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Il no allo United e l'ascesa con la Red Bull. Upamecano è sempre stato un Capovillaggio
Dayotchanculle in Guinea-Bissau è il titolo onorifico per il capovillaggio sull'isola di Jeta Caoi ma questo, Dayot Upamecano non lo sapeva. Nato in Normandia, Francia, ma con origini africane, era il nome del bisnonno. Però questa radice antica cela dentro tutto quel che Dayot è sul campo. Non fuori, ragazzo timido dietro chili di muscoli, impacciato all'ombra di spalle larghe e di un sorriso a denti stretti. Upamecano è un capovillaggio sul rettangolo, per stazza, quantità, qualità, intensità. E da capovillaggio, ha sempre avuto bisogno dei suoi. Viene da Evreux, un paese che ha dato i natali a molti calciatori professionisti, dove lui sognava d'essere Sergio Ramos ma di diventarlo insieme ai suoi amici. Che ogni giorno popolavano piazze e campetti cittadini insieme a lui. Eder andò con lui al Valenciennes e questa vicinanza, la sicurezza di sentirsi a casa anche lontano da casa, gli permise di vincere le prime sfide della carriera.
"Un bambino in un corpo d'adulto" In un'intervista a So Foot, Upamecano ha avuto modo di raccontarsi negli anni passati e anche chi lo ha visto crescere come i suoi passati selezionatori. Olivier Bijotat ha detto che "la prima volta mi sembrò di vedere un bambino nel corpo di un adulto". Che nonostante la nostalgia di casa, a diciassette anni decise di fare il salto in Austria. Al Salisburgo, alla Red Bull, visionari del calcio mondiale. Andò lì perché attirato dalla possibilitò di giocare in una Babele di bandiere e colori, nazionalità e fratellanza. Mali, Giappone, Cina, Sudamerica, Europa. Lo scoglio della barriera linguistica, il tedesco, da vincere insieme ai suoi, che stavolta erano i francofoni. Naby Keita, ora faro del Liverpool, ma una guida importante come il tecnico Pieter Zeidler che parlava francese.
No allo United Ora è un perno del RB Lipsia che oggi in Champions Leaegue sfida il Manchester United. Che allora i genitori e il legale rifiutarono per mancanza, dissero allora, di garanzie sul piano scolastico e sportivo. Upamecano e la famiglia volevano un centro di formazione, una piazza dove poter crescere, sbocciare, esplodere. Upamecano ha trovato una seconda casa a Salisburgo prima e il fatto che sia asceso per adesso a Lipsia non è un caso. Vicino alle sue sicurezze, ai suoi. Un capovillaggio, nonostante la giovane età.
"Un bambino in un corpo d'adulto" In un'intervista a So Foot, Upamecano ha avuto modo di raccontarsi negli anni passati e anche chi lo ha visto crescere come i suoi passati selezionatori. Olivier Bijotat ha detto che "la prima volta mi sembrò di vedere un bambino nel corpo di un adulto". Che nonostante la nostalgia di casa, a diciassette anni decise di fare il salto in Austria. Al Salisburgo, alla Red Bull, visionari del calcio mondiale. Andò lì perché attirato dalla possibilitò di giocare in una Babele di bandiere e colori, nazionalità e fratellanza. Mali, Giappone, Cina, Sudamerica, Europa. Lo scoglio della barriera linguistica, il tedesco, da vincere insieme ai suoi, che stavolta erano i francofoni. Naby Keita, ora faro del Liverpool, ma una guida importante come il tecnico Pieter Zeidler che parlava francese.
No allo United Ora è un perno del RB Lipsia che oggi in Champions Leaegue sfida il Manchester United. Che allora i genitori e il legale rifiutarono per mancanza, dissero allora, di garanzie sul piano scolastico e sportivo. Upamecano e la famiglia volevano un centro di formazione, una piazza dove poter crescere, sbocciare, esplodere. Upamecano ha trovato una seconda casa a Salisburgo prima e il fatto che sia asceso per adesso a Lipsia non è un caso. Vicino alle sue sicurezze, ai suoi. Un capovillaggio, nonostante la giovane età.
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