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La verità sulle 500mila disdette degli juventini alle pay TVTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 2 febbraio 2023, 00:30Primo piano
di Mirko Nicolino
per Bianconeranews.it

La verità sulle 500mila disdette degli juventini alle pay TV

Secondo Il Giornale, dopo il -15 ala Juventus ci sarebbero già 500.000 disdette di abbonamenti alle partite, ecco come stanno le cose

L’indiscrezione è del quotidiano Il Giornale: dopo la sentenza di condanna della Juventus alla penalizzazione di 15 punti, ci sarebbero state qualcosa come 500mila disdette agli abbonamenti delle pay TV. Una cifra di questa portata rappresenterebbe sicuramente una perdita ingente per chi ha acquisito i diritti della Serie A e di conseguenza un danno immane al prodotto calcio italiano. Senza contare i “danni collaterali” che iniziative di questo tipo possono avere per tutto l’indotto che sta attorno alla settima industria nazionale.

Nei giorni scorsi sui social network sono circolate diverse versioni di screen catturati durante presunte puntate di telegiornali e altre trasmissioni televisive, ma si tratta di schermate modificate ad arte. Indipendentemente da chi sia stato a modificare con Photoshop quelle “catture”, una cosa è certa: nessun broadcaster ha mai comunicato ufficialmente il numero delle disdette ricevute, pur smentendo "indirettamente" le cifre che stanno circolando. Se qualcuno sta pensando di farlo, non è di certo facile trovare la comunicazione più adatta, poiché il solo parlarne potrebbe innescare un altro effetto domino. Insomma, la situazione è delicata e bisogna andarci con i piedi di piombo, anche se qualche calcolo lo si può fare semplicemente.

Incrociando i dati relativi al numero di iscritti ai club ufficiali Juventus (oltre 450mila tesserati) e ai tifosi “liberi”, considerando anche una percentuale minima di adesioni si può considerare molto vicina al dato reale la quota di 1/3 rispetto alla cifra riportata da Il Giornale. Che rimane comunque un dato considerevole e che conferma che il fenomeno vada preso assolutamente sul serio. Qualcuno lo relega ad uno dei tanti passaparola su WhatsApp, ma possiamo oggi dire con certezza che non è così e ammetto io stesso di essere sorpreso. Nemmeno nel periodo di Calciopoli i supporters della Vecchia Signora sono sembrati così in unione di intenti.

E non è un caso che da più parti arrivino segnali di un “sentimento” cambiato nei confronti della Juventus dallo sport e dalla politica. Che si tratti di triennio o quinquennio, si va verso un’offerta al ribasso per i diritti TV della Serie A e senza il brand italiano con più visibilità nel mondo, quello della Juve, potrebbe essere di molto al ribasso. E, come conferma la sessione invernale del calciomercato, il prodotto calcio ha bisogno di denaro liquido per sopravvivere in un contesto nel quale la Superlega inglese la fa da padrone.

In attesa di capire come andrà a finire al Collegio di Garanzia del Coni, mi preme però sottolineare un aspetto che molti trattano con superficialità. La protesta dei tifosi bianconeri non ha come grido “salvateci o vi facciamo fallire”. Semplicemente si chiede una parità di trattamento, l’applicazione delle regole “vere” e non condanne basate sull’emotività e il sentimento popolare. C’è disamore nei confronti di questo prodotto calcio e nessuno può decidere col portafogli degli altri. Se il campionato italiano non mi piace più - l’assunto - sono libero di investire i miei soldi per seguire magari il campionato di curling canadese o quello brasiliano di bocce? Quanto alle vere disdette, ne capiremo di più quando tra un mesetto circa avranno effetto le rinunce attuali e i dati auditel delle partite rappresenteranno il termometro della situazione. Ragionare sullo share dei match attuali, non ha alcun senso.