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Come arriva Giampaolo al derby di Milano
Tutto il mondo li guarderà, e per entrambi non sarà una partita come le altre: Milan-Inter sarà infatti la prima volta di Marco Giampaolo e Antonio Conte nel derby di Milano. Un doppio esordio in panchina, il segnale che le milanesi vogliono cambiare corso e per riuscirci sono partite dal cambiare l'allenatore. Entrambi alle prese con le rispettive difficoltà, ma anche già in grado di togliersi qualche soddisfazione.
COSA VA -
Sei punti. Gli ultimi due risultati, anzitutto. Dopo la sconfitta alla prima giornata contro l'Udinese, i rossoneri hanno inanellato due vittorie consecutive. Merito anche della difesa, l'altra principale nota lieta.
La difesa. Con un solo gol subito, il Milan divide proprio con l'Inter la palma di squadra meno battuta del campionato. Non una cosa secondaria, anche se molto è dovuto al lavoro di Gattuso, che su questo fondamentale aveva investito tanto.
Il rendimento di Donnarumma. S'inscrive sempre nel generale buon andamento della retroguardia, ma il giovane portiere è ormai una certezza del Diavolo. Considerati i 20 anni, e un'estate caratterizzata dalle solite (seppur non martellanti) voci di mercato, non era scontato.
COSA NON VA -
Il gioco. Detta così suonerà forse fin troppo brutale. Ma la gara di Verona, per quanto vinta, è un manifesto: in superiorità numerica pr 70 minuti, il il Milan non è riuscito a imporsi sotto il piano del palleggio. E non è ancora chiaro se abbia o meno un modulo di riferimento.
L'attacco. Anche qui, siamo alle dirette conseguenze del punto di cui sopra. Due gol segnati in tre giornate: soltanto la Sampdoria ha fatto peggio finora. E il confronto con le squadre tra le prime 10 in classifica è impietoso: tutte le altre hanno segnato almeno il doppio del Milan (le seconde peggiori sono Lazio e Juve con 5 reti fatte). Piatek si è sbloccato, ma solo su rigore.
L'inserimento dei nuovi. Bennacer è l'unico acquisto estivo ad aver giocato una partita da titolare, e contro l'Hellas si è accomodato in panchina. Poi scampoli di gara per Rebic e Leao, ancora mai visti Krunic, Duarte e Theo Hernandez.
COSA VA -
Sei punti. Gli ultimi due risultati, anzitutto. Dopo la sconfitta alla prima giornata contro l'Udinese, i rossoneri hanno inanellato due vittorie consecutive. Merito anche della difesa, l'altra principale nota lieta.
La difesa. Con un solo gol subito, il Milan divide proprio con l'Inter la palma di squadra meno battuta del campionato. Non una cosa secondaria, anche se molto è dovuto al lavoro di Gattuso, che su questo fondamentale aveva investito tanto.
Il rendimento di Donnarumma. S'inscrive sempre nel generale buon andamento della retroguardia, ma il giovane portiere è ormai una certezza del Diavolo. Considerati i 20 anni, e un'estate caratterizzata dalle solite (seppur non martellanti) voci di mercato, non era scontato.
COSA NON VA -
Il gioco. Detta così suonerà forse fin troppo brutale. Ma la gara di Verona, per quanto vinta, è un manifesto: in superiorità numerica pr 70 minuti, il il Milan non è riuscito a imporsi sotto il piano del palleggio. E non è ancora chiaro se abbia o meno un modulo di riferimento.
L'attacco. Anche qui, siamo alle dirette conseguenze del punto di cui sopra. Due gol segnati in tre giornate: soltanto la Sampdoria ha fatto peggio finora. E il confronto con le squadre tra le prime 10 in classifica è impietoso: tutte le altre hanno segnato almeno il doppio del Milan (le seconde peggiori sono Lazio e Juve con 5 reti fatte). Piatek si è sbloccato, ma solo su rigore.
L'inserimento dei nuovi. Bennacer è l'unico acquisto estivo ad aver giocato una partita da titolare, e contro l'Hellas si è accomodato in panchina. Poi scampoli di gara per Rebic e Leao, ancora mai visti Krunic, Duarte e Theo Hernandez.
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