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EURO 2028, l'Italia è interessata a candidarsi. Ma come sono messi i nostri stadi?
“Valuteremo una candidatura dell'Italia all'Europeo del 2028 o al Mondiale del 2030”. Così, nei giorni scorsi, Gabriele Gravina ha ribadito l’intenzione di candidare il nostro Paese a ospitare gli europei in programmi tra sette anni. Oggi, la UEFA ha pubblicato ufficialmente il bando per presentare la propria candidatura, indicando i requisiti - a livello di capienza - che gli stadi dei candidati dovranno avere.
Serviranno dieci stadi, l’Italia ne ha in abbondanza… Nello specifico, indichiamo di seguito le richieste della UEFA. Servirà:
- almeno uno stadio con una capienza netta minima di 60.000 posti a sedere. L’Italia ne ha due: San Siro (attuale capienza massima 75.923) e Olimpico di Roma (75.923),
- almeno uno stadio (preferibilmente due) con una capienza netta minima di 50.000 posti a sedere. L’Italia ne ha quattro: oltre ai due già citati, il San Nicola (58.270) e il Diego Armando Maradona (54.726);
- almeno quattro stadi con una capienza netta minima di 40.000 posti a sedere. L’Italia ne ha sei: oltre ai quattro già citati, l’Artemio Franchi di Firenze (43.147) e l’Allianz Stadium (41.507);
- almeno tre stadi con una capienza netta minima di 30.000 posti a sedere. L’Italia ne ha a disposizione quindici: oltre agli atto già citati, il San Filippo-Franco Scoglio (38.722), l’Arechi (37.180), il Ferraris (36.599), il Dall’Ara (36.462), il Barbera (36.365), il Via Del Mare (31.533) e il Bentegodi (31.045).
…Ma molti sono da rifare. Se la capienza allo stato attuale non sarebbe un problema, discorso diverso potrebbe porsi anzitutto per l’appetibilità: oltre a poter ospitare un certo numero di tifosi, i nostri stadi dovranno essere anche “belli” a sufficienza da battere la concorrenza. Ma a oggi ci si fermerebbe anche prima di arrivare a questa considerazione. Perché per esempio, considerato che servono in totale almeno sei stadi da minimo 40.000 posti a sedere e l’Italia ne ha in totale appunto sei, tra questi la FIGC dovrebbe inserire il San Nicola di Bari, un impianto agibile e tuttora utilizzato, ma fatiscente e lontanissimo dagli standard che avrebbe dovuto garantire dal momento della sua costruzione. Paradigmatico, ancora, il caso del San Filippo di Messina: sulla carta, il più grande degli stadi italiani che non arrivano a 40.000 posti a sedere. Di fatto, una cattedrale nel deserto tornata agibile, in Serie C, soltanto a campionato iniziato. Lo stato dei nostri impianti, del resto, è cosa nota lungo tutto lo Stivale. Numeri alla mano ci potremmo candidare, ma per essere credibili servirà un grandissimo lavoro fin qui troppo spesso rimandato. C’è tempo: mancano ben sette anni. Visti i grandi stadi costruiti o rimodernati nello stesso lasso di tempo dal 2014 a oggi, converrebbe forse dire che mancano solo sette anni.
Serviranno dieci stadi, l’Italia ne ha in abbondanza… Nello specifico, indichiamo di seguito le richieste della UEFA. Servirà:
- almeno uno stadio con una capienza netta minima di 60.000 posti a sedere. L’Italia ne ha due: San Siro (attuale capienza massima 75.923) e Olimpico di Roma (75.923),
- almeno uno stadio (preferibilmente due) con una capienza netta minima di 50.000 posti a sedere. L’Italia ne ha quattro: oltre ai due già citati, il San Nicola (58.270) e il Diego Armando Maradona (54.726);
- almeno quattro stadi con una capienza netta minima di 40.000 posti a sedere. L’Italia ne ha sei: oltre ai quattro già citati, l’Artemio Franchi di Firenze (43.147) e l’Allianz Stadium (41.507);
- almeno tre stadi con una capienza netta minima di 30.000 posti a sedere. L’Italia ne ha a disposizione quindici: oltre agli atto già citati, il San Filippo-Franco Scoglio (38.722), l’Arechi (37.180), il Ferraris (36.599), il Dall’Ara (36.462), il Barbera (36.365), il Via Del Mare (31.533) e il Bentegodi (31.045).
…Ma molti sono da rifare. Se la capienza allo stato attuale non sarebbe un problema, discorso diverso potrebbe porsi anzitutto per l’appetibilità: oltre a poter ospitare un certo numero di tifosi, i nostri stadi dovranno essere anche “belli” a sufficienza da battere la concorrenza. Ma a oggi ci si fermerebbe anche prima di arrivare a questa considerazione. Perché per esempio, considerato che servono in totale almeno sei stadi da minimo 40.000 posti a sedere e l’Italia ne ha in totale appunto sei, tra questi la FIGC dovrebbe inserire il San Nicola di Bari, un impianto agibile e tuttora utilizzato, ma fatiscente e lontanissimo dagli standard che avrebbe dovuto garantire dal momento della sua costruzione. Paradigmatico, ancora, il caso del San Filippo di Messina: sulla carta, il più grande degli stadi italiani che non arrivano a 40.000 posti a sedere. Di fatto, una cattedrale nel deserto tornata agibile, in Serie C, soltanto a campionato iniziato. Lo stato dei nostri impianti, del resto, è cosa nota lungo tutto lo Stivale. Numeri alla mano ci potremmo candidare, ma per essere credibili servirà un grandissimo lavoro fin qui troppo spesso rimandato. C’è tempo: mancano ben sette anni. Visti i grandi stadi costruiti o rimodernati nello stesso lasso di tempo dal 2014 a oggi, converrebbe forse dire che mancano solo sette anni.
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