Con Vlahovic la Juve è tornata. O forse non è andata mai via...

Negli ultimi tempi la fiducia dei tifosi verso la Juve era arrivata ai minimi storici. Le dichiarazioni dei dirigenti avevano come comune denominatore la parola sostenibilità, per molti sinonimo di ridimensionamento. In parte è vero. La crisi generale acuita dalla pandemia ha reso obbligatorio il contenimento dei costi per qualsiasi club italiano. La politica di riduzione del monte ingaggi adottata dalla società bianconera ne è la certificazione. Inserita però in un contesto programmatico che prevede il mantenimento della competitività sportiva. Come si legge nel Piano di sviluppo 2019/2024. Cherubini prima, Arrivabene poi, avevano parlato di un progetto indirizzato all'acquisto di giovani che siano allo stesso tempo di prospettiva, ma già pronti per vestire la maglia bianconera. Storicamente più pesante delle altre.

Vlahovic in questo senso rappresenta il top. In Serie A ha realizzato 52 reti in 135 presenze. Un curriculum da giocatore navigato, malgrado l'età. La vena realizzativa è solo la ciliegina di una torta farcita da altre caratteristiche che rendono il ragazzo di Belgrado uno degli attaccanti più completi del pianeta calcistico continentale. Come non se ne vedevano da tempo. Bravo nel colpo di testa, abile nel far salire la squadra e potenza fisica al servizio dei compagni. Partner ideale per chiunque, Allegri può gioire perché con Dusan ha la possibilità di adottare diversi moduli e tronare il trasformista tattico ammirato nella sua prima esperienza juventina. Gli spifferi provenienti da Firenze, peraltro, ci raccontano di un giocatore che dentro lo spogliatoio si fa sentire, dotato di una spiccata personalità, quella cosa che non si acquista al mercato. Come avvenne per De Ligt, parliamo di un “trentenne travestito da ventunenne”. Uno da Juve, per intenderci. Il colpo Vlahovic è la medicina giusta per rivitalizzare una tifoseria fino a qualche giorno fa depressa, ma soprattutto è il segno evidente di una continuità, malgrado il momento storico. E chi pensava ad una squadra ormai “morta”, dovrà rassegnarsi.