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Serie A, riposo a Natale... ma perché? Atleti troppo tutelati, il calcio è spettacolo... e per le feste si giochi

Serie A, riposo a Natale... ma perché? Atleti troppo tutelati, il calcio è spettacolo... e per le feste si giochiTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 28 dicembre 2015, 08:422015
di Claudio Pasqualin
fonte Testo raccolto da Alessio Alaimo
Claudio Pasqualin (Udine, 30 maggio 1944) è un procuratore sportivo e avvocato italiano del Foro di Vicenza, esperto di diritto sportivo. È stato vicepresidente dell'AIC, presidente di AssoProcuratori ed è attualmente presidente di AvvocatiCalcio.

Sono stato Segretario Generale dell'Associazione Italiana Calciatore per quasi un decennio tra gli anni settanta e ottanta. Credo perciò di aver dato in qualche modo il mio contributo alla crescita della categoria dei calciatori. Crescita sia culturale che sul piano dei diritti. Presidente era Sergio Campana e membri del Consiglio Direttivo Gianni Rivera e Sandro Mazzola. Alcuni atteggiamenti odierni dell'AIC mi lasciano però perplesso: l'opposizione ad una drastica riduzione dell'area professionistica, attualmente affollata da una pletora di società cronicamente incapaci di reggere un autentico professionismo e spesso sull'orlo del fallimento, mi sembra infatti suggerita da un ragionamento di veterosindacalismo che attiene al mantenimento a tutti i costi del cosiddetto posto di lavoro, più che alla tutela dall'economicità dell'intero sistema calcio. Ma in questi giorni di festa si fa sempre più palese e manifesto l'errore di pretendere la sosta invernale in coincidenza con Natale e Santo Stefano. Mentre l'Inghilterra e anche la nostra lungimirante Serie B danno spettacolo, i nostri calciatori di Serie A (quasi tutti stranieri e quindi poco sindacalizzati) vanno al mare al caldo ( Carabi, Maldive o Brasile) oppure St.Moritz e Cortina o se ne restano al calduccio di casa. Ma non sarebbe meglio se riposassero per qualche giorno a gennaio dopo le feste? Mai come in questi giorni i tifosi hanno il tempo di dedicarsi ai loro hobby e alle loro passioni e probabilmente riempirebbero gli stadi, come avviene in Inghilterra, più di quanto faranno a gennaio. Varrebbe almeno la pena di provarci e di fare un tentativo. I cinema e i teatri sono pieni.

E il calcio, cos'è se non uno spettacolo? Io non ho mai saputo di attori che rinunciano al Palcoscenico per riposare nei giorni della festa. Anzi. Avviene proprio il contrario: gli uomini di spettacolo sperano ardentemente di andare in cartellone i giorni di festa, così da santificare la festa stessa. Festa che è di milioni di tifosi e cioè dei fruitori di uno spettacolo che dovrebbe essere recitato da non più di cinquecento professionisti che però, proprio in quei giorni (e non poco dopo) pensano di dover riposare. La maggioranza dei 500 viene peraltro da altri paesi, più o meno esotici, e appartiene a diverse fedi religiose. In ciò tutelati in modo ultroneo (cioè che si spinge probabilmente oltre le stesse intenzioni degli atleti) dall'Associazione Italiana Calciatori e sottolineo italiana. Oltreché dei calciatori, le responsabilità sono però anche dei dirigenti (pavidi e mai decisionisti) i quali abitualmente traccheggiano per amor di "pace sindacale", ben sapendo invece, che il loro prodotto, quel prodotto calcio dalla cui vendita dipende tutto (anche gli stipendi: basterebbe farlo presente) fatturerebbe molto di più in questi giorni che in tutto il resto dell'anno. Britannia docet...