L'Inter si è indebolita. Ma sul mercato non era possibile fare meglio (e resta comunque favorita)
Il management nerazzurro, capitanato da Beppe Marotta, si è dovuto rimboccare le maniche e ha letteralmente dovuto fare le nozze coi fichi secchi. Ma il risultato, con tutte le premesse fatte fin qui, è di quelli inattesi per qualità del lavoro e capitale tecnico a disposizione. La scelta di Simone Inzaghi è in linea di continuità col passato: sono stati persi trofei e leadership, sono arrivate ambizione e idee nuove.
Un altro Hakimi non esiste, ma il Dumfries visto a Euro2020 è ben più che una semplice pezza. Davanti poi. L'impatto e la forza trascinante di Lukaku non possono essere sminuiti, ma Edin Dzeko e Tucu Correa regalano comunque certezze alla maglia nerazzurra in termini di gol, esperienza e contributo offensivo. Il tutto, giusto sottolinearlo, in una situazione di assoluta precarietà finanziaria, con i rubinetti cinesi chiusi a tenuta stagna e margini di manovra ridotti al minimo. Non certo le condizioni ideali per lavorare su un mercato difficile come quello di quest'anno. L'Inter però lo ha fatto, con idee chiare e la speranza che i tempi migliori possano arrivare quanto prima. Per qualcuno Ausilio e Marotta hanno limitato i danni. Per altri invece hanno compiuto un vero e proprio capolavoro. Mantenendo l'Inter ai vertici e comunque in prima fila nella ipotetica griglia di partenza del campionato italiano. Soprattutto dopo la non certo esaltante campagna acquisti della Juventus.