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Juve e la Champions, una storia stucchevole. Intanto Ronaldo fa fuori uno fra Dybala e Mandzukic. Emre Can e Matuidi per dare sostanza. Inzaghi già a rischio non solo per la telefonata con Lotito. Inter, la prima l’ha sbagliata Spalletti...

Juve e la Champions, una storia stucchevole. Intanto Ronaldo fa fuori uno fra Dybala e Mandzukic. Emre Can e Matuidi per dare sostanza. Inzaghi già a rischio non solo per la telefonata con Lotito. Inter, la prima l’ha sbagliata Spalletti...TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 24 agosto 2018, 00:002018
di Enzo Bucchioni

Continuare a sentire o a leggere che la Juventus ha preso Cristiano Ronaldo per vincere la Champions League è ormai una storia vecchia e logora. Per niente originale, per molti versi inutile e fondamentalmente sbagliata. Purtroppo la Champions è diventata un’ossessione per molti bianconeri, l’anno prossimo saranno 23 stagioni fa quando la Juve riuscì a vincere e tutto diventa comprensibile, ma ridurre l’ingaggio di Cr7 a un unico obiettivo è assolutamente ingenuo e controproducente. E se poi non dovesse vincerla? Gli stessi diranno che Ronaldo non è quel giocatore così determinante. Scene già viste, discorsi già sentiti. Credo invece che Cr7 faccia parte di una discorso più ampio, sia la certificazione che la Juventus è entrata stabilmente nel gruppo delle società top in Europa e può permettersi l’ingaggio di certi giocatori e soprattutto lo stipendio di certi giocatori. Poi, ovvio, più qualità immetti e più possibilità ci sono di vincere, ma nel calcio sappiamo che certe operazioni messe in piedi a tavolino difficilmente funzionano. E poi ha detto bene Allegri, per una società come la Juventus tutti gli anni la vittoria della Champions, come del campionato o della coppa Italia deve essere un obiettivo.
Dico questo perché si rischia di non capire che un giocatore da solo può aiutare fortemente nel processo di crescita, ma con un giocatore solo non vinci anche se si chiama Cristiano Ronaldo. In caso contrario si rischierebbe l’ingenuità di Bonucci che l’anno scorso andando al Milan disse quell’infelice frase “io sposto gli equilibri”, salvo poi vedere che equilibri non ne ha spostati. Morale? Ronaldo può diventare devastante e può incidere per tutto il suo potenziale soltanto se verrà messo in condizione di esprimersi al meglio e dietro avrà una squadra che lo assiste alla ricerca dell’equilibrio.
Contro il Chievo a tratti si è vista tutta la potenzialità di questa squadra e, naturalmente, i colpi di Cristiano. Ma s’è visto soprattutto che Allegri deve risolvere in fretta il primo dubbio: è meglio far giocare Cr7 da centroavanti o sull’esterno come giocava più spesso nel Real? Se dobbiamo rimanere all’analisi di domenica la risposta è facile: Ronaldo ha inciso di più sull’esterno. Da centroavanti soffre la mancanza di spazio nel quale far scattare la sua rapidità, è costantemente raddoppiato se non triplicato e, soprattutto, non ha trovato in Dybala quella spalla capace di portargli via dei marcatori o aprirgli degli spazi con il suo movimento o con le penetrazioni verticali. Quella sorta di 4-2-4 con Cuadrado e Douglas Costa sugli esterni è efficace sulla carta, ma in campo ha reso meno. Anche Cuadrado, come Dybala, non è stato così efficace, ma, mi direte, è tutto normale in inizio stagione e questo è vero. Ma faccio un’analisi tattica perché la Juventus ha bisogno da subito di una fisionomia precisa, poi cambiare moduli e schemi sarà normale, ma all’inizio servono certezze.
E la certezza oggi sembra il movimento di Cristiano che dall’esterno converge e salta l’uomo per andare al tiro o al cross. Nel 4-3-3 che giocava l’ultimo Real di Cristiano, c’era comunque un centroavanti chiamato Benzema e se anche Cristiano finiva spesso l’azione in mezzo all’area, la forza fisica del francese era un alleato importante. Per questo, secondo me, Mandzukic potrebbe diventare determinante proprio nella veste di centroavanti che fa gol, d’accordo, ma che soprattutto sposta le difese per i tagli e gli inserimenti di Cristiano. Se vogliamo tirare le prime somme o chiudere il discorso, sta nascendo una difficile convivenza tra il croato e l’argentino. Lo abbiamo già scritto l’anno scorso e il discorso è rimasto in sospeso, per trovare posto stabile in questa Juve Dybala ancora di più oggi, dovrà diventare presto determinante nelle giocate e essere lucido tatticamente. Sarà difficile, infatti, vedere Allegri con il 4-2-3-1 per mettere in campo contemporaneamente Cr7 con dietro Douglas Costa o Cuadrado a destra, Dybala in mezzo e Mandzukic a sinistra. Sarebbe una squadra troppo sbilanciata e forse non si risolverebbe il problema del dove far giocare Ronaldo.
Mi aspetto già dei correttivi domani contro la Lazio. La squadra di Inzaghi ha il centrocampo molto folto, gioca con una punta e un centrocampista in appoggio, mi aspetto nella Juve una mossa per bilanciare e non andare in inferiorità numerica. Di sicuro uscirà uno fra Cuadrado e Douglas Costa, entrerà un centrocampista e se Matuidi non è ancora pronto, Emre Can a Verona ha fatto tutto benissimo nei pochi minuti giocati. Se Mandzukic è pronto l’ideale sarebbe schierare il 4-3-3 con l’attacco formato da Cuadrado a destra, col croato in mezzo e Ronaldo a sinistra. A centrocampo Khedira, Pjanic e uno fra Matuidi e Can. C’è poi l’opzione 4-4-2 con Ronaldo centroavanti, Dybala dietro e Cuadrado esterno nei quattro, ma in fase d’attacco chiedere a Matuidi o Can di attaccare a sinistra potrebbe essere difficile. A meno che non spinga di più Alex Sandro tenendo un centrocampista bloccato. L’analisi intanto ci dice che Allegri ha moltissime soluzioni tattiche che negli anni passati non aveva e conferma che Ronaldo sulla sinistra faciliterebbe molte cose. Vedremo.
La partita sarà complicata dalla Lazio che arriva ferita, in condizioni non ottimali. La sconfitta con il Napoli ha fatto male a tutti, ma forse i problemi affondano nella qualificazione Champions sfumata nell’ultima giornata per il gol di Vecino.

