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Dal Maracanà a San Siro: il tormentato percorso di Mario Gotze
Sembra passato un secolo da quel 13 luglio del 2014. Al Maracanà di Rio de Janeiro la Germania vinceva il Mondiale grazie alla rete, nei supplementari, di Mario Gotze. Ovvero uno dei prodotti più cristallini del nuovo corso teutonico in fatto di giovani talenti. Ma proprio quello che sembrava il punto di partenza per una carriera di livello altissimo, si è probabilmente trasformato nell’apice mai più raggiungibile. Fra la stagione precedente e quella successiva il classe ’92 mise a segno, col Bayern Monaco, qualcosa come 30 gol. Numeri importanti, che tuttavia non bastarono a renderlo un idolo dell’Allianz Arena. L’anno successivo, il ’15-’16, le presenze diminuiscono drasticamente, soprattutto nel finale di stagione. In estate arriverà poi il ritorno al Borussia Dortmund, ma nella testa e nelle gambe dell’eroe Mondiale qualcosa non va.
Dal disturbo dell’alimentazione al tentativo di rinascita - Il 2017 sarà l’anno più complicato della sua vita, più che della sua carriera: i medici gli trovano un disturbo dell’alimentazione molto raro. Una malattia che non gli permette di bruciare i grassi e che limita il lavoro dei muscoli.
Dal disturbo dell’alimentazione al tentativo di rinascita - Il 2017 sarà l’anno più complicato della sua vita, più che della sua carriera: i medici gli trovano un disturbo dell’alimentazione molto raro. Una malattia che non gli permette di bruciare i grassi e che limita il lavoro dei muscoli.
Non il massimo per un calciatore. Il recupero e la guarigione saranno lenti e faticosi, ma Gotze qualche mese dopo riesce comunque a tornare in campo. Seppur in modo depotenziato. Lo dicono i numeri, non certo chi scrive: nelle scorse due stagioni, Gotze ha collezionato 60 presenze con la maglia dei gialloneri, segnando però solo 9 reti. E nella maggior parte dei casi è entrato a gara in corso. Ma stasera, a San Siro contro l’Inter, potrebbe partire titolare viste le assenze contemporanee di Reus e Alcacer: Favre ci pensa, i tifosi ci sperano. E lui, match winner della finale con l’Argentina, scalda i motori pensando ai fasti di un tempo. Con la speranza, a 27 anni, di tornare a vivere quel tipo di emozioni.
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