professionistiche? Le domande sono antipatiche ma le risposte forse ancor di più!"

La Lega Pro è una categoria in crisi. L’introduzione del semiprofessionismo è davvero l’unica soluzione?

"Il semi professionismo rappresenta prima di tutto un problema giuridico da risolvere a livello legislativo. Non è la Figc o una Lega che possono determinare autonomamente la creazione di questa nuova categoria di lavoratore sportivo. La questione è prettamente giuslavoristica. In mancanza di una modifica della legge 91/81 oggi tutti fanno i conti senza l’oste: ovvero il Legislatore".

La Figc stenta a ripartire anche con il Commissario: troppi interessi di parte?

"Credo che l’opera del commissario sia molto complicata soprattutto perché ogni componente tende a conservare le proprie posizioni. Credo sia necessario un ragionamento a più ampio raggio che, purtroppo, al momento pare di difficile realizzazione. Chiaro che il “malato” Figc possa essere curato ed il commissario in questo rappresenta un medico esperto che potrà trovare la medicina adatta se supportato dalle componenti nel progetto di riforma. In caso contrario sarà come aver dato una aspirina ad un malato terminale".