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Spalletti: "Maglia Azzurra va portata con orgoglio. Si riparta dalle sconfitte passate"
Intervistato dai taccuini del Corriere della Sera, il commissario tecnico dell’Italia Luciano Spalletti ha toccato vari temi tra cui, appunto, quello della Nazionale: “Quella Azzurra è la maglia più bella e più importante del mondo, la prima pelle per un calciatore. Bisogna indossarla con orgoglio e convinzione. Con dignità e umanità. Nella nostra Nazionale tutti devono essere sullo stesso piano, che nessuno si senta potente. Partiamo tutti dalle sconfitte passate, sono quelle che formano”.
Sulle possibilità dell’Italia di competere con le big europee: “Dobbiamo farlo ma bisogna lavorarci ancora. Quello che abbiamo fatto vedere finora non è sufficiente. Abbiamo qualità tecniche e anche umane e sia chiaro: contano alla stessa maniera”.
Su Scamacca: “Il merito è di Gasperini che lo allena, se in qualche modo l’ho sollecitato ad avere una reazione sono contento, il mio fine è questo”.
Sulla stagione: “Chi mi è piaciuto di più? A parte l’Inter che ha vinto meritatamente lo scudetto, il Bologna. Mi riporta al Napoli. Bel gioco e nel gruppo si respira amicizia, fratellanza. È così che si vince, anche. Cosa è successo al Napoli? Tre allenatori in genere non si cambiano neanche in cinque anni. Come si fa in pochi mesi ad assimilare tante cose da uomini che hanno metodi e caratteri diversi. I giocatori, talvolta, devono essere confortati, convinti di essere forti. Basta un nulla per demotivarsi”.
Sulle possibilità dell’Italia di competere con le big europee: “Dobbiamo farlo ma bisogna lavorarci ancora. Quello che abbiamo fatto vedere finora non è sufficiente. Abbiamo qualità tecniche e anche umane e sia chiaro: contano alla stessa maniera”.
Su Scamacca: “Il merito è di Gasperini che lo allena, se in qualche modo l’ho sollecitato ad avere una reazione sono contento, il mio fine è questo”.
Sulla stagione: “Chi mi è piaciuto di più? A parte l’Inter che ha vinto meritatamente lo scudetto, il Bologna. Mi riporta al Napoli. Bel gioco e nel gruppo si respira amicizia, fratellanza. È così che si vince, anche. Cosa è successo al Napoli? Tre allenatori in genere non si cambiano neanche in cinque anni. Come si fa in pochi mesi ad assimilare tante cose da uomini che hanno metodi e caratteri diversi. I giocatori, talvolta, devono essere confortati, convinti di essere forti. Basta un nulla per demotivarsi”.
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