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La Russa: "Condanno Erdogan, ma giocherei finale a Istanbul"
"Io non sono mai favorevole a mischiare la politica col calcio". Una commistione tornata però d'attualità dopo il saluto del soldato ripetuto dai giocatori della Turchia anche nella partita di ieri sera con la Francia. Ne abbiamo parlato con il vicepresidente del Senato, l'Onorevole Ignazio La Russa: "Certo, sarebbe stato meglio se i giocatori non avessero fatto, con quel saluto, un riferimento a una vicenda politica. È anche vero che si tratta di un gesto spesso utilizzato nel mondo del calcio senza questa valenza: ricordo diversi giocatori che esultavano così. Ma in questo caso il richiamo è evidente".
Però terrebbe il calcio lontano dal campo della politica.
"Sì, perché sbaglia chi fa la scelta di fare politica nel calcio. Penso alla finale che si giocherà in terra turca: o ci sono motivi di sicurezza, e allora il discorso cambia. Ma, finché la vicenda resta nell'ambito della politica internazionale, e i paesi interessati mantengono rapporti diplomatici, non vedo perché delegare al mondo del calcio il compito di intervenire".
Giocherebbe, quindi, la finale di Champions a Istanbul.
"Sì. Per riaffermare il principio che sport e politica solo in casi eccezionali debbano mischiarsi. Facciamo un augurio: in finale vanno una squadra italiana e una inglese, così teniamo fuori le spagnole. Se Italia e Inghilterra nel frattempo hanno mantenuto i propri rapporti diplomatici con la Turchia, non vedo perché debba essere il mondo del calcio a intervenire. E lo dico pur condannando l'operato di Erdogan, su questo non ho alcun dubbi. Però, come in passato ero contrario ai boicottaggi tra americani e russi, così oggi sarei contrario a un boicottaggio di questo tipo".
Più che la UEFA, dovrebbe essere l'Unione Europea a intervenire?
"Esatto. Ripeto: se l'Italia mantiene i suoi rapporti con la Turchia, non vedo perché una squadra italiana, o il calcio italiano in generale, debbano interromperli. Alla politica spetta il compito di intervenire. Poi ritengo che la politica debba farlo con maggior decisione, ma questo è un altro discorso".
Però terrebbe il calcio lontano dal campo della politica.
"Sì, perché sbaglia chi fa la scelta di fare politica nel calcio. Penso alla finale che si giocherà in terra turca: o ci sono motivi di sicurezza, e allora il discorso cambia. Ma, finché la vicenda resta nell'ambito della politica internazionale, e i paesi interessati mantengono rapporti diplomatici, non vedo perché delegare al mondo del calcio il compito di intervenire".
Giocherebbe, quindi, la finale di Champions a Istanbul.
"Sì. Per riaffermare il principio che sport e politica solo in casi eccezionali debbano mischiarsi. Facciamo un augurio: in finale vanno una squadra italiana e una inglese, così teniamo fuori le spagnole. Se Italia e Inghilterra nel frattempo hanno mantenuto i propri rapporti diplomatici con la Turchia, non vedo perché debba essere il mondo del calcio a intervenire. E lo dico pur condannando l'operato di Erdogan, su questo non ho alcun dubbi. Però, come in passato ero contrario ai boicottaggi tra americani e russi, così oggi sarei contrario a un boicottaggio di questo tipo".
Più che la UEFA, dovrebbe essere l'Unione Europea a intervenire?
"Esatto. Ripeto: se l'Italia mantiene i suoi rapporti con la Turchia, non vedo perché una squadra italiana, o il calcio italiano in generale, debbano interromperli. Alla politica spetta il compito di intervenire. Poi ritengo che la politica debba farlo con maggior decisione, ma questo è un altro discorso".
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