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La rabbia di Allegri, ha vinto la guerra di religione contro gli integralisti. Ecco cosa vuole per restare alla Juve. Sarri e De Laurentiis, un incontro per continuare assieme. Il valzer delle panchine bloccato dal Real

La rabbia di Allegri, ha vinto la guerra di religione contro gli integralisti. Ecco cosa vuole per restare alla Juve. Sarri e De Laurentiis, un incontro per continuare assieme. Il valzer delle panchine bloccato dal RealTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 11 maggio 2018, 00:002018
di Enzo Bucchioni

E alla fine Allegri è saltato come un tappo di champagne. Nel calcio ormai va bene tutto e il contrario di tutto, ma anche la pazienza ha un limite. Per come la vedo io, Allegri è anche troppo accondiscendente, sapete quanti ne avrei mandati in diretta televisiva anche prima della finale di coppa Italia? Lui, giustamente, non lo può fare e non lo fa, ma nei suoi confronti è in atto un processo di demonizzazione che ha pochi precedenti e riporta la mente agli anni ottanta e a Trapattoni. Fu un eccesso allora e lo è anche oggi.
Allegri può fare un calcio che non piace a tutti, forse non diverte. Ma non è possibile metterlo in discussione e non ammettere che Allegri è un grande allenatore, non fosse altro per i risultati che ha ottenuto in carriera e nella Juventus in particolare. Un grande allenatore per quel calcio, per la sua cultura calcistica. E qui nasce l’equivoco e si alimenta una situazione surreale. Insostenibile. Allegri è bersaglio di una critica diffusa che ama un altro tipo di calcio, che affonda le sue radici culturali nel sacchismo, nel guardiolismo e affini. Per arrivare al sarrismo. Il calcio degli intellettuali, degli evoluti, di quelli che viaggiano con la lavagna sottobraccio e riducono tutto a meccanismi e movimenti perfetti, diagonali, sovrapposizioni e tocchi di prima. Un gran bel calcio, per carità. Arrivo a dire, nella mia ampiezza di vedute, che il Napoli avrebbe meritato lo scudetto per il gioco che ha espresso. Ma poi mi fermo qui. Non vado oltre. E riconosco che Allegri con il suo calcio, ha fatto e sta facendo comunque cose straordinarie e soprattutto vince come nessun altro. E vincere non è mai scontato, neppure quando alleni la Juventus.
Dove sta l’errore di molti evoluti, chiamiamoli così? Nel voler criticare, demolire, ridicolizzare, sminuire tutto e tutti di quel calcio che loro non amano e credono sia superato. E’ una guerra di religione, un integralismo inaccettabile. Quasi una forma di razzismo calcistico. Non può esistere l’equazione, se giochi un calcio organizzato e moderno sei bravo, se giochi un calcio con altri principi sei scarso.
Ha ragione Allegri quando dice che il calcio è fatto di tante piccole sfumature, di lavoro sul campo, ma anche di psicologica, intuizione, coraggio, capacità di cambiare e adattarsi all’avversario. In fondo quello è il nostro calcio. E se io guardo con interesse quelli che vogliono provare a battere strade nuove, a fare un’evoluzione, a modernizzare per avvicinare i modelli delle grandi squadre, con altrettanto interesse e rispetto devo guardare il lavoro di Allegri. Tutte le teorie e le scuole sono belle e valide, creano cultura e dibattito, alimentano la riflessione. Mi piace pensare che Allegri, in futuro, possa anche modificare in qualche particolare il suo modo di pensare calcio in virtù di qualche idea innovativa di altri. O, viceversa, Sarri possa cambiare certe cose per rendere il suo calcio più vincente. Fa parte della duttilità che ogni attività dovrebbe avere. Invece ho assistito ad atteggiamenti snobistici e anche peggio che mi hanno riportato agli anni ottanta. Trapattoni ha vinto di tutto e di più, a un certo punto per molti è sembrato una sciagura. All’epoca se non eri sacchiano rischiavi il linciaggio culturale. Sacchi è stato un profeta, di sicuro ha cambiato il modo di pensare calcio in Italia, ha contribuito alla crescita, ma gli altri non potevano e non possono essere considerati gente da mettere al rogo. Facevano e hanno continuato a fare il loro calcio con onestà e a vincere. I latini dicevano che, in media sta virtus, e non sbagliavano. Ripartiamo da li.
Il bello è che, su questa falsariga, Allegri è spesso nel mirino anche degli juventini. Basta una partita persa o una Champions andata, a far montare l’onda.

Ma lo sanno che quest’anno Allegri ha vinto con una squadra composta da quattordici giocatori sopra i trent’anni? Eppure sono arrivati a maggio ancora in buone condizioni e con dentro motivazioni anche dopo aver vinto di tutto e di più negli ultimi quattro anni.
Proprio in virtù della carta d’identità di molti, per allungare il ciclo Allegri non è disposto a rimanere comunque alla Juventus. La situazione la conosce benissimo, se le cose non dovessero andare sa che l’anno prossimo il primo a finire nel mirino sarebbe lui. Ecco allora perché alla domanda resti?, lui ogni volta risponde: “A fine stagione ci metteremo a sedere con la proprietà per fare nuovi programmi”.
Vuole il rinnovamento della rosa che gli consenta di trovare nuove energie e altre soluzioni. Non basteranno i tipici ritocchi degli ultimi anni, questa volta il rinnovamento dovrà essere profondo perchè, tanto per fare un esempio, la fascia sinistra resterà scoperta per l’addio di Asamoah e la probabile cessione di Alex Sandro. Ma servirà anche un esterno destro, un centrale difensivo, un altro centrocampista oltre a Emre Can. E un attaccante per sostituire Mandzukic che sembra logoro. Nella lista di Allegri ci sono Morata e Bellerin, il sogno è Milinkovic Savic e lo abbiamo già scritto. Il nodo è Dybala. La Juve non ha e non avrà dalla proprietà 200 milioni per fare mercato e una cessione eccellente potrebbe essere obbligatoria. Però la frattura fra tecnico e giocatore sembra ricomposta, vedremo che idee hanno in testa Marotta e Paratici. Solo se saranno convincenti Allegri resterà per il quinto anno consecutivo alla Juve.
Alla fine è assai probabile che anche Sarri resti al Napoli. De Laurentiis lo punzecchia in continuazione, ma siamo al classico amore-odio, il gioco delle parti. Tutte le offerte milionarie dall’estero per l’allenatore ci sono e non ci sono, una proposta concreta o una trattativa in essere non esiste. La prossima settimana i due si incontreranno e Adl saprà dalla viva voce del suo allenatore che il Napoli per ripartire ha bisogno di giocatori freschi, di nuove energie, di elementi giusti. Un buon mercato sarà necessario con Sarri o senza Sarri. Il contratto in essere scadrà nel 2020, alla fine Sarri probabilmente rimarrà ma senza rinnovo alle condizioni poste da De Laurentiis. Se il presidente avesse invece voglia di un nuovo allenatore può liberarsi di Sarri con 500 mila euro. L’intesa è ancora possibile e per andare via la clausola rescissoria da 8 milioni è comunque un ostacolo non da poco. La clausola, infatti, scade il 31 maggio e a detta di tutti gli operatori di mercato il valzer degli allenatori delle grandi squadre internazionali prenderà il via soltanto dopo la finale di Champions del 26 maggio. Se Zidane non dovesse vincere è probabile che Perez si butti su Pochettino del Tottenham e da lì tutto il resto sarà una conseguenza. Ma in cinque giorni è possibile per qualcuno (Chelsea?) pensare a Sarri e risolvere anche la vicenda-clausola? Tempi molto stretti. Oggi sembra quasi che Adl e Sarri siano legati più per forza che per amore, ma vedremo.
Anche Donnarumma è legato al Milan, ma è chiaro che l’arrivo di Reina, tre milioni di ingaggio, vuol dire che la separazione è decisa. Meglio per tutti vista anche la finale di coppa Italia e le disavventure di questo ragazzo in balia da anni di situazioni più grandi di lui, gestite malissimo. Dalla cessione del portiere (70 milioni) il Milan avrà la possibilità di arrivare a un grande attaccante. Questa è la strategia. Ieri però è scattato l’allarme e non solo per le papere di mercoledì sera, gli errori capitano, ma perché l’Uefa ha di nuovo messo nel mirino il Psg per il fair play finanziario e non è più così certo che l’operazione Donnarumma possa andare in posto. A meno che il padre di Neymar non riesce a portare il figlio al Real come sogna da tempo, disegno finale del passaggio a Parigi.
A proposito di risorse e di fair play finanziario, anche l’Inter è in stand by. Champions o non Champions potrebbero cambiare molti piani economici e quindi tecnici. Ieri è stato ufficializzato l’arrivo di De Vrij a parametro. Arriverà anche Asamoah e Lautaro Martinez è l’altro colpo. Tre buoni rinforzi. Restano da riscattare Rafinha e Cancelo e stante le cose c’è una priorità che si chiama Rafinha, oggi il doppio riscatto sembra complicato.