Özil e la Germania, la fine burrascosa di un amore mai del tutto sbocciato
Un addio burrascoso, quello di Mesut Özil con la Nazionale tedesca: 92 partite, 23 reti e un titolo da campione del Mondo che comunque non è bastato a farsi amare completamente dal popolo tedesco.
Un talento indiscutibile che quasi mai ha dato l'impressione di essere espresso completamente. Per Uli Hoeness succedeva solo contro San Marino, forse esagerando. Ma negli ultimi anni sono state davvero poche le prove a smentire l'attuale presidente del Bayern Monaco.
Spesso l'impressione è stata quella di una Germania in dieci uomini, o in undici per non oltre venti minuti. Una costante in nove anni di NationalMannschaft nei quali Mesut non è mai stato un leader. Nemmeno con gli addii di giocatori come Schweinsteiger e Lahm ha voluto diventarlo. Il carattere schivo dentro e fuori dal campo non ha certo aiutato al momento delle critiche. Con il caso Erdogan divenuto troppo grande per lui.
Di questo Mesut Özil non ha mai voluto scusarsi, anzi è passato al contrattacco preferendo lasciare la Germania sbattendo la porta. "Sono tedesco se vinciamo e immigrato se perdiamo" riferendosi al presidente della Federcalcio Reinhard Grindel. Non sarà facile nemmeno per quest'ultimo gestire la situazione, anzi. Il terremoto nel calcio tedesco, partito col flop in Russia potrebbe colpire anche lui.