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26 maggio, Stefano Mauri: "Il momento più bello della mia carriera. Vorrei tornare alla Lazio, è la mia casa"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 26 maggio 2017, 16:00News
di Lalaziosiamonoi Redazione
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Federico Marchetti - Lalaziosiamonoi.it

26 maggio, Stefano Mauri: "Il momento più bello della mia carriera. Vorrei tornare alla Lazio, è la mia casa"

Nell'anniversario della storica finale del 26 maggio continuano a susseguirsi le celebrazioni di chi è stato protagonista della vittoria di quella Coppa Italia. Tra questi c'è anche Stefano Mauri, che a sorpresa è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 89,3: "Sono stato il primo  baciare la coppa, ne vado molto fiero. Ho rivisto spesso quelle immagini, penso che sia il momento più bello della mia carriera. È stata un’emozione incredibile, sapevamo l’importanza di quella partita, volevamo la Coppa e ce la siamo andata a prendere. È casuale che proprio oggi sia venuto a Formello, avevo deciso da un po’ di venire in settimana e Peruzzi mi ha detto di passare oggi, così sono venuto. Se mi aspettavo una reazione della Roma dopo il gol? Indubbiamente mi attendevo una Roma che provasse a tornare in parità, lo ha fatto con l’occasione che hanno avuto su punizione. Quando la palla è finita sulla traversa ho pensato che anche la sorte fosse dalla nostra parte. Ci volevamo portare a casa la Coppa, lo abbiamo fatto. L'occasione per il 2-0? Di solito in quella situazione i portieri si tuffano prima, avevo la palla sul destro e lui non si è buttato, è andata così".

FUTURO - "La prossima stagione? Ora vado in vacanza, ho bisogno di staccare. Vedremo, la Serie B è un campionato difficile, completamente diverso, ci ho messo un po’ a entrare in condizione perché sono stato fermo sei mesi. Ora stacco la spina per qualche settimana e decido se continuare o meno. Fisicamente sto bene però sinceramente non so ancora cosa fare, giocare a calcio è la mia passione ma se devo continuare tanto per andare avanti è anche giusto magari capire che sia arrivato il momento di smettere. Estero? Ci ho pensato, non è arrivata la proposta giusta e probabilmente non arriverà mai. Non ho ancora deciso, vedremo. Dopo il calcio giocato? Questa estate ho fatto il primo corso da allenatore a Coverciano, io mi vedo più dirigente che allenatore. Devo capire cosa mi piace fare. Se mi manca la Lazio? Mi manca tanto l’ambiente, dopo più di dieci anni passati qui andare via e cambiare ambiente e città è stato difficile. Tornare qui è un’emozione, vedo la Lazio come la mia casa, spero di poter tornare in questa famiglia in altre vesti".

RICORDI - "La gara più bella? Ce ne sono tante, ricordo la finale di Coppa Italia con la Sampdoria in cui non ho neanche giocato, quella di Supercoppa con l’Inter, i derby vinti, ce ne sono diverse che mi tengo dentro. Il gol più bello è sicuramente quello contro il Napoli in rovesciata, anche uno su calcio d’angolo al volo contro l’Udinese fu molto bello. Ce ne sono stati tanti brutti ma valgono lo stesso (ride, ndr). Ricordo una rete sempre contro il Napoli in cui sono stato fortunato nel rimpallo. Il portiere era De Sanctis, ho un conto aperto con lui, gli ho fatto 4-5 gol. La pressione nel derby? La sentivo parecchio ma per fortuna riesco sempre a mantenere la tranquillità. La squadra nel derby è sempre tesa, c’è bisogno di qualcuno che trasmetta calma ai compagni, io riuscivo a farlo. La pressione si sente prima, quando finalmente arriva la partita la vivi come se fosse una delle tante, sai che devi fare, quello che il mister vuole, sei concentrato su quello. Ho fatto tre gol al derby e parecchi in Serie A, sono contento e orgoglioso di aver vestito questa maglia. Miglior amico tra i miei ex compagni laziali? Ce ne sono tanti, non è giusto fare nomi perché poi me ne dimenticherei qualcuno e non mi va, ci sono molte persone che mi porterò sempre nel cuore. Gli allenatori? Bisogna essere bravi a prendere da ogni allenatore quello che ti sa dare, ognuno di loro ha delle caratteristiche e ogni giocatore deve essere bravo ad imparare da loro e dai propri compagni per ampliare il proprio bagaglio e crescere. Il mio ruolo in campo? Ho girato un po’ tutti i ruoli dalla metà campo in avanti, è stata anche la mia forza, avere un giocatore poliedrico per un allenatore è sempre un vantaggio. Com'è stata la giornata del 26 maggio? L’avvicinamento alla partita è cominciato fin dal passaggio della semifinale, già lì si parlava giorno e notte del derby, di una partita che non c’era mai stata in passato. Noi avevamo voglia di affrontarla consapevoli della nostra forza e volevamo entrare nella storia, quella partita sarà ricordata per sempre perché, anche se dovesse ripetersi, sarà sempre la prima della storia. L’attesa il giorno stesso non finiva mai, siamo arrivati allo stadio tra tantissimi tifosi laziali e romanisti. Io ero in panchina e pensavo solo a quando sarei potuto entrare, è stata un’attesa lunga e spasmodica. Dopo la vittoria c’era tantissima gente, i tifosi piangevano di gioia, sono contentissimo di aver alzato quella coppa. Ricordo che eravamo in un ristorante a Ponte Milvio e il cancello faticava a trattenere i tifosi accorsi, ci siamo divertiti tutta la notte, a ripensare a quei momenti ci divertiamo ancora".