Nesti: "Lotito Gli ultimi non saranno i primi"
E' stato già definito il Lotito-gate, per le proporzioni assunte da una telefonata registrata del presidente della Lazio Claudio Lotito. Le considerazioni da compiere sono, almeno, 3.
La prima, formale, riguarda l'uso di toni imbarazzanti, che lasciano intendere come la disinvoltura dialettica di Calciopoli non abbia insegnato niente.
La seconda, sostanziale, chiama in causa valutazioni, che un consigliere federale, garante di equilibrio e giustizia collettivi, non si può permettere.
La terza, dietrologica, è quella che, personalmente, mi inquieta di più: Lotito ufficializza sospetti, che in tanti avevamo.
Con la legge Melandri, infatti, la ripartizione dei diritti televisivi è tornata paritaria.
Se entra un soggetto, come il Carpi, possibile promosso in Serie A, con pochi tifosi, e cioè pochi telespettatori-abbonati, la torta si rimpicciolisce, e le fette si riducono.
Ma fare in modo, sul campo, che i "deboli" restino "deboli" significherebbe uccidere le regole, e la democrazia del calcio.
Nel Vangelo, Gesù ci spiega che sono proprio i "piccoli", dai bambini agli anziani, passando attraverso i poveri, ad essere in testa ad ogni piano di Felicità Assoluta.
Arriva ad affermare, inoltre, che "gli ultimi saranno i primi".
Come nella vita quotidiana, purtroppo, anche nello sport, che dovrebbe concedere le stesse opportunità a chiunque, pare non sia esattamente così.
L'unità di misura, infatti, non è rappresentata dai meriti del gioco, ma dalla capacità di "audience": è una atroce realtà, alla quale occorre ribellarsi.