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L’eclissi e il futuro bianconero solare e vincenteTUTTO mercato WEB
domenica 14 aprile 2024, 23:59Editoriale
di Roberto De Frede
per Bianconeranews.it

L’eclissi e il futuro bianconero solare e vincente

“Ogni ombra è figlia della luce.” (Stefan Zweig)

Cosa è accaduto l'8 aprile 2024 per ben 4 minuti e 20 secondi? Ormai per tutti è un grande spettacolo osservare la luna baciare il sole, e ombrare spavaldamente la madre terra. Non è stato invece tanto spettacolare assistere al periodo di oscuramento della Juventus, da quel settantesimo minuto della partita contro l’Empoli del 27 gennaio, attimo del pareggio della squadra toscana, sino alla vittoria in coppa Italia contro la Lazio, ben 66 giorni dopo. Una notte lunghissima, che non vede ancora nitidamente l’alba, anche perché il palo di Dusan nel derby fa tanta ombra. Società, azionisti, allenatore, calciatori, tifosi: solo con la sinergia di tutti, con un sano realismo e un necessario pragmatismo si può puntare nuovamente ad obiettivi grandi, da Juve. Bisogna ritornare sui passi trionfali già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio, sempre, nonostante tutto.

«Il giorno che si fa notte». Eclissi. Erodoto, nelle sue Storie ci racconta che bastò che il sole per qualche minuto fosse oscurato dall'ombra per porre fine a quasi sei anni di guerra tra i Medi e i Lidi, il 28 maggio 585 a.C. nella famosa battaglia di Halys, dal nome del fiume in Turchia presso cui si svolse, proprio come aveva predetto l'astronomo e matematico Talete. E soprattutto perché i due schieramenti riconoscessero l'assurdità del loro operare, pari erano in principio, pari restarono alla fine. Dal greco ékleipsis, a sua volta dal verbo ekleìpo, col significato di abbandonare, venir meno, sparire. Con annesso uno dei perfetti - uno dei quattro tempi principali del verbo greco che concorre a formare la voce del paradigma verbale – più densi e passionali: léloipa, ovvero “ti ho abbandonato”, “sei rimasto solo”, “il risultato del mio lasciarti”, a casa non mi trovi più, se proprio vuoi consolati pure con l’ombra sfocata del mio ricordo.

Da sempre gli uomini danno per scontato il sole, si bagnano nella sua luce immemori del buio. Salvo poi averne terrore. Sono migliaia le leggende con cui i popoli più lontani tra loro si sono fatti coraggio allo sparire del sole. Presso ogni cultura il rumore era considerato l’unico rimedio: sbattere timpani, infuocare tamburi, urlare a squarciagola per scacciare chi minacciava il sole, come se non si potesse attendere qualche secondo, il tempo massimo concesso dalla natura a un'eclissi, ma bisognasse sfidare con primitive grida il terrore del buio. Rispetto all’eternità, dura poco, la si può combattere, può far meno paura di quanto si possa immaginare. Il sole è sempre lì dietro, la sua corona non scompare mai.

È naturale e fisiologico anche per la Juventus in quasi 130 anni di storia subire qualche eclissi, un breve momento d’ombra; del resto nei passaggi di luce fiorisce sempre l'ombra, bisogna accettarla anche perchè senza ombra si perdono i legami col passato e cosa saremmo noi senza i ricordi? Negli ultimi tempi la Juventus è stata momentaneamente abbandonata dai fasti del passato e per ritornare grandi per tricolori e coppe europee ci vorranno un bel po’ di “66 giorni” ancora.

A pensarci, l'etimo umano del nostro urlare, del nostro esplodere, vendicare, inventarci alibi, emettere sentenze e sputare condanne quando veniamo abbandonati: non dal sole, ma da chi abbiamo amato. E che all'improvviso non c’è più perché il cammino a ritroso del perfetto greco al suo presente, non è dato. Magari l'altro è solo coperto, velato per qualche istante dalla confusione, dalla debolezza, dal dolore. O proprio dal fracasso che gli facciamo noi, contro.

Basterebbe, basterà attendere. Non cinque anni, come i soldati di Aliatte narrati da Erodoto, ma il tempo che ci vuole. Qualche secondo, un’eclissi, niente di più. Pazienza. Del resto, se non ci riesce il sole a essere sempre luminoso, come potremmo esserlo sempre noi bianconeri e la nostra Juventus?

Roberto De Frede