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FOCUS TMW - Genoa, Piatek salva il 2018. Ma per il 2019 serve Preziosi?
Niente attivo, ancora una volta, per il sodalizio di Enrico Preziosi. Il fatturato del 2018 è in perdita di 3,9 milioni di euro, nonostante plusvalenze per quasi 50 milioni di euro. Quello che riceve dagli altri club, il Genoa, spende. Grazie alle plusvalenze del mercato invernale, soprattutto Piatek, la situazione è però migliorata e volge al sereno. Perché la continuità aziendale è stata assicurata, con il patrimonio netto di marzo che si attestava a 10 milioni. Il totale della produzione è di 124 milioni, in aumento di 30 rispetto al 2017: a salvare i conti ci hanno pensato Pellegri, 20 milioni, Laxalt, 11, Perin, 12, e Izzo, 8.
I DIRITTI TELEVISIVI - Cresciuti parecchio rispetto all’anno precedente, sono però meno del 60% del totale rispetto al fatturato netto. Questo perché gli ultimi campionati non sono stati molto fortunati per il Genoa, che non è mai riuscito a fare il salto di qualità, impostandosi sui 75 milioni circa di fatturato netto.
I COSTI - Alti quelli per i dipendenti, oltre i 52 milioni di euro - 72% del fatturato reale - ma soprattutto quello verso altre società. Il Genoa compra, vende, fa plusvalenze, ricompra. Basti pensare a Sturaro a gennaio, oppure a Pinamonti a giugno. L’anno prima era stato il turno di Valietti e Radu dall’Inter, quest’ultimo riscattato nell’estate scorsa proprio dai nerazzurri. Dentro, fuori, dentro, fuori, in operazioni che sembrano accordate e alla luce del sole (dentro Sturaro ma fuori Zanimacchia, dentro Pinamonti ma fuori Radu, e così via). Ben otto i milioni spesi per i procuratori, decisamente non pochi.
IL TREDICESIMO MESE - Piatek, appunto, ma anche Zanimacchia e Pina Nunes al Chievo: con le plusvalenze di gennaio la continuità aziendale è stata garantita. Però in anni più lontani era lo stesso Enrico Preziosi a mettere mano al portafogli e ripianare. Succederà ancora così oppure ci sarà la possibilità di un’altra succulenta plusvalenza? Certo, l’infortunio di Kouamé ha messo i bastoni tra le ruote, altrimenti sarebbe stato il primo indiziato ad andarsene. Quindi la domanda sorge spontanea: chi potrebbe essere il sacrificato? Forse lo stesso presidente.
I DIRITTI TELEVISIVI - Cresciuti parecchio rispetto all’anno precedente, sono però meno del 60% del totale rispetto al fatturato netto. Questo perché gli ultimi campionati non sono stati molto fortunati per il Genoa, che non è mai riuscito a fare il salto di qualità, impostandosi sui 75 milioni circa di fatturato netto.
I COSTI - Alti quelli per i dipendenti, oltre i 52 milioni di euro - 72% del fatturato reale - ma soprattutto quello verso altre società. Il Genoa compra, vende, fa plusvalenze, ricompra. Basti pensare a Sturaro a gennaio, oppure a Pinamonti a giugno. L’anno prima era stato il turno di Valietti e Radu dall’Inter, quest’ultimo riscattato nell’estate scorsa proprio dai nerazzurri. Dentro, fuori, dentro, fuori, in operazioni che sembrano accordate e alla luce del sole (dentro Sturaro ma fuori Zanimacchia, dentro Pinamonti ma fuori Radu, e così via). Ben otto i milioni spesi per i procuratori, decisamente non pochi.
IL TREDICESIMO MESE - Piatek, appunto, ma anche Zanimacchia e Pina Nunes al Chievo: con le plusvalenze di gennaio la continuità aziendale è stata garantita. Però in anni più lontani era lo stesso Enrico Preziosi a mettere mano al portafogli e ripianare. Succederà ancora così oppure ci sarà la possibilità di un’altra succulenta plusvalenza? Certo, l’infortunio di Kouamé ha messo i bastoni tra le ruote, altrimenti sarebbe stato il primo indiziato ad andarsene. Quindi la domanda sorge spontanea: chi potrebbe essere il sacrificato? Forse lo stesso presidente.
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