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Maldini e l'amore per il Milan. Da calciatore e da dirigente: e la trattativa col PSGTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 10 maggio 2024, 00:34I fatti del giorno
di Lorenzo Di Benedetto

Maldini e l'amore per il Milan. Da calciatore e da dirigente: e la trattativa col PSG

"È una regola che vale soprattutto per l'Italia, non riuscirei mai a vedermi in un club diverso dal Milan". Paolo Maldini chiude la porta a qualsiasi avventura da dirigente che non sia legata al club che lo ha reso grande. Nessuna possibilità dunque di vederlo altrove, con l'ex dirigente del Milan che ha parlato anche di cosa rappresenti il Milan per lui: "Era qualcosa presente da prima che io nascessi, mio papà è stato calciatore del Milan. È la squadra della mia città, l'ambiente dove sono cresciuto. Ho iniziato a giocarci a dieci anni e ho smesso a quarantuno, va al di là del tifo o del lavoro: è estrema passione. Il rapporto che c'è va oltre le ere in cui sono passato attraverso questa grande società. Ogni squadra può far sì che il tifoso rivendichi qualcosa di particolare, noi milanisti abbiamo un passato glorioso con delle cadute, ma alla fine è più facile che i tifosi ricordino i momenti brutti per poi tornare a quelli belli: noi in questo siamo stati maestri, i rimbalzi del Milan negli anni sono stati clamorosi".

Le Tentazioni da altre squadre da calciatore?
"No, ci sono stati dei momenti delicati all'interno del mio club. Le cose non andavano bene e c'era amarezza da parte mia, che però mi portava a provare a migliorare le cose. Per andare via ci deve essere una squadra che ti chiede, la tua volontà e quella del club: queste tre cose non sono mai arrivate insieme. Il no al Real Madrid? Difficile dire di no: può accadere solo se non sei contento al Milan, in quegli anni il Milan era la squadra di riferimento. Pallone d'oro? Non penso a ingiustizie nella mia carriera, è un premio individuale che non faceva parte degli obiettivi che mi ero posto. Non era una certificazione, per me lo sono altre cose. Io il più grande perdente della storia? È un discorso ampio, naturalmente poi viene presa solo quella frase. Le vittorie passano attraverso le sconfitte, ho perso tante finali e ne ho giocate altrettante vincendole, la stessa cosa si può dire di Federer o di un grande tennista, è un discorso ampio, non posso considerarmi un perdente nella vita".


Da dirigente invece la trattativa con il PSG.
"Non ho mai detto di no, prima del Milan sono stato tre volte a Parigi e avevo dato la mia disponibilità, poi la cosa non è andata avanti; pensandoci adesso è stato un bene, sarei entrato in una società ancora in grande evoluzione, in un paese che non conoscevo, con una lingua che non conoscevo. I miei primi dieci mesi da dirigente sono stati di apprendimento, mi sentivo inadeguato, stavo imparando e non riuscivo a determinare qualcosa. Leonardo rideva, mi diceva che mi sarei reso conto pian piano del mio impatto. È stata una fortuna iniziare a lavorare con lui".

Infine le parole di Maldini anche sull'Inter campione d'Italia.
"È molto indicativo quello che è successo. L'Inter ha una struttura sportiva che determina il futuro dell'area sportiva. È stata gratificata con contratti a lunga scadenza, c'è stata un'idea di strategia. Non è un caso che il Napoli sia andato male dopo gli addii di allenatore e direttore sportivo. Si dà poca importanza alla gestione del gruppo, a volte si considerano i giocatori come macchine che devono produrre qualcosa, ma per farlo servono persone che li aiutino a farlo. Il supporto ai calciatori credo che sia ancora qualcosa di inespresso nel calcio sia in Italia sia a livello mondiale, ci si dimentica che sono ragazzi giovani che hanno bisogno di supporto e di qualcuno che dica loro le cose come stanno, non sempre è facile arrivare a parlarne con loro. Il passato può far paura? A volte sì, ma non è detto che il fatto di avere un grande passato da calciatore ti debba per forza dare un presente da dirigente. Sono due lavori completamente diversi, fin quando non si prova non si sa. Quando non ti danno l'occasione è perché probabilmente il tuo passato è ingombrante e la gente lo sa. È quello che ho sempre detto, quando mi hanno chiamato ho detto: "Ma siete sicuri?", perché devi sapere pro e contro. Mi piace giocare a carte scoperte".