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Lo sfogo di Giulini: il Cagliari è la vera anomalia della A. Sarà dura evitare la "svendita"
Tommaso Giulini è “avvelenato”. Nel lungo sfogo a Radiolina di ieri, il presidente del Cagliari ha commentato con durezza una stagione che più complicata sarebbe stata difficile immaginarla. Ha parlato del monte ingaggi alto, ma “non contano le figurine del calcio”. Ha diviso le colpe, tra quelle della sfortuna (infortuni e focolai) e le responsabilità delle scelte, per esempio quella sua di credere fino all’ultimo in Di Francesco. Ha detto di non essere rassegnato, ma alla Serie B in qualche modo ci pensa, se poi ammette che “molti giocatori importanti se retrocederemo dovranno rimanere”. Difficile dare torto a tante delle valutazioni fatte dal numero uno dei sardi: il Cagliari terzultimo è a tutti gli effetti la vera anomalia di questo campionato di Serie A. Soprattutto perché una stagione storta è arrivata dopo un’estate da grandi firme, a livello economico e pure tecnico, peraltro ribadite anche nel mercato invernale. Cosa riserverà il futuro?
Monte ingaggi da metà classifica e non solo. Stipendi alla mano, il Cagliari dovrebbe essere molto più in alto: a seconda della fonte, gli isolani vengono accreditati di un monte ingaggi tra il nono e l’undicesimo posto in classifica di Serie A. È lì la disparità più evidente, ma per esempio tuttora la squadra rossoblù è al decimo posto, nella graduatoria di Transfermarkt, per il valore complessivo della rosa. 183 milioni di euro, più di molte squadre che poi nella realtà lo precedono in classifica. I nomi sono importanti.
Ma chi può davvero rimanere? È un monito, quello di Giulini, ai suoi big: attenti che la Serie B toccherebbe anche a voi. Sui grandi, però, le valutazioni saranno complicate: difficile immaginare che giocatori Nandez, Cragno, Joao Pedro o Simeone possano davvero accettare di calarsi nel panorama della cadetteria. Anche Pavoletti o Nainggolan ci starebbero malissimo, per quanto magari possa pesare il forte legame con l’ambiente. Per non parlare di uno come Godin, che pure è stata la vera delusione del sontuoso mercato cagliaritano. A scorrere i nomi, è quasi tutto il roster del Cagliari a stonare in B, come del resto stona in zona retrocessione. Se si aprirà davvero il baratro, e la classifica oggi è quella che è (-5 dal Torino terzultimo, ma i granata hanno una gara in meno) iniziare a ragionare sul serio di cosa accadrà diventa quasi un obbligo. Evitare l’effetto “supermercato”, specie in caso di giocatori che restano molto richiesti, è quasi un obbligo per non smobilitare. D’altro canto, alleggerire una squadra che è affondata sotto il peso del divario tra ambizioni e risultati può essere quasi inevitabile. E pure un viatico per rialzarsi in volo.
Monte ingaggi da metà classifica e non solo. Stipendi alla mano, il Cagliari dovrebbe essere molto più in alto: a seconda della fonte, gli isolani vengono accreditati di un monte ingaggi tra il nono e l’undicesimo posto in classifica di Serie A. È lì la disparità più evidente, ma per esempio tuttora la squadra rossoblù è al decimo posto, nella graduatoria di Transfermarkt, per il valore complessivo della rosa. 183 milioni di euro, più di molte squadre che poi nella realtà lo precedono in classifica. I nomi sono importanti.
Ma chi può davvero rimanere? È un monito, quello di Giulini, ai suoi big: attenti che la Serie B toccherebbe anche a voi. Sui grandi, però, le valutazioni saranno complicate: difficile immaginare che giocatori Nandez, Cragno, Joao Pedro o Simeone possano davvero accettare di calarsi nel panorama della cadetteria. Anche Pavoletti o Nainggolan ci starebbero malissimo, per quanto magari possa pesare il forte legame con l’ambiente. Per non parlare di uno come Godin, che pure è stata la vera delusione del sontuoso mercato cagliaritano. A scorrere i nomi, è quasi tutto il roster del Cagliari a stonare in B, come del resto stona in zona retrocessione. Se si aprirà davvero il baratro, e la classifica oggi è quella che è (-5 dal Torino terzultimo, ma i granata hanno una gara in meno) iniziare a ragionare sul serio di cosa accadrà diventa quasi un obbligo. Evitare l’effetto “supermercato”, specie in caso di giocatori che restano molto richiesti, è quasi un obbligo per non smobilitare. D’altro canto, alleggerire una squadra che è affondata sotto il peso del divario tra ambizioni e risultati può essere quasi inevitabile. E pure un viatico per rialzarsi in volo.
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