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TMW - C. Bosco: "Proposte Fifa sul mercato difformi dal diritto UE"

TMW - C. Bosco: "Proposte Fifa sul mercato difformi dal diritto UE"TUTTO mercato WEB
© foto di Simone Lorini
venerdì 2 marzo 2018, 14:552018
di Stefano Sica

Mercoledì 28 Febbraio si è tenuta nella sede della Fifa a Zurigo una importante riunione durante la quale il Presidente Gianni Infantino ha sottoposto al vaglio del "Football stakeholders Committee" una serie di proposte innovative che si ripromettono di migliorare il sistema calcio. Abbiamo ascoltato a riguardo Christian Bosco, agente di calciatori e Presidente della IAFA (sindacato degli agenti italiani), associazione negli ultimi anni si è battuta per la reintroduzione di regole certe per la categoria, dopo che proprio una discussa delibera della Fifa nel 2015 aveva disposto una "deregulation" di settore.

Ha saputo delle proposte di Infantino che riguardano anche gli agenti ed il calciomercato?
"Ho appreso qualcosa in merito nelle scorse settimane attraverso i media, che hanno riportato stralci di un'intervista rilasciata dal Presidente della Fifa ad una testata giornalistica francese e ad una emittente televisiva. Posto che non si può formulare una opinione compiuta se non si ha piena e dettagliata conoscenza di quali siano effettivamente i contenuti specifici di queste proposte regolamentari, e soprattutto con quali modalità si intenderebbe applicarle, devo ammettere che i riferimenti ad alcune di queste mi hanno suscitato qualche titubanza".

Quali?
"Tutti i provvedimenti restrittivi della libera concorrenza, che andrebbero ad incidere sulla libertà di strategia aziendale. Il calcio è una delle maggiori industrie del mercato economico europeo: solo nel 2017, ad esempio, c'è stata una movimentazione di circa 18 miliardi di euro. Le Società sono vere e proprie aziende oramai, e non si può pensare di imporre limitazioni alle loro politiche imprenditoriali, o ridurre il lasso di tempo durante il quale siano abilitate a svolgerle con potenziale profitto, o negargli la possibilità di mutarle in corso con finalità migliorative".

Entriamo nel dettaglio...
"La paventata cancellazione della finestra di calciomercato invernale, la riduzione dei termini di quella estiva, il contingentamento delle rose a 25 elementi e la correlata riduzione del numero di trasferimenti a titolo temporaneo, sono proposte che non mi trovano assolutamente concorde, e che sortirebbero effetti involutivi per il sistema calcio. Provate ad immaginare le difficoltà di tutti i Club di seconda e terza serie, che necessitano di tempistiche mai molto brevi per allestire una solida compagine societaria in vista della stagione sportiva, e che giocoforza cominciano a fare mercato più tardi, o attendono le movimentazioni dei Club di massima serie per poi provare ad ingaggiare qualche atleta scontento. Non si può pensare solo al mercato delle big che preparano le operazioni più importanti con largo anticipo. E neanche sarebbe plausibile ipotizzare tempistiche diverse per le varie categorie professionistiche, perchè ciò ingenererebbe, in maniera irrimediabile, flussi di operazioni che potremmo definire atipiche. Inoltre c'è da evidenziare che spesso, per ultimare i calendari dei vari campionati, bisogna attendere il corso della giustizia sportiva e della giustizia amministrativa, visto che negli ultimi anni, soprattutto in Italia, le classifiche maturate con i risultati sportivi sono state stravolte e riscritte nelle aule giudiziali. In ogni caso, si deve partire dall'assunto giuridico di base che, quando si interviene in ambiti che lambiscono attività economiche, le istituzioni sportive devono necessariamente confrontarsi con le istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali, rispettandone i codici normativi e le disposizioni. Nello specifico mi riferisco al T.F.U.E. - trattato per il funzionamento dell'Unione Europea - che, a livello comunitario, disciplina il mercato e la concorrenza agli articoli 101, 102, 103, 104, 165".

