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Le grandi trattative dell’Inter - 1949, István Nyers: “Me voici, le grand Etienne“
Nell’estate del 1952 l’Inter non vede ombra di titoli da dodici anni. Lunghi perché attraversano pure la seconda Guerra Mondiale. Poi, dopo, è sempre lì, nel podio, ma lo scudetto non arriva. Al Grande Torino, succedono come sempre Milan e Juventus. Il presidente Carlo Masseroni, colui il quale riporta la dicitura Internazionale nel nome ufficiale del club, non riesce a far emergere una squadra che sotto il suo governo risulta sempre un gradino più giù delle altre. Negli anni arrivano Amadei, Bearzot, l’olandese volante Wilkes, Skoglund e Lorenzi. Il colpo che in realtà permetterà ai nerazzurri di tornare sul tetto d’Italia è uno e uno soltanto: “a nagy Istvan”, il grande Stefano, il mitico Etienne (in francese) Nyers. Apolide, originario di una zona dell’Ungheria settentrionale dove in seguito alla “Grande Guerra” e al disfacimento dell’Impero austroungarico, il padre sceglie di rifugiarsi in Francia. Della quale ne prenderà la cittadinanza.
Prima di arrivare all’Inter, scoperto da tale Helenio Herrera che a Milano farà la storia dei nerazzurri, gioca in Ungheria e Repubblica Ceca, viaggia per mezza Europa al seguito della famiglia, respira odore di Barcellona che sul talento di Istvan vuole investire sul serio. E invece no, finisce in Italia. A condurre la trattativa con il club parigino è lo stesso presidente che, da buon imprenditore di successo, il francese lo mastica.
Prima di arrivare all’Inter, scoperto da tale Helenio Herrera che a Milano farà la storia dei nerazzurri, gioca in Ungheria e Repubblica Ceca, viaggia per mezza Europa al seguito della famiglia, respira odore di Barcellona che sul talento di Istvan vuole investire sul serio. E invece no, finisce in Italia. A condurre la trattativa con il club parigino è lo stesso presidente che, da buon imprenditore di successo, il francese lo mastica.
Tanto da portare a segno l’operazione per qualche milione di lire. Al debutto ne fa tre a San Siro contro la Sampdoria che è già tutto un dire. Gol, tanti, e basta. Per qualche anno, nel corso dei quali l’Inter comunque cresce. In maniera evidente. Si avvicina. Fino a sfondare, quando in panchina arriva Alfredo Foni. Tecnico italiano per eccellenza, forte sostenitore della vittoria che passa prima di tutto dalla difesa. I nuovi arrivi Nesti e Mazza portano equilibrio e intensità, davanti il tridente Skoglund, Nyers e Lorenzi vanno a duemila. Insieme ne fanno 33: non molti, ma abbastanza per tornare a vincere lo scudetto, invece figlio di un muro invalicabile davanti alla porta di Ghezzi.
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