Dura lex, sed lex. La Champions non è (ancora) l'habitat dell'Inter
Il problema è che, ancora una volta, davanti c’era una squadra che certe partite non le sbaglia. L’età giovane di molti interpreti, le assenze, il cambio in panchina dopo i successi degli scorsi anni… niente intimorisce le granitiche certezze Champions del Real Madrid. Paragonata al passato o alle corazzate anglo-francesi non sarà magari all’altezza in fatto di nomi, ma resta pur sempre il Real Madrid.
E quella di ieri sera resta pur sempre la Champions, ovvero l’habitat naturale delle merengues. Qualunque esse siano. Insomma, Champions ancora una volta amara per l’Inter, nonostante lodi e applausi di San Siro. Sì perché i tifosi sono rimasti contenti di ciò che hanno visto e gli applausi scroscianti in più di un’occasione lo hanno sottolineato. Compresi quelli al triplice fischio. Ma con gli applausi non si ottengono gli ottavi, ahime. E così l’Inter sarà costretta ancora una volta a rimboccarsi le maniche, a trovare vittorie in trasferte lontane e a combattere verosimilmente fino alla fine. Ironia della sorte, di nuovo con lo Shakthar sconfitto in Moldavia. Avversari, Sheriff compreso, non certo irresistibili. Ma che nel contesto della Champions assumono tutta un’altra valenza. Almeno per l’Inter.