Tornando al discorso agenti, il Presidente Infantino ha accennato anche a possibili provvedimenti che li riguarderebbero.
"Non capisco secondo quale fonte normativa la Fifa potrebbe imporre delle disposizioni regolamentari agli agenti. E' stato reiteratamente chiarito sia dai Tribunali nazionali, sia comunitari, sia dalla Commissione Europea, che gli appartenenti a tale categoria professionale devono essere giuridicamente considerati come prestatori di liberi servizi autorizzati e qualificati. Pertanto, non godendo dello status di tesserati federali, spetta primariamente ai governi nazionali inquadrare e disciplinare la loro attività, in conformità ai principi del diritto dell'Unione Europea. In pochi ne sono a conoscenza, ma già dal 2001 la Fifa si era formalmente mostrata consapevole di ciò, rinunciando a regolamentare direttamente gli agenti e, addirittura, vietando a questi ultimi di utilizzare la propria denominazione nei rapporti d'affari (Circolare no. 742). Salvo poi provare a mantenere una egida ed una supervisione sugli stessi attraverso le Federazioni nazionali ad essa consociate, le quali hanno potuto agire sempre e comunque nel rispetto degli ordinamenti statuali dei rispettivi paesi di appartenenza, ed in virtù di un potere amministrativo demandato. Infine nel 2015, con l'introduzione della nuova figura generica dell'intermediario - che nelle intenzioni doveva irragionevolmente sostituire "ex novo" quella di agente - si è a mio avviso spezzato definitivamente il cordone ombelicale tra la Fifa e gli agenti. Ora è tardi per tornare indietro".

Però, a seguito di alcune operazioni di mercato alquanto smisurate, sempre più spesso si sente parlare di necessari "tappi alle commissioni" degli agenti/intermediari. Cosa potrebbe accadere?
"I tappi semmai si applicano alle bottiglie.... Battute ironiche a parte, in merito a tale questione sono doverose alcune precisazioni. In primis, come già accennato nel corso della nostra discussione, in punto di diritto nessuna associazione privata (quali sono la Fifa e le Federazioni) può imporre limitazioni o fissare restrizioni ad una attività imprenditoriale quale è la libera fornitura di servizi, nè direttamente nè attraverso quelli che sono i potenziali fruitori/consumatori (Club e atleti), benchè questi ultimi siano dei tesserati federali. L'unica ipotesi plausibile e legittima è quella di fissare dei massimali tariffari così come esistono in tutte le libere professioni, ma ciò presuppone imprescindibilmente un inquadramento ed una regolamentazione statuale della figura e della attività di agente. Una disciplina che sarebbe poi contestualmente mutuabile e gestibile in fase amministrativa dalle istituzioni sportive. Fortunatamente, dal 2015 ad oggi, è ciò che è già avvenuto in molti paesi, in linea con le indicazioni fornite dalla Commissione Europea già tempo addietro. In secondo luogo, è doveroso evidenziare che spesso, quando si parla di agenti, subito si è portati ad immaginare in automatico a grossi e lauti guadagni, ma non è assolutamente così. Le "mega-operazioni" di calciomercato, a cui maggiormente danno rilievo i media, rappresentano un numero limitato di casistiche, e quasi sempre le cifre vengono accresciute da fattori relativi ai diritti di immagine e alle sponsorizzazioni. I soggetti che vi partecipano in qualità di mediatori oramai non svolgono più un ruolo professionale tecnico da agenti, ma operano come veri e propri fondi di investimento/third partes. Parallelamente, esiste invece un mondo sconfinato fatto di operazioni di piccola e media portata, in cui gli agenti percepiscono compensi minimi rispetto all'effettiva mole di lavoro svolta nonché alle spese sostenute. E poi, spesso e volentieri, devono anche battagliare per esigere i propri crediti, affrontando lunghe e dispendiose controversie giudiziali. Si è ormai consolidato un dilagante malcostume da parte degli atleti e dei Club di non pagare gli agenti, ma di questo nessuno ne parla. Insomma, al contrario di quanto si è indotti a credere, la categoria professionale degli agenti non ha beneficiato sino ad oggi di alcuna tutela da parte delle istituzioni sportive, ed è stata principalmente gravata da oneri. Questo stato di cose deve cambiare".

In Italia qual è la situazione normativa al momento?
"Con l'articolo 1 comma 373 della Legge di stabilità 205/2017, il Parlamento italiano ha introdotto la disciplina relativa agli "agenti sportivi professionisti" - fortemente voluta dal Ministro Lotti e dalla compagine di maggioranza - che ha colmato un vero e proprio vuoto normativo del nostro ordinamento e si prefigge di regolarizzare un settore rinomatamente caratterizzato da storture ed anomalie che spesso rasentano l'illegittimità. A breve sarà emanato il decreto attuativo ed il relativo regolamento demandato al Coni come ente di raccordo tra le Federazioni sportive e lo Stato. A riguardo fa piacere riscontrare come anche il Presidente della Fifa Gianni Infantino, ed il Presidente della Uefa Alexander Ceferin - peraltro due valenti avvocati - abbiano recentemente rilasciato dichiarazioni ufficiali con le quali hanno sostenuto la necessità e l'urgenza di intervenire sulla materia a livello internazionale".