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Götze, adesso Lothar ha i piedi fatati

Götze, adesso Lothar ha i piedi fatati
mercoledì 2 dicembre 2009, 00:002009
di Gianluigi Longari

Ci sono caratteristiche innate, nella cultura calcistica dei diversi paesi, che sovente vengono individuate ed estrapolate da un contesto più ampio proprio per riuscire ad identificare gli aspetti prevalenti messi in gioco (nel vero senso della parola) dalla tradizione pallonara di ogni angolo del mondo.
Capita così che il Brasile sia per antonomasia la squadra più tecnica e spettacolare, che l'Argentina supplisca con l'arcinota "garra" gaucha alle deficienze (poche a dire il vero) a livello qualitativo; che il calcio inglese faccia dell'intensità e della grinta le proprie colonne portanti, e che una squadra italiana costituisca le sue fortune basandosi su di un'arcigna ed impenetrabile difesa.
Luoghi comuni, è verissimo, ma un rapido excursus nella storia di questo sport, evidenzia come il più delle volte proprio queste opinioni preconfezionate avvicinino la realtà più di quanto non facciano le anomalie.

Tuttavia, è proprio di una meravigliosa eccezione che ho intenzione di trattare nell'appuntamento che settimanalmente ci conduce alla scoperta dei più cristallini talenti del football mondiale.
Il suo nome è Mario Götze, la sua nazionalità è tedesca ed il suo stile di gioco è quanto di più lontano possiate immaginare rispetto alla nidiata di centrocampisti teutonici tutti grinta, corsa e potenza che ci capita di notare osservando una qualsiasi partita di Bundesliga.

Mario è nato nel 1992, ed assieme al fratello maggiore Fabian ha intrapreso sin da piccolissimo lo sport che ne avrebbe poi fatto la fortuna negli anni a venire. Il primo club ad ospitarne le giovani gesta è stato l'SC Ronsberg, piccola società di un'altrettanto piccola cittadina del land della Baviera, di cui la famiglia Götze è originaria. Principalmente divertimento, che inizia a mutarsi in qualcosa di più quando gli osservatori dell'Eintracht di Hombruch, secolare società della zona di Dortmund, scommettono sul precoce ma evidente talento della coppia di fratelli decidendo di tesserarli per la loro squadra giovanile. È il 2001, Mario ha appena compiuto nove anni quando dopo avere incantato osservatori e tecnici del suo nuovo team, è il club più importante di tutta la Vestfalia, ed uno dei più prestigiosi e blasonati di Germania, a mettere gli occhi su di lui e, di riflesso, sul fratellone Fabian. Parliamo ovviamente del Borussia Dortmund, società che dal settembre di quell'anno diventerà la nuova casa dei fratelli Götze.

Inizia da qui l'impetuoso cammino di crescita di Mario Götze, cui l'innata classe cristallina, abbinata ad un temperamento tipicamente teutonico, permette l'esordio anche nelle nazionali di categoria. Sarà l'under 15 a marcare la prima differenza sulle abilità dei due fratelli, snobbando il mestierante della difesa Fabian ed al contrario, esaltando le qualità di Mario, la cui ascesa non verrà frenata neppure negli step successivi, nonostante un fisico ancora gracilino. Arrivano di conseguenza, dunque, le chiamate con under 16 e, soprattutto under 17, gruppo nel quale le enormi qualità del talento giallo nero s'impongono prepotentemente sotto le luci della ribalta.

È quindi la stagione scorsa quella della svolta per Götze, gratificato da prestigiosi riconoscimenti anche con il club, con il quale partecipa, mietendo risultati e soprattutto ammiratori illustri, alla A-Junioren Bundesliga, alla DFB Cup junior club, ed ovviamente allo Youth Championship, da sempre una delle più floride fucine di talenti a livello internazionale. Annata positiva, dunque, che si ripercuote in prestazioni scintillanti anche con la casacca della Nazionale. Il primo teatro di una crescita ormai quasi completa, è proprio la Germania. Lì si svolgono infatti gli europei under 17, manifestazione durante la quale, il talento di Götze si impone come uno dei più fulgidi dell'intero panorama continentale. A farne le spese, tanto per essere chiari, è proprio l'Italia, eliminata dai padroni di casa soprattutto in virtù di una prestazione ben più che maiuscola di questo progetto di fuoriclasse. Il titolo di Campione d'Europa under 17, è solo il preludio ad un altro importante riconoscimento, ovvero la medaglia d'oro Fritz Walter, che lo incorona quale miglior giocatore di tutta la sua fascia di età.
La consacrazione si ha con la convocazione al recente mondiale di Nigeria, durante il quale, nonostante le attese tradite dalla sua Nazionale, Götze si conferma come uno degli elementi di maggiori qualità dell'intera competizione.

La strada è spianata, il suo valore è noto, ed anche quel fisico piuttosto gracile si è ormai fatto da parte, lasciando spazio ad un più che dignitoso metro e 76 cm di altezza, accompagnato da un baricentro basso ma robusto, che gli consente di resistere con ottimo vigore agonistico ai frequenti contrasti cui il suo ruolo e soprattutto la sua tendenza al dribbling lo sottopongono. Le 28 realizzazioni in sole 35 presenze (media pazzesca per uno che di ruolo fa il centrocampista), convincono il tecnico del Borussia Jurgen Klopp ad inserirlo nel quadro della prima squadra, fino a raggiungere nemmeno 10 giorni fa, la gioia dell'esordio in Bundesliga durante la sfida contro il Mainz.

Lontano dalla concretezza senza fronzoli e virtuosismi dell'immenso Lothar Matthaeus, parliamo di un giocatore che fa dell'assoluta genialità ed imprevedibilità delle giocate la sua caratteristica principale. Dribbling stretto, ma specialmente una visione di gioco sopraffina ne fanno un elemento assolutamente unico per la sua fascia di età. A livello fisico ricorda nelle movenze il francese Nasri, riuscendo però ad essere un po' più rapido nello stretto rispetto al marsigliese di origini algerine ora in forza all'Arsenal. La sua posizione ideale è senza dubbio quella di trequartista, slegato quindi da compiti difensivi che finirebbero per minarne lucidità, e di conseguenza qualità, nella giocata; tuttavia può tranquillamente ricoprire un ruolo più arretrato (da regista basso), o meglio ancora può essere impiegato da seconda punta, principalmente in virtù di un buon feeling con il gol.
Un elemento di valore assoluto ma non ancora totalmente affermato, di provenienza nobile ma non appartenente ad una bottega troppo cara. In sostanza, un affare da non lasciarsi assolutamente sfuggire.