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Fra errori e rimpianti. L'Inter e una Champions con troppi alti e bassi
Una Champions League intensa, a tratti bella e ben giocata (purtroppo solo in certe partite), ma che purtroppo ha visto l'eliminazione dell'Inter di Antonio Conte al termine del girone con la conseguente retrocessione in Europa League.
I nerazzurri tornavano nella massima competizione europea con sulle spalle le esperienze dello scorso anno, anche se il girone venuto fuori dal sorteggio di Montecarlo fin d subito era sembrato sfortunatissimo.
E dire che l'esordio era di quelli incoraggianti, visto che i nerazzurri ospitavano lo Slavia Praga, ovvero l'ultima del girone in termini di gerarchie e forze potenziali. Ma il risultato, 1-1, alla fine dei giochi risulterà più che penalizzante per gli uomini di Conte. La sconfitta successiva, quella in casa del Barcellona, sulla carta poteva starci. Anche se il primo tempo era stato decisamente incoraggiante, con l'Inter che probabilmente aveva fatto vedere la miglior versione di sè. Almeno da quando Conte è nerazzurro. Quindi il successo alla terza giornata, contro il Borussia Dortmund, avversario diretto dei nerazzurri per il secondo posto. Un successo netto e importante, un 2-0 che aveva spostato gli equilibri a favore.
La svolta (negativa) dopo il giro di boa - Il ritorno al Signal Iduna Park ha significato molto, in termini negativi, per l'Inter. Che nel primo tempo aveva giocato un'altra partita straordinaria, salvo cadere inspiegabilmente nella ripresa. Da 0-2 a 3-2 nel giro di 45 minuti, con Achraf Hakimi vero e proprio mattatore di serata. Un ko, 3-2 il finale, che farà girare l'inerzia della gara e soprattutto quella del girone. Anche se l'Inter, con i soliti alti e bassi, era andata a Praga strappando un successo difficile e importantissimo. 1-3 il finale, partita caratterizzata da una grande prova di forza dei nerazzurri e soprattutto della coppia Lukaku-Lautaro.
L'epilogo sfortunato - Il 10 dicembre, a San Siro, arrivava il Barcellona 2, ovvero quello orfano di Messi, Pique, Sergi Roberto e Jordi Alba fra gli altri. L'Inter di Conte arrivava alla sfida col proprio destino in mano, avendo gli stessi punti del BVB ma migliore differenza reti negli sconti diretti. Per passare, quindi, 'bastava' ottenere un risultato uguale o migliore rispetto al Dortmund, impegnato in casa contro lo Slavia. Ragionamenti e calcoli necessari, ma spazzati via in un sol colpo dall'esuberante gioventù del Barça B. Carles Perez e Ansu Fati, due prodotti della Masia, hanno fatto quello che solitamente fanno Messi e Suarez, sentenziando la gara del Meazza e più in generale il cammino Champions dell'Inter. Costretta così a retrocedere in Europa League.
I nerazzurri tornavano nella massima competizione europea con sulle spalle le esperienze dello scorso anno, anche se il girone venuto fuori dal sorteggio di Montecarlo fin d subito era sembrato sfortunatissimo.
E dire che l'esordio era di quelli incoraggianti, visto che i nerazzurri ospitavano lo Slavia Praga, ovvero l'ultima del girone in termini di gerarchie e forze potenziali. Ma il risultato, 1-1, alla fine dei giochi risulterà più che penalizzante per gli uomini di Conte. La sconfitta successiva, quella in casa del Barcellona, sulla carta poteva starci. Anche se il primo tempo era stato decisamente incoraggiante, con l'Inter che probabilmente aveva fatto vedere la miglior versione di sè. Almeno da quando Conte è nerazzurro. Quindi il successo alla terza giornata, contro il Borussia Dortmund, avversario diretto dei nerazzurri per il secondo posto. Un successo netto e importante, un 2-0 che aveva spostato gli equilibri a favore.
La svolta (negativa) dopo il giro di boa - Il ritorno al Signal Iduna Park ha significato molto, in termini negativi, per l'Inter. Che nel primo tempo aveva giocato un'altra partita straordinaria, salvo cadere inspiegabilmente nella ripresa. Da 0-2 a 3-2 nel giro di 45 minuti, con Achraf Hakimi vero e proprio mattatore di serata. Un ko, 3-2 il finale, che farà girare l'inerzia della gara e soprattutto quella del girone. Anche se l'Inter, con i soliti alti e bassi, era andata a Praga strappando un successo difficile e importantissimo. 1-3 il finale, partita caratterizzata da una grande prova di forza dei nerazzurri e soprattutto della coppia Lukaku-Lautaro.
L'epilogo sfortunato - Il 10 dicembre, a San Siro, arrivava il Barcellona 2, ovvero quello orfano di Messi, Pique, Sergi Roberto e Jordi Alba fra gli altri. L'Inter di Conte arrivava alla sfida col proprio destino in mano, avendo gli stessi punti del BVB ma migliore differenza reti negli sconti diretti. Per passare, quindi, 'bastava' ottenere un risultato uguale o migliore rispetto al Dortmund, impegnato in casa contro lo Slavia. Ragionamenti e calcoli necessari, ma spazzati via in un sol colpo dall'esuberante gioventù del Barça B. Carles Perez e Ansu Fati, due prodotti della Masia, hanno fatto quello che solitamente fanno Messi e Suarez, sentenziando la gara del Meazza e più in generale il cammino Champions dell'Inter. Costretta così a retrocedere in Europa League.
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