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Italia: un anno senza vittorie (ma non diamo la colpa agli stranieri). In arrivo la quarta giornata, ma c’è già chi parla “del mercato di gennaio” (pietà…). Inter: per il rinnovo di Icardi… non c’è fretta

Italia: un anno senza vittorie (ma non diamo la colpa agli stranieri). In arrivo la quarta giornata, ma c’è già chi parla “del mercato di gennaio” (pietà…). Inter: per il rinnovo di Icardi… non c’è frettaTUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 11 settembre 2018, 00:002018
di Fabrizio Biasin

Siamo in piena pausa per la Nazionale. Ma il peggio è passato. Da oggi smetteremo di far finta che ce ne freghi qualcosa della Nations League (“La Nations League è importante!”) e torneremo a creare nuovi casi mediatici: perché Ronaldo non ha segnato durante la pausa? (“perché è bollito!”). Perché Icardi non ha dato una mano a Manzi a Misano? (“perché non partecipa alla manovra!”). E il sempre gettonatissimo “Mario Balotelli sì o Mario Balotelli no?” (“Mario Balotelli no!”, “Eh ma chi c’è meglio di lui? Nessuno!”). Eccetera.

La pausa per la Nazionale in compenso ci porta a diventare grandi esperti delle “altre cose”: abbiamo parlato di pallavolo (“il bagher di Zaytsev è rivedibile!”), moto (“Fenati ha dei problemi da sempre, me lo ha detto uno che lo conosce”), tennis (“sapevo che Djokovic prima o poi sarebbe resuscitato”), geografia (“Matera è in Basilicata, io l’ho sempre saputo”), cadute in bici (“Corona doveva piegare sulla sinistra, avrebbe assecondato la rotaia del tram”), altre cadute (“Mourinho è finito, altrimenti non sarebbe crollato a terra come una merdaccia”). Durante la pausa ci si arrangia come si può e il dato di fatto è che non siamo riusciti a dare una risposta all’unica domanda che aveva un senso: “Come funziona il regolamento della Nations League?”. Tutti fingono di saperlo ma nessuno lo ha spiegato fino in fondo, neppure gli scienziati del Cern che l’hanno inventato.

Veniamo a noi. Ci sono cose fondamentali da dire (non è vero, questo editoriale non ha ragione di esistere, ma facciamo finta che non sia così). Diciamo a caso un po’ di frasi fatte e buonanotte.

- Da adesso a Natale i nostri club più importanti giocheranno ogni tre giorni e, quindi, dovranno essere bravi a centellinare le energie (quelli esteri, invece, pure).
- Il calcio italiano è più difficile degli altri, per questo i nuovi arrivati dall’estero fanno fatica a segnare (tranne Piątek del Genoa, quello se ne fotte se è appena arrivato e segna lo stesso. Mah…).
- Il problema della Nazionale italiana è che in serie A giocano troppi stranieri (lo stesso numero degli altri campionati, ma fa niente).
- Il calcio italiano in compenso è tornato ad avere grande appeal (forse perché ha introdotto il sistema innovativo e visionario delle “squadre a piacere in serie B”: un giorno sono 22, un altro 19, oggi si vedrà).
- Totti non doveva dire che la Juve è nettamente la favorita per la vittoria del campionato e la Roma deve lavorare per il 2° posto (come se raccontare balle cambiasse un dato di fatto).

Ma il vero problema è un altro e, forse, ve ne siete già accorti: alcuni coraggiosi hanno iniziato a parlare del mercato di gennaio. A settembre. Noi non vorremmo farlo, ma questo editoriale ha bisogno di un titolo qualunque e quindi ora ci inventeremo delle cose a caso per portare a casa la pagnotta.

- Rafinha: l’Inter ha un piano per riportarlo a Milano a gennaio che passa da un’opzione futura del Barcellona su Skriniar e Paolo Bonolis.
- Andre Silva e Gabigol torneranno a Milano a gennaio, perché ieri erano delle pippe ma ora sono forti.
- Modric: l’Inter ci pensa per gennaio, ma solo se vince il Pallone d’Oro perché ha un patto con Perez (“se vinco il Pallone d’Oro mi lasci andare”).
- Pogba: la Juve se lo prende a gennaio, ma poi a febbraio torna a Manchester per battere ogni record di “vai e torna”.
- Cavani: speranza a gennaio per il Napoli, ma solo se si prosciugano tutti i pozzi di petrolio dello sceicco del Psg.
- Icardi, rinnovo a 7 milioni fino al 2023 a un passo (anche questa è una cazzata, serve ancora tempo).

Nel frattempo l’Italia ha perso contro il Portogallo, che sarà anche campione d’Europa in carica, ma senza Ronaldo è Nazionale normalissima. Gli azzurri torneranno in campo ad ottobre e festeggeranno un anno senza vittorie in partite ufficiali. Possiamo dare la colpa ai troppi stranieri in serie A ma, al momento, il problema sembrano i troppi italiani in Nazionale.

Fine. Siccome siamo ben sotto il limite della dignità per un editoriale, decidiamo scientemente di peggiorare la situazione parlando di Starbucks. A settimana prossima, promettiamo di tornare a livelli decenti (Twitter: @FBiasin).

Io ci sono stato allo Starbucks. Anche voi.
Tutti amano lo Starbucks. Anche io.
Ma perché lo amo? Perché è all’estero.
Sei motivi per cui lo Starbucks in Italia potrebbe avere dei problemi (ma anche no).
1) L’inutile catena
Quando sei all’estero presumibilmente sei in vacanza e hai tempo per grattarti la pera. A casa tua non hai tempo per grattarti la pera. In Italia se chiedi al dipendente “voglio un caffè”, pretendi che te lo faccia e finita lì. Allo Starbucks la tizia ti dice “Bene, grazie”. E passa l’ordinazione a un altro. Che la passa a un altro. E scrivono il tuo nome sul bicchiere. E dibattono sul tuo ordine (“questo Fabrizio ha preso un caffè, interessante…”). E il problema è che quando arriva il caffè ti dicono “ecco il suo caffè”, ma tu a quel punto hai voglia di lasagne.
2) Il caldo
Il caffè deve essere servito bollente, altrimenti non è buono. E anche il tè. Il problema è che allo Starbucks è sempre bollente, cioè non si raffredda mai. E tu provi a bere l’earl grey dal beccuccio. E bestemmi in cinese. E allora dici: “Vabbè, tolgo il tappo che diventa tiepidino”. Ma quello non diventa tiepidino. Resta bollente. E tu inizi a camminare. E ogni due secondi provi a bere. Ma è lava. E quando finalmente scende a temperature umane, tu hai voglia di lasagne.
3) Le calorie
Una volta ho mangiato la torta al limone di Starbucks. "Massì dai, una fettina…". Ero a Ibiza. Son tornato a Genova a nuoto. E avevo ancora 32459 calorie di torta al limone da bruciare. Le lasagne al confronto sono la Jocca che a sua volta è fatta di un cazzo di niente (la Jocca è un mistero. Anche chi la mangia è un mistero).
4) Le poltrone
Prima legge di Starbucks: “Le poltrone di Starbucks sono molto belle, ma quando arrivi tu sono occupate”.
5) Le poltrone/2
Seconda legge di Starbucks: “Se le poltrone di Starbucks sono libere è perché sono tutti da Spontini. Riflettici”.
6) Le poltrone/3
Se per caso riesci a sederti nella poltrona e mangi la torta al limone, allora è impossibile che tu riesca a tornare a casa per cena. Quando dicono “Starbucks è bello perché puoi stare lì quanto vuoi e non ti caccia nessuno” non è vero, è solo che hai mangiato la torta al limone e non riescono a spostarti.
Lunga vita a Starbucks, tanto chi cazzo c’ha tempo di andare in Cordusio.