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Pioli non lo nomina, ma i fatti gli vanno contro. Questo Milan è da Scudetto
"Quella parola li la nominate sempre voi, non c'è bisogno che lo faccia anche io. Io lo farò solamente a maggio, ora c'è da lavorare". E' stato chiaro, in conferenza stampa, il tecnico del Milan Stefano Pioli. Lui allo Scudetto non vuol proprio pensarci. O meglio. Vuol pensarci ma non vuol parlarne, almeno pubblicamente. Le strategie comunicative, varie e diverse, in fondo sono parte integrante del calcio di oggi, della preparazione alle gare e del modo di stimolare anche mentalmente le proprie squadre. E Pioli ha scelto, non per la prima volta a dir la verità, il low profile. Anche se arrivati a questo punto, vien da dire, è praticamente impossibile nascondersi. Per i più disparati motivi.
Il Milan è primo oramai da un bel po'. E' campione d'inverno, e i campioni d'inverno per definizione sono contender per lo Scudetto. Da inizio stagione i rossoneri hanno mantenuto una continuità di risultati invidiabile, che va al di là delle prime 15 giornate senza conoscere sconfitta. Pioli è riuscito a dare un'identità forte e riconoscibile al Milan, lavoro certamente non scontato e per il quale è stato confermato a dispetto dei Rangnick. Al fianco di Pioli nel processo di forgiatura di potenziali campioni d'Italia c'è poi Zlatan Ibrahimovic, una garanzia di successo quando si parla di campionati (leggere la carriera per credere). E proprio l'identità di cui prima ha fatto sì che i rossoneri riuscissero a sorpassare indenni le assenze dello svedese, ma pure dell'altro uomo simbolo, Hakan Calhanoglu. Il mercato e la profondità della rosa, poi: a gennaio sono arrivati rinforzi di qualità, non solo Mario Mandzukic, e ora Pioli ha a disposizione un doppione praticamente in ogni ruolo. E in alcune caselle anche qualcosa di più. Motivi diversi ma che possono convivere all'interno della creatura rossonera. E se pure Fabio Capello, uno che di successi se ne intende e che di squadre vincenti ne ha viste tante, è rimasto "a bocca aperta" nel vedere l'entusiasmo e il metodo di lavoro di questo Milan, ecco che gli ingredienti per sfornare un primo posto al termine della stagione ci sono tutti. Nonostante il mutismo di Pioli a riguardo.
Il Milan è primo oramai da un bel po'. E' campione d'inverno, e i campioni d'inverno per definizione sono contender per lo Scudetto. Da inizio stagione i rossoneri hanno mantenuto una continuità di risultati invidiabile, che va al di là delle prime 15 giornate senza conoscere sconfitta. Pioli è riuscito a dare un'identità forte e riconoscibile al Milan, lavoro certamente non scontato e per il quale è stato confermato a dispetto dei Rangnick. Al fianco di Pioli nel processo di forgiatura di potenziali campioni d'Italia c'è poi Zlatan Ibrahimovic, una garanzia di successo quando si parla di campionati (leggere la carriera per credere). E proprio l'identità di cui prima ha fatto sì che i rossoneri riuscissero a sorpassare indenni le assenze dello svedese, ma pure dell'altro uomo simbolo, Hakan Calhanoglu. Il mercato e la profondità della rosa, poi: a gennaio sono arrivati rinforzi di qualità, non solo Mario Mandzukic, e ora Pioli ha a disposizione un doppione praticamente in ogni ruolo. E in alcune caselle anche qualcosa di più. Motivi diversi ma che possono convivere all'interno della creatura rossonera. E se pure Fabio Capello, uno che di successi se ne intende e che di squadre vincenti ne ha viste tante, è rimasto "a bocca aperta" nel vedere l'entusiasmo e il metodo di lavoro di questo Milan, ecco che gli ingredienti per sfornare un primo posto al termine della stagione ci sono tutti. Nonostante il mutismo di Pioli a riguardo.
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