Thiago Motta, parla lo scopritore: "Diciamo che lo portai al Barcellona dalla Juventus"
Sorpreso dalle doti da allenatore?
"No. Perché il ricordo che ho io è quello di un ragazzo che voleva imparare.
Ha sicuramente appreso dagli allenatori che ha avuto, e anche da se stesso. Mi riferisco alle cose che ha fatto bene, e sono tante, e a ciò che è andato meno bene: infortuni ed eventuali peccati di gioventù fanno parte del suo bagaglio di esperienza e magari oggi gli fanno comodo con i ragazzi che allena ripensando a ciò che gli è successo, ripeto, tanto in positivo come in negativo. Calcisticamente poi la posizione nella quale giocava a mio avviso ha contribuito in maniera determinante alla sua formazione. Perché era il punto di riferimento della squadra, tutto passava per i suoi piedi e gestiva ogni fase del gioco molto bene. È cresciuto in una realtà molto marcata calcisticamente come è quella del Barça e poi è passato al campionato italiano che è fatto di forza e applicazione. Era un giocatore di talento e penso che la cosa l’abbia reso e continui a renderlo un tipo coraggioso nelle scelte, prima in campo e oggi in panchina. Mi sembra pronto per una grande sfida".