Lotito pregustava i cinquanta milioni dell’Uefa, la crescita del fatturato, l’ingresso fra le squadre vip che avrebbe dato un ulteriore slancio economico oltre che tecnico. E in una stagione positivissima per molti aspetti, il presidente ha comunque trovato modo di essere deluso dal rallentamento finale della sua squadra, da alcune partite buttate. Morale? Inzaghi ha fatto bene, ma per Lotito poteva fare di più. Ha commesso errori decisivi. Le scorie sono arrivate fino alla telefonata rubata dell’altro giorno, ma che nel gruppo non ci fossero la serenità e la carica dell’anno scorso si era già percepito. La campagna acquisti al minimo doveva già essere un motivo di riflessione e la telenovela Milinkovic di sicuro non ha aiutato. C’è la sensazione che se dovesse perdere anche domani, zero punti in due gare, per la Lazio potrebbero già arrivare momenti complicati. Idem per il rapporto Lotito-Inzaghi. Sarà fondamentale vedere se i giocatori avranno quella reazione fortissima che si aspetta.
Verifica importante anche per l’Inter. Battere il Torino non sarà facile, affrontarlo già con l’ansia da prestazione un’aggravante. La sconfitta con il Sassuolo non fa cambiare quanto detto in piena estate, l’Inter ha un grande organico e ha fatto un mercato-top, ma i problemi vanno risolti in fretta. A Sassuolo la partita l’ha persa soprattutto Spalletti. Discutibile la scelta di far giocare dall’inizio ben quattro nuovi più Dalbert. Ancora più discutibile mettere assieme dietro a Icardi tre che mai avevano giocato assieme come Politano, Lautaro e Asamoah. Quest’ultimo doveva giocare basso al posto di Dalbert. Ma credo che Spalletti sia stato fregato dall’ansia di far giocare subito Lautaro che ha fatto benissimo in precampionato. E invece una squadra non a posto fisicamente aveva bisogno di maggior equilibrio e maggiori certezze. Il giovane argentino deve ancora imparare molto del nostro campionato, potrebbe essere più utile per lui un inserimento graduale, a partita in corso, o almeno un apprendimento e qui sono d’accordo con Allegri che i nuovi li dosa e li istruisce a lungo.
Anche se davanti c’era il Sassuolo, un’altra ingenuità è stata schierare assieme Brozovic a corto di allenamento e Vecino un altro reduce dal mondiale. Serviva un centrocampista in più, un Gagliardini o anche un compassato Borja che in certe situazioni può ancora far comodo. Tutto e subito è un rischio che Spalletti non doveva e non deve correre. L’Inter è forte, ma deve avere il giusto tempo di crescita.
Passiamo all’altra super sfida: Napoli-Milan. Ancelotti contro Gattuso. Rischiano i rossoneri perché non hanno ancora il ritmo campionato, sono al debutto, e devono ritrovare certezze. Se è vero che Higuain ha sempre il veleno addosso quando vede De Laurentiis e potrebbe ancora far male, è altrettanto vero che il Napoli ha mostrato personalità contro la Lazio e trovato subito una nuova guida stabile e carismatica in Ancelotti. I dubbi sul cambio tra Sarri e Ancelotti mi ricordano il passaggio tra Sacchi e Capello al Milan all’inizio degli anni novanta. Quel Milan incantava, comunque Sacchi avrebbe voluto cambiare qualcosa, soprattutto Van Basten. Finì con Sacchi in nazionale e Capello al Milan. Gioco meno spettacolare, d’accordo, ma Capello alla fine vinse molto più di Sacchi. La storia anche nel calcio a volte si ripete. Il Napoli di Ancelotti sicuramente non toccherà i livelli di perfezione e spettacolarità del calcio di Sarri, ma avrà qualità diverse e alla fine potrebbe anche risultare più efficace e magari riuscire in quello che a Sarri non è riuscito: vincere.