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Flick, tecnico dei record: più titoli vinti che partite perse. E la media di un trofeo ogni 11 gare
Più titoli che sconfitte. È questa l'incredibile statistica riguardante Hansi Flick sulla panchina del Bayern Monaco. Il tecnico, che ha preso le redini dei bavaresi nel novembre 2019, ha guidato la squadra in 68 partite con un incredibile bilancio di 58 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte. E un totale di 6 titoli vinti: Bundesliga, DFB Pokal, Champions League, Supercoppa di Germania, Supercoppa europea, Mondiale per club. Una media di un titolo ogni 11,3 partite. Strabiliante.
LA PARTENZA DAL QUARTO POSTO - E pensare che quando ha raccolto la squadra, dopo l'esonero di Niko Kovac, il Bayern era quarto in classifica in Bundesliga, dopo aver perso 5-1 subito contro l'Eintracht Francoforte. Ha rimesso in pista la fuoriserie con una velocità impressionante, basti vedere il ruolino di marcia nel girone di ritorno in campionato dei bavaresi: 16 vittorie su 17. E un pareggio, a Lipsia. Inevitabile il rinnovo, arrivato a maggio e ben prima dei botti di Champions, su tutti l'8-2 al Barcellona.
HA CONQUISTATO I SENATORI - "Con lui il Bayern Monaco gioca un calcio entusiasmante" ha dichiarato il CEO, Karl-Heinz Rummenigge. Subito dopo il suo rinnovo è arrivata la firma della bandiera Thomas Muller: "Col cambio panchina e uno stile differente di gioco, tutto è andato per il meglio. Non solo ho giocato di più ma sono riuscito a mettere il timbro nelle nostre partite nuovamente". E si sa che le parole dei senatori hanno un peso specifico importante. In definitiva Flick ha conquistato chi conta: la dirigenza e lo zoccolo duro dello spogliatoio. Partiva da una posizione di vantaggio, del resto: assistente del ct Joachim Löw per otto anni, ha condiviso con giocatori come lo stesso Muller e Boateng una lunga avventura culminata col Mondiale vinto nel 2014. Il suo apporto al commissario tecnico è stato fondamentale e coinciso con la parabola ascendente della Mannschaft. Flick era considerato il "cervello" dello staff.
IL PASSATO CHE AIUTA - Certo, entrare in un club così blasonato per un tecnico che non guidava una prima squadra dal 2005 non dev'esere stato semplice. Per Flick c'è un dettaglio a suo favore: l'aver giocato per cinque anni al Bayern. E aver fatto esperienza come assistente di Kovac nella prima fortunata stagione. Conosce il club, sa cosa vuol dire giocare per il Bayern, sa come affrontare la pressione.
COME GUARDIOLA, MA CON MENO TEMPO A DISPOSIZIONE - Non si fa chiamare "mister". Per tutti è "Hansi". Lascia discreta libertà applicata a un approccio al lavoro comunque tedesco. Il suo approccio alla squadra è lontano dal militarismo di Guardiola ma nemmeno troppo rilassato come con Carlo Ancelotti. Un compromesso che ha portato qualcuno a paragonarlo a Jupp Heynckes. Il suo stile di gioco è aggressivo, ma non dimenticando l'organizzazione difensiva. Vincere al Bayern è qualcosa che viene dato per scontato e si chiede di più. Lui è riuscito a fare probabilmente ben oltre quanto i dirigenti gli chiedessero: perché prima dei bavaresi solo il Barcellona ha fatto il sextuple, nel 2009. Guardiola, però, prese la guida dei catalani a inizio stagione.
LA PARTENZA DAL QUARTO POSTO - E pensare che quando ha raccolto la squadra, dopo l'esonero di Niko Kovac, il Bayern era quarto in classifica in Bundesliga, dopo aver perso 5-1 subito contro l'Eintracht Francoforte. Ha rimesso in pista la fuoriserie con una velocità impressionante, basti vedere il ruolino di marcia nel girone di ritorno in campionato dei bavaresi: 16 vittorie su 17. E un pareggio, a Lipsia. Inevitabile il rinnovo, arrivato a maggio e ben prima dei botti di Champions, su tutti l'8-2 al Barcellona.
HA CONQUISTATO I SENATORI - "Con lui il Bayern Monaco gioca un calcio entusiasmante" ha dichiarato il CEO, Karl-Heinz Rummenigge. Subito dopo il suo rinnovo è arrivata la firma della bandiera Thomas Muller: "Col cambio panchina e uno stile differente di gioco, tutto è andato per il meglio. Non solo ho giocato di più ma sono riuscito a mettere il timbro nelle nostre partite nuovamente". E si sa che le parole dei senatori hanno un peso specifico importante. In definitiva Flick ha conquistato chi conta: la dirigenza e lo zoccolo duro dello spogliatoio. Partiva da una posizione di vantaggio, del resto: assistente del ct Joachim Löw per otto anni, ha condiviso con giocatori come lo stesso Muller e Boateng una lunga avventura culminata col Mondiale vinto nel 2014. Il suo apporto al commissario tecnico è stato fondamentale e coinciso con la parabola ascendente della Mannschaft. Flick era considerato il "cervello" dello staff.
IL PASSATO CHE AIUTA - Certo, entrare in un club così blasonato per un tecnico che non guidava una prima squadra dal 2005 non dev'esere stato semplice. Per Flick c'è un dettaglio a suo favore: l'aver giocato per cinque anni al Bayern. E aver fatto esperienza come assistente di Kovac nella prima fortunata stagione. Conosce il club, sa cosa vuol dire giocare per il Bayern, sa come affrontare la pressione.
COME GUARDIOLA, MA CON MENO TEMPO A DISPOSIZIONE - Non si fa chiamare "mister". Per tutti è "Hansi". Lascia discreta libertà applicata a un approccio al lavoro comunque tedesco. Il suo approccio alla squadra è lontano dal militarismo di Guardiola ma nemmeno troppo rilassato come con Carlo Ancelotti. Un compromesso che ha portato qualcuno a paragonarlo a Jupp Heynckes. Il suo stile di gioco è aggressivo, ma non dimenticando l'organizzazione difensiva. Vincere al Bayern è qualcosa che viene dato per scontato e si chiede di più. Lui è riuscito a fare probabilmente ben oltre quanto i dirigenti gli chiedessero: perché prima dei bavaresi solo il Barcellona ha fatto il sextuple, nel 2009. Guardiola, però, prese la guida dei catalani a inizio stagione.
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