Hoarau, Von Bergen e Hutter: tutti gli uomini dell'impresa Young Boys
Un'impresa che fa quasi rima con miracolo. Perché l'egemonia del Basilea era duratura e pareva impossibile da arginare. Da superare. Invece lo Young Boys, trentadue anni dopo l'ultimo titolo, ha spezzato la linea retta dei trionfi dei pluricampioni di Svizzera dopo otto anni. Una formazione che ha vissuto sui gol dell'ariete Guillame Hoarau, ex enfant prodige ma promessa mai realizzata del Paris Saint-Germain dell'era pre-petroldollari. Quattordici in campionato, in quella che è stata una fabbrica del gol con ben quattro giocatori in doppia cifra in Raiffeisen Super League. Con lui anche i compagni di reparto Jean-Pierre Nsame, che in Francia ha giocato discretamente con l'Angers, è andato al Servette e che è costato allo Young Boys neppure un milione di euro in estate. Dodici gol, tanti quanti quelli di Roger Assale, che gli svizzeri hanno pescato in Repubblica Democratica del Congo al TP Mazembe.
Miralem Sulejmani, esterno sinistro d'attacco, ne ha fatti undici con ben otto assist, lui che tra Ajax e Benfica ha certamente più esperienza di tutti i suoi compagni di rosa. Tra i gioielli Christian Fassnacht, esterno d'attacco ventiquattrenne svizzero che ha già estimatori in Italia, poi il terzino Kevin Mbabu che al Newcastle non era riuscito a sfondare ma che è stato assoluto protagonista allo Young Boys. In mezzo alla difesa Steve von Bergen, trentaquattro primavere di cui alcune spese con pochi trionfi tra Cesena e Palermo, giocatore più impiegato della stagione davanti a Mbabu e al compagno di retroguardia Kasim Nuhu, centrale difensivo ventiduenne ghanese preso dal derelitto Maiorca in Spagna. In panchina, il quarantottenne austriaco Adi Hutter, dal 2015 in Svizzera, un titolo e una Coppa in Austria alla guida del Salisburgo. Il suo 4-4-2 è stata la ricetta per l'impresa. Anzi. Per il miracolo.