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Torna la Champions - Fra ossessione e rivoluzione tattica: può essere l'anno del City di Guardiola
Riparte la massima competizione continentale. Oggi in campo Lipsia-Liverpool e Barcellona-PSG. Domani tocca alla Juve, la prossima settimana Lazio e Atalanta.
Che sia la volta buona, per il Manchester City? Se lo augura, immaginiamo, Pep Guardiola che al quinto anno sulla panchina del facoltoso club inglese spera con tutto se stesso di riuscire ad andare almeno oltre i quarti di finale. Ovvero il risultato più importante raggiunto dal suo Manchester City in questi anni. Eliminato agli ottavi nel 2016/2017, il City nelle ultime tre stagioni si è sempre fermato ai quarti. Quest'anno, almeno per la doppia sfida dei quarti, l'occasione è ghiotta visto che davanti i Citizens si troveranno il Borussia Moenchengladbach cenerentola delle big-16 di Champions. Ma al di là del valore dell'avversario, quel che colpisce è la forza, la compattezza e la solidità che il City sembra aver trovato negli ultimi mesi. In stagione, dopo un avvio stentato, sono soltanto 2 le sconfitte a fronte di 16 vittorie e 2 successi. Il primato in Premier, le 5 vittorie su 6 nel girone di Champions e, soprattutto, il radicale cambio di mentalità imposto da Guardiola sono segnali importanti. Sfruttando soprattutto la densità del calendario e l'assenza prolungata del Kun Aguero, Guardiola ha scelto di modificare l'approccio. Si è tornati a parlare in più occasioni del falso 9, con i vari Sterling, Gundogan e Bernardo Silva che via via si alternano nel ruolo di "punta" centrale. E i risultati raccontano di una serie infinita di reti realizzate dai centrocampisti. Ma la differenza più marcata, prova ne sia il fatto che il City è fin qui la miglior difesa della Champions con un solo gol subito, sta tutta nella retroguardia. Basta pressing ossessivo sulla trequarti avversaria. Il baricentro resta più basso, i difensori ringhiano meno e di conseguenza diminuisce anche lo sforzo in termini di energie. Così i vari centrali, soprattutto Stones e Ruben Dias, sono più lucidi quando si tratta di chiudere o mantenere compatta la linea. Anche in questo caso, i risultati del campo sono il miglior indice di successo. Chiusura con un dettaglio, che poi tale non è: la posizione di Joao Cancelo sta facendo la differenza. Perché in fase di copertura resta più bloccato, mentre in fase di costruzione diventa una sorta di regista aggiunto, accentrandosi per dare energia e dinamismo all'azione. E questa, nelle ultime uscite, è spesso risultata carta determinante.
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