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Elliott può cedere il Milan fra un anno? Con o senza stadio nuovo
Il bilancio del Milan è meno nero di quanto potrebbe essere a una prima visione. Soprattutto lo è per Elliott, fondo speculativo che ha ricevuto il comando del club per una cifra che, prima dell'addio di Berlusconi, chiunque avrebbe valutato come un saldo. Trecentotré milioni, ovvero il prestito obbligazionale erogato a Yonghong Li nel suo primo anno di reggenza. Questa è la vera cifra di acquisto per Elliott che, di fatto, si è trovato in casa una Formula1, probabilmente senza saperla guidare.
I CONTI DELLA SERVA - Non c'è possibilità, per Elliott, di crescere senza spesa. Lo ha fatto la Juventus - soprattutto nell'ultimo bilancio con Cristiano Ronaldo - ed è stato così anche per l'Inter, brava a dare continuità alla Champions League e stratega sul mercato cinese (quello che fa la differenza nelle stagioni sono gli sponsor da est), investendo sul marchio, sul marketing e sui calciatori. La Roma ha galleggiato, soprattutto cedendo calciatori, il Napoli fa della sostenibilità economica il suo credo, senza spese pazze. Il blasone però è diverso e i tifosi del Milan chiedono di sognare, di vincere titoli, di andare oltre un fatturato consolidato di 240 milioni, superiore a quello azzurro senza Champions e cessioni. La verità è che Elliott finora ha speso 303 milioni, più 265 per l'aumento di capitale iniziale, più 60 dei tre mesi del bilancio 2019-20: al 30/06 c'è un patrimonio netto di 83 milioni, virtualmente 143, probabilmente al prossimo 30 giugno 2020 sarà risicato ma comunque attivo.
MILAN SENZA DEBITI - La realtà è che il Milan, in questo momento, è una società virtuosa per quello che c'è in cassa, meno nella gestione ordinaria di tutti i giorni, pur se in alcuni comparti ci sono stati investimenti straordinari per il 2018-19. Elliott, è scritto nero su bianco sul bilancio, garantirà la continuità aziendale per almeno un altro anno. Lì potrebbe esserci una cessione e potrebbe essere l'ultima chiamata per guadagnare a breve giro di posta: club privo di debiti, con uno stadio in rampa di lancio - questo potrebbe essere fondamentale - e qualche asset possibile da vendere. Questo è un punto di vista focale per comprendere fino in fondo l'addio di Giampaolo: serve qualcuno che vinca, che faccia bene e che possa far esplodere qualche giocatore, con un gioco meno sparagnino e più divertente. Pioli, da par suo, ha fatto esplodere Felipe Anderson e Chiesa, portando Icardi a segnare 26 gol in stagione, nell'Inter pre-Spalletti. Le plusvalenze sono fondamentali, il Milan non ne ha mai fatte se non Locatelli (nel 2018-19) o Cutrone (2019-20). Anche per questo il bilancio è così in rosso.
OLTRE SAREBBE TARDI - Se Elliott trovasse la chiave di volta per lo stadio, potrebbe davvero piazzare i rossoneri a una cifra molto alta. Ma potrebbe trovare un compratore in linea, per arrivare comunque a un guadagno. Meno di Erick Thohir, che in 5 anni di Inter arrivò circa a 150 milioni di euro. Senza però mai investire fino in fondo, se non con prestiti.
I CONTI DELLA SERVA - Non c'è possibilità, per Elliott, di crescere senza spesa. Lo ha fatto la Juventus - soprattutto nell'ultimo bilancio con Cristiano Ronaldo - ed è stato così anche per l'Inter, brava a dare continuità alla Champions League e stratega sul mercato cinese (quello che fa la differenza nelle stagioni sono gli sponsor da est), investendo sul marchio, sul marketing e sui calciatori. La Roma ha galleggiato, soprattutto cedendo calciatori, il Napoli fa della sostenibilità economica il suo credo, senza spese pazze. Il blasone però è diverso e i tifosi del Milan chiedono di sognare, di vincere titoli, di andare oltre un fatturato consolidato di 240 milioni, superiore a quello azzurro senza Champions e cessioni. La verità è che Elliott finora ha speso 303 milioni, più 265 per l'aumento di capitale iniziale, più 60 dei tre mesi del bilancio 2019-20: al 30/06 c'è un patrimonio netto di 83 milioni, virtualmente 143, probabilmente al prossimo 30 giugno 2020 sarà risicato ma comunque attivo.
MILAN SENZA DEBITI - La realtà è che il Milan, in questo momento, è una società virtuosa per quello che c'è in cassa, meno nella gestione ordinaria di tutti i giorni, pur se in alcuni comparti ci sono stati investimenti straordinari per il 2018-19. Elliott, è scritto nero su bianco sul bilancio, garantirà la continuità aziendale per almeno un altro anno. Lì potrebbe esserci una cessione e potrebbe essere l'ultima chiamata per guadagnare a breve giro di posta: club privo di debiti, con uno stadio in rampa di lancio - questo potrebbe essere fondamentale - e qualche asset possibile da vendere. Questo è un punto di vista focale per comprendere fino in fondo l'addio di Giampaolo: serve qualcuno che vinca, che faccia bene e che possa far esplodere qualche giocatore, con un gioco meno sparagnino e più divertente. Pioli, da par suo, ha fatto esplodere Felipe Anderson e Chiesa, portando Icardi a segnare 26 gol in stagione, nell'Inter pre-Spalletti. Le plusvalenze sono fondamentali, il Milan non ne ha mai fatte se non Locatelli (nel 2018-19) o Cutrone (2019-20). Anche per questo il bilancio è così in rosso.
OLTRE SAREBBE TARDI - Se Elliott trovasse la chiave di volta per lo stadio, potrebbe davvero piazzare i rossoneri a una cifra molto alta. Ma potrebbe trovare un compratore in linea, per arrivare comunque a un guadagno. Meno di Erick Thohir, che in 5 anni di Inter arrivò circa a 150 milioni di euro. Senza però mai investire fino in fondo, se non con prestiti.
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