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Pres. Las Palmas: "Calcio senza tifosi? Allenamento. Qui porte aperte già a giugno"
"Vorremmo aprire le porte dello stadio ai nostri tifosi già a partire dal 13 giugno". Il presidente del Las Palmas, Miguel Angel Ramirez, è stato piuttosto chiaro: anche se il calcio spagnolo deve ancora ufficialmente riprendere, a Las Palmas de Gran Canaria (poco meno di 400.000 abitanti) la speranza è quella di riportare i tifosi sugli spalti fin dalla prima partita post-Coronavirus. Un messaggio che il numero uno dei pío-pío, invischiati nella lotta per non retrocedere in Segunda División 2019-2020, ha ribadito in queste ore proprio ai microfoni esclusivi di TuttoMercatoWeb.com. In attesa di una risposta definitiva dal Governo per poter riabbracciare - seppur da lontano - la propria gente tra le mura dell'Estadio de Gran Canaria e mettersi così definitivamente alle spalle la pandemia.
Presidente, è fiducioso sull'apertura del vostro stadio ai tifosi già dal prossimo 13 giugno contro il Girona?
"La nostra intenzione è chiara, ma tutto dipenderà dalle decisioni delle autorità competenti. Ancora non c'è alcuna ufficialità, lunedì prossimo presenteremo la nostra proposta per giocare a porte aperte (solo tifosi locali, ndr) e il Governo autonomo delle Canarie si esprimerà al riguardo. Senza l'approvazione del protocollo sanitario, non sarà chiaramente possibile riaprire al pubblico".
Il campionato spagnolo di seconda divisione, in caso di esito positivo, sarebbe il primo fra le più importanti leghe europee a riammettere i tifosi allo stadio.
"Penso che alle Canarie sarà possibile farlo fin da giugno, rispettando ovviamente tutte le misure sanitarie. Non so quando potranno tornare allo stadio i tifosi degli altri Paesi europei, ma nel resto della Spagna per me un'apertura quantomeno parziale arriverà già il mese prossimo".
Come sta reagendo la tifoseria del Las Palmas dinanzi alla possibilità di poter tornare a tifare dal vivo la propria squadra del cuore?
"I nostri tifosi stanno fremendo, ma sanno anche che non sarà subito tutto come prima. Qui alle Canarie, in generale, stiamo seguendo le varie raccomandazioni e il rischio di contagiarsi oggi è molto basso. Il processo di normalizzazione post-Coronavirus può partire proprio da realtà come la nostra per poi allargarsi ad altre province spagnole. La paura di ammalarsi resta e resterà, ma sono convinto che riusciremo progressivamente a trasmettere il messaggio che queste isole sono una destinazione priva di pericoli. Sarà solo questione di abituarsi e di continuare a rispettare le misure di sicurezza".
Da uomo di calcio, quanto perde infine questo sport senza il pubblico sugli spalti?
"Il calcio senza tifosi non si può più considerare un grande spettacolo. Diventa piuttosto una sorta di allenamento, durante il quale ci sono però in palio punti che danno e tolgono la vita alle squadre e ai club. Qualcosa di importantissimo che finisce quindi per disputarsi in un ambiente insignificante".
Presidente, è fiducioso sull'apertura del vostro stadio ai tifosi già dal prossimo 13 giugno contro il Girona?
"La nostra intenzione è chiara, ma tutto dipenderà dalle decisioni delle autorità competenti. Ancora non c'è alcuna ufficialità, lunedì prossimo presenteremo la nostra proposta per giocare a porte aperte (solo tifosi locali, ndr) e il Governo autonomo delle Canarie si esprimerà al riguardo. Senza l'approvazione del protocollo sanitario, non sarà chiaramente possibile riaprire al pubblico".
Il campionato spagnolo di seconda divisione, in caso di esito positivo, sarebbe il primo fra le più importanti leghe europee a riammettere i tifosi allo stadio.
"Penso che alle Canarie sarà possibile farlo fin da giugno, rispettando ovviamente tutte le misure sanitarie. Non so quando potranno tornare allo stadio i tifosi degli altri Paesi europei, ma nel resto della Spagna per me un'apertura quantomeno parziale arriverà già il mese prossimo".
Come sta reagendo la tifoseria del Las Palmas dinanzi alla possibilità di poter tornare a tifare dal vivo la propria squadra del cuore?
"I nostri tifosi stanno fremendo, ma sanno anche che non sarà subito tutto come prima. Qui alle Canarie, in generale, stiamo seguendo le varie raccomandazioni e il rischio di contagiarsi oggi è molto basso. Il processo di normalizzazione post-Coronavirus può partire proprio da realtà come la nostra per poi allargarsi ad altre province spagnole. La paura di ammalarsi resta e resterà, ma sono convinto che riusciremo progressivamente a trasmettere il messaggio che queste isole sono una destinazione priva di pericoli. Sarà solo questione di abituarsi e di continuare a rispettare le misure di sicurezza".
Da uomo di calcio, quanto perde infine questo sport senza il pubblico sugli spalti?
"Il calcio senza tifosi non si può più considerare un grande spettacolo. Diventa piuttosto una sorta di allenamento, durante il quale ci sono però in palio punti che danno e tolgono la vita alle squadre e ai club. Qualcosa di importantissimo che finisce quindi per disputarsi in un ambiente insignificante".